giovedì 24 settembre 2009

Ior, inizia l’era di Gotti Tedeschi (Galeazzi)


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Ior, inizia l’era di Gotti Tedeschi

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GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Dopo vent’anni lo Ior volta pagina.
Con un anno e mezzo di anticipo sulla scadenza del mandato, ieri la commissione di Vigilanza sull’Istituto, presieduta dal segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha accolto le dimissioni di Angelo Caloia. Il nuovo banchiere del Vaticano è il bertoniano Ettore Gotti Tedeschi, ispiratore dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, vicino all’Opus Dei e convinto che dalla crisi economica si uscirà puntando sull’etica e la famiglia. La sua nomina, insieme al rinnovo di quasi l’intero vertice, è un segnale chiaro della volontà di scrivere un punto a capo nella tormentata storia recente delle sacre finanze, tra gli scandali di Marcinkus-De Bonis e l’accidentata navigazione di Caloia (denunciati, tra l’altro, dal libro «Vaticano spa»).
Rimangono al loro posto il prelato dello Ior, Piero Pioppo (braccio destro di Sodano), il direttore generale Paolo Cipriani e il vicedirettore Massimo Tulli.
Il successore di Caloia è l’editorialista di punta dell’«Osservatore Romano» sui temi economici ed è stato fra gli esperti più ascoltati dal Papa nella stesura della «Caritas in veritate».
Gotti Tedeschi ha cinque figli, guida il Banco Santander in Italia e insegna etica della finanza alla Cattolica di Milano. Ora dovrà vedersela con lo Ior che ha attualmente 130 dipendenti, un patrimonio stimato (nel 2008) di 5 miliardi di euro, 44 mila conti correnti, riservati a dipendenti vaticani, a ecclesiastici e a una ristretta quantità di enti privati. Rilevanti sono gli investimenti esteri, in prevalenza in titoli di Stato o portafogli a basso rischio. Gli interessi medi annui oscillano dal 4 al 12% e, non esistendo tasse all’interno dello Stato Vaticano, si tratta di rendimenti netti. Per quanto riguarda gli utili conseguiti, essi non vanno corrisposti ad azionisti (che non esistono) ma sono devoluti in favore di opere di religione e di carità.
Gotti Tedeschi riferirà direttamente ad un collegio di cinque cardinali che deve vigilare sulla fedeltà dell’istituto agli obblighi statutari. Al posto di vicepresidente è stato nominato un vecchio membro del consiglio, il tedesco Ronald Hermann Schmitz, accanto al Cavaliere supremo di Colombo Carl Anderson, al presidente del Credito Valtellinese Giovanni De Censi e allo spagnolo Manuel Soto Serrano, uomo Santander come Gotti Tedeschi. Il bilancio e tutti i movimenti sono noti solo al Papa, al collegio dei cardinali che lo gestiscono, al Prelato dell’istituto, al Consiglio di sovrintendenza, alla direzione generale ed ai revisori dei conti.
Il rinnovamento «tranquillo» del governo «gentile» di Benedetto XVI ha riguardato l’intera Curia, inclusa la novità senza precedenti del mandato non rinnovato alla scadenza del quinquennio al «papa rosso» Sepe, ministro delle missioni. Scelte anche traumatiche, che però finora non avevano riguardato la cabina di comando della banca vaticana.
Caloia, osservano in Curia, era l’ultimo del vecchio corso rimasto sulla sua poltrona oltre al ministro dei vescovi, Giovanni Battista Re. Era considerato «espressione di passate gestioni» della segreteria di Stato e «autonomo» al punto da difendere l’amico Giovanni Bazoli messo sotto scacco da Mediobanca e scontrarsi con l’economo dei salesiani e presidente della Polaris investment Italia, Giovanni Mazzali sulla gestione del risparmio etico degli enti ecclesiastici. «Lo Ior non è una realtà semplice e il cambio della guardia ha richiesto più tempo», si precisa nei sacri Palazzi. Caloia, che per vent’anni ha dominato la banca vaticana, si è comunque costituito «un’uscita più che onorevole»: un incarico «operativo e molto ben remunerato in Fideuram», da affiancare all’ottima pensione predisposta dallo Ior.

© Copyright La Stampa, 24 settembre 2009 consultabile online anche qui.

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