sabato 8 novembre 2008

Il controverso intellettuale islamico Ramadan: "Non demonizzate l'islam" (Rampoldi)


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Le verità di Ramadan: 'Non demonizzate l'islam'

GUIDO RAMPOLDI

Due anni fa, quando a Ratisbona il Papa citò un imperatore bizantino che lamentava nell' islam una vocazione dominatrice e guerresca, Tariq Ramadan intuì nelle parole del pontefice quanto vi scorgevano quasi tutti gli intellettuali musulmani: un pregiudizio anti-islamico.
Che quell'interpretazione fosse affrettata o Ratzinger abbia deciso di correggere una sortita maldestra, la crisi di allora è diventata col tempo l' occasione per un avviare un Forum cristiano-islamico cui anche Ramadan partecipa. Non giureremmo che il Forum chiuderà un millennio di relazioni conflittuali. Ma se stiamo al filosofo musulmano, potrebbe liberare i rapporti tra cristianesimo ed islam del sovraccarico emozionale prodotto da un doppio malinteso.
L' equivoco cristiano, dice Ramadan, sta nell' immaginare nell' islam una religione forte, praticata con un' intensità sconosciuta agli occidentali, e perciò in grado di scalzare il cristianesimo perfino nella sua roccaforte europea, attraverso una massiccia immigrazione. L' insistere del papa sulle "radici cristiane" dell' Europa o la sua ostilità all' ingresso della Turchia nell' Unione si spiegherebbero appunto con la percezione che «i musulmani siano molto più religiosi dei cattolici» e perciò possano prevalere. «Eppure in Europa come altrove la maggioranza dei musulmani, direi l' 80%, non è praticante. E chi pratica di più non sono gli immigrati, ma gli studenti». Sbagliando a loro volta, i musulmani tuttora vedono nel cristianesimo la religione del dominio, quale fu all' epoca delle occupazioni coloniali: «Nei Paesi a maggioranza islamica il cristianesimo è considerato lo strumento dell' Occidente e della sua lotta per il potere. Con il risultato, ad esempio, che qualsiasi cosa il papa dica, non viene ascoltato. Si parte dal presupposto che intenda diffamare l' islam, tratteggiarlo come una religione violenta, e che dunque lo si debba condannare (per principio)». Riuscirà il Forum a rasserenare le relazioni tra le due fedi? Ci sono almeno due ragioni per sperare. La prima è il fiasco totale di quella destra necons che aveva costruito il clima più propizio al sovraccarico emotivo lamentato da Ramadan. La seconda ragione è la rapidità con la quale anche pregiudizi radicati possono entrare in crisi. Di questa caducità degli stereotipi lo stesso Ramadan è un esempio. Nel 2006 l' anti-terrorismo statunitense gli impedì di accettare un incarico accademico presso l' università americana di Notre Dame; Sarkozy lo trattava come un pericoloso estremista; articoli e libelli lo accusavano di praticare la Taqiyya, la tecnica della dissimulazione permessa dal Corano, fingendosi agnello con interlocutori cristiani e mostrando le zanne del lupo quando le platee erano islamiche. Insomma l' opinione prevalente lo voleva avanguardia della callida penetrazione islamica in Europa, ruolo cui pareva destinarlo anche la sua discendenza dal fondatore dei Fratelli musulmani, l' egiziano al Banna. Ma due anni dopo il nome di Ramadan non suscita più le esternazioni iraconde di un folto gruppo di islamologi europei, ridotto ad un penoso silenzio da quanto è avvenuto nel frattempo: Ramadan è stato cooptato dapprima dal governo Blair come consulente contro il terrorismo; poi dall' università di Oxford, dove oggi insegna; infine dal Vaticano, che lo ha scelto tra i suoi interlocutori nel Forum in corso a Roma in queste giornate. Come adesso è chiaro, e come dimostrano due libri recenti (un saggio di Nina zu-Furstenberg; Islam e libertà dello stesso Ramadan), l' ex "amico dei terroristi" in realtà è un riformista musulmano di indirizzo "liberale", se la parola non è eccessiva, avendo fatta propria la scelta decisiva: contestualizzare la parola delle Scritture, non fermarsi al significato letterale ma cercarne il significato profondo. Il problema di questo riformismo sta nel suo scarso potere. Inviso ai regimi autoritari, ignorato e mai difeso dagli europei, anche in Occidente finisce per rinchiudersi in circoli intellettuali che hanno influenza limitata. Eppure in Europa quell' islam della Riforma, non dovendo più temere i raid delle polizie segrete, è nelle condizioni teoriche di attrarre masse crescenti di immigrati. La scommessa di Ramadan che finirà per cambiare gli islam arabi, asiatici e africani. Ma a patto che non sia più un corpo estraneo alle democrazie europee. Da qui la contrarietà di Ramadan alle scuole private per musulmani, o all' analogo modello britannico, che favorisce l' assembramento di alunni musulmani negli stessi istituti statali: «Questa è segregazione, settarizzazione. All' opposto, le idee devono mescolarsi e confrontarsi, affinché tutti abbiano pari opportunità di scelta». Per ragioni analoghe il filosofo musulmano (di nazionalità svizzera) esorta gli imam italiani a predicare in italiano. «Questo permette di creare un senso di appartenenza allo Stato, un fattore cruciale; e di dare con forza questo messaggio: la nostra casa è l' Italia», spiega Ramadan nell' incontro con alcuni giornalisti organizzato dal quotidiano Il Riformista. La sua idea del dialogo islamico-cristiano è legata innanzitutto alla condivisione di un metodo: prendere atto delle differenze irriducibili su questioni di stretta attinenza teologica ed estrometterle dal dibattito per concentrarsi sulla giustizia, sull' eguaglianza, sul modo in cui l' etica debba applicarsi all' economia, terreni sui quali a suo giudizio le due fedi tenderebbero a convergere. Altrettanto necessario sarebbe tenere bene a mente che parole cruciali significano una cosa per gli europei e un' altra per i musulmani non europei. "Laicità", per esempio: per gli uni rimanda alla separazione tra Stato e Chiesa; per gli altri può voler dire Saddam Hussein, il più laico, ma anche il più feroce, tra i tiranni mediorientali. Infine è cruciale distinguere islam e immigrazione (l' equazione fonda le teorie cospirative che leggono i flussi migratori come un piano ordito per invadere l' Europa). Come Ramadan sottolinea, i migranti non rappresentano la ummah, la mitica nazione islamica, ma società e nazioni che hanno ciascuna la sua storia, e spesso una storia conflittuale con quella del vicino. Dunque solo nell' immaginario europeo esistono le schiere compatte degli "islamici", futuri dominatori d' Europa. Lo stesso si potrebbe dire dei cristiani: non esiste alcuna cristianità, essendo diversissime tra loro perfino le correnti che attraversano il cattolicesimo, dalla teologia della liberazione fino all' integralismo ultra-conservatore. Ma se questo è vero, e se, come dice Ramadan, la maggioranza di cristiani e musulmani non sono praticanti, allora dovremmo chiederci se sia possibile attendersi grandi risultati da un Forum che mette in dialogo due significanti di consistenza così mobile, "islam" e "cristianesimo". Certo non è inutile. Ma il successo di questo genere di incontri, forse, sta nel rendere in futuro superflui questo genere di incontri.

© Copyright Repubblica, 7 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Che quell'interpretazione fosse affrettata...

Bene! Repubblica finalmente riconosce che, forse, l'interpretazione della parole del Papa fu affrettata (per usare un eufemismo...).
Per quanto riguarda le affermazione di Ramadan, e' chiaro che le radici dell'Europa sono cristiane.
L'Islam puo' avere avuto un influsso ma le radici profonde del vecchio continente sono cristiane. Credo che questo sia un dato incontestabile
.
Vi invito a leggere:

Radici Cristiane dell'Europa e Islam: "botta e risposta" fra Tariq Ramadan e Padre Samir (Il Riformista)

L'affermazione "non esiste alcuna cristianità, essendo diversissime tra loro perfino le correnti che attraversano il cattolicesimo, dalla teologia della liberazione fino all' integralismo ultra-conservatore" non corrisponde al vero.
Non esistono tanti "cattolicesimi" perche' la Verita' di Cristo e' una
.
R.

1 commento:

Luisa ha detto...

Quanto entusiasmo per Ramadan in questo articolo!
Ancora una vittima dello "charme"del fascino di Ramadan che conosco per averlo sovente ascoltato a Ginevra!
Mi ricordo ancora le studentesse pendere letteralmente dalle sue labbra, prima che Ramadan fosse espulso dall` Università!
Accolto a Londra? Conosciamo la grande tolleranza della Gran Bretagna che confida persino a tribunali islamici il regolamento di liti interne fra musulmani!
Ramadan è intelligente, ha capito che se l`Islam vuole imporsi in Europa deve integrarsi, è per quello che non vuole che i musulmani si isolino, ma vuole che si integrino, conosce la forza dell`immigrazione musulmana, forza numerica e forza dei loro valori, della sharia.
Ramadan vuole che l`Islam diventi la forza preponderante, vuole che i musulmani progressivamente entrino nelle forze al comando e non solo economiche ma politiche, l`obiettivo è chiaro, è quello dell` Islam, i mezzi che Ramadan mette in avanti per raggiungere il suo obiettivo possono ingannare .
Ricordo che Ramadan è stato incapace di condannare la lapidazione dlle donne musulmane, intervistato da un giornalista svizzero, come al solito ha gettato polvere agli occhi per confondere, il giornalista non ha potuto che prendere atto della sua non condanna.
Per chi non conosce la Al-Takeyya, ecco un testo in francese:

"Le principe d’Al-Takeyya

Le mot arabe « Takeyya » signifie « empêcher » ou « se protéger ». Le principe d’Al Takeyya signifie qu’il est permis à un Musulman de mentir comme mesure préventive quand il prévoit l’avènement de quelque chose de nuisible, soit à lui-même soit à d’autres Musulmans. Ce principe le rend libre de mentir dans les circonstances de vie ou de mort. Il peut même renier sa foi, tant qu’il ne le fait pas du cœur. Al Takeyya est basé sur le verset coranique suivant :

« Que les croyants ne prennent point pour alliés des infidèles plutôt que des croyants. Ceux qui le feraient ne doivent rien espérer de la part de Dieu, à moins que vous n’ayez à craindre quelque chose de leur côté. Dieu vous avertit de le craindre : car c’est auprès de lui que vous retournerez. » (III, 27)

D’après ce verset donc, un Musulman peut prétendre être l’ami d’infidèles (ce qui est interdit par la doctrine islamique) et se montrer d’accord avec leur infidélité pour éviter que ceux-ci ne lui portent tort. Il lui est aussi permis d’agir contrairement à sa foi (à l’exclusion du meurtre) s’il se trouve menacé. Par exemple, les actions suivantes seraient acceptables :

Boire du vin, abandonner la prière, ne pas faire le Ramadan
Renoncer à sa foi en Allah
S’agenouiller devant un dieu autre qu’Allah
Prêter de faux serments
Les Implications du Principe d’Al Takeyya

Malheureusement, dans tout rapport avec des Musulmans, on doit se rappeler qu’ils peuvent faire des déclarations apparemment sincères tout en ayant en esprit un but complètement opposé. Il est clair que l’Islam permet à ses adhérents de mentir en toutes circonstances où ils perçoivent un danger aussi bien pour eux-mêmes que pour leur religion."


È così purtroppo!