sabato 4 aprile 2009

A Westminster un nuovo vescovo: un po’ “liberal” un po’ no (Rodari)


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A Westminster un nuovo vescovo: un po’ “liberal” un po’ no

apr 4, 2009

il Riformista

di Paolo Rodari

È Stato un parto difficile per il Pontefice la scelta del successore del cardinale Cormac Murphy-O’Connor alla guida dell’arcidiocesi di Westminster.
Nei giorni scorsi, un incontro con il prefetto della congregazione dei vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, ha risolto gli ultimi dubbi e la scelta è caduta sull’arcivescovo di Birmingham, Vincent Nichols. Nato a Crosby, arcidiocesi di Liverpool, da piccolo sognava di fare l’autotrasportatore, ma poi ha aderito alla chiamata al sacerdozio. In Vaticano in molti pensavano che Benedetto XVI avrebbe scelto l’ausiliare Bernard Longley, ma all’ultimo momento le cose sono cambiate.
Il 63enne Nichols, seppure presente nella terna presentata da Re a Ratzinger, non era il favorito di Murphy-O’Connor.
Questi avrebbe preferito un vescovo più allineato alla sua visione di Chiesa. Una visione che venne appoggiata anni addietro anche da Nichols ma dalla quale l’arcivescovo di Birmingham seppe in qualche modo prendere le distanze in tempi recenti. Seppure non del tutto. Vediamo perché.
Nichols venne nominato vescovo ausiliare di Westminster nel 1992, il più giovane vescovo all’epoca. Nel 1996 giocò un ruolo importante nella preparazione del documento “Common Good” in cui i vescovi condannavano l’ideologia dell’avidità, un documento interpretato come un esplicito appoggio al New Labour. Per questo motivo Nichols giudicato “liberal” e l’appoggio al cosiddetto “Magic Circle” di Murphy-O’Connor (appunto a chi nella conferenza episcopale, dal 1996 in poi, ha promosso sistematicamente documenti e azioni di stampo sociale invece di privilegiare un azione a servizio dell’insegnamento cattolico) è un’etichetta dalla quale non è mai riuscito a distanziarsi del tutto.
Eppure Nichols è stato ben altro che un paladino del “Magic Circle”: ha preso ripetutamente posizioni trancianti sulle tematiche di bioetica. Nel 2006 difese il Papa accusato di aver coperto gli abusi sessuali dei preti statunitensi in un video sui preti pedofili in Usa mandato in onda dalla Bbc e successivamente in Italia da Annozero. Sempre contro la Bbc si è scagliato per una serie tv che “caricaturizzava” Benedetto XVI. E ancora, lottò duramente (con successo) contro una legge del Parlamento che riservava una quota specifica di non-credenti alle scuole confessionali e, inoltre, in difesa (qui senza successo) delle agenzie cattoliche per le adozioni e contro invece il “Sexual orientation regulations” che ammette l’adozione anche per coppie gay.
Sono tutte azioni giudicate positivamente anche dal Pontefice e che fanno credere che quanto dice di lui il suo portavoce, Peter Jennings, corrisponda al vero. Jennings lo descrive come un uomo di preghiera, ponderato nelle decisioni, e con un approccio al governo della diocesi di tipo collegiale. Gran lavoratore ma anche affabile nei rapporti interpersonali, sia nella cura dei suoi sacerdoti, sia verso i fedeli che incontra.
Eppure tutto poteva essere compromesso. Proprio in concomitanza con l’uscita della lettera del Papa di spiegazione della revoca della scomunica ai lefebvriani nella quale prometteva più attenzione nelle nomine e particolarmente più attenzione a quanto Internet pubblicava, alcuni siti web inglesi riportavano la notizia che Nichols, nella cappella dell’università cattolica di Birmingham, aveva autorizzato una celebrazione della Nascita di Maometto organizzata dalla Società Islamica d’Inghilterra. Insomma, nella cappella dove abitualmente viene celebrata la Messa, è andata in scena una celebrazione di tutt’altro genere.
Ma Nichols è fatto così. Non lo si può definire un presule “liberal” seppure, a volte, prenda scelte non propriamente di stampo conservatore. Di un certo tenore, invece, sono le scelte che Murphy O’Connor intende compiere ora che si trova in pensione. In particolare, la scelta di rispondere positivamente a un incarico offertogli direttamente dalla camera dei Lord - sarebbe il primo vescovo cattolico a farne parte dai tempi di Enrico VIII - viene giudicata in patria ma anche a Roma come una scelta in stile “liberal”.

© Copyright Il Riformista, 4 aprile 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

1 commento:

raffaele ha detto...

Cosa vuol dire la frase "ha promosso sistematicamente documenti e azioni di stampo sociale invece di privilegiare un azione a servizio dell’insegnamento cattolico"? Un cattolico non può, non deve forse promuovere un impegno sociale a favore del lavopro e dei poveri? Lo dice chiaramente il Magistero sociale della Chiea. Chi è cattolico deve per forza essere un conservatore?
Mi pare che Rodari (che avrebbe chiaramente preferito un altro candidato) sia un po' strabico.