mercoledì 14 ottobre 2009

"Quando il Papa va in sinagoga..." (Colafemmina)

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2 commenti:

raffaele ha detto...

Non condivido assolutamente queste valutazioni (che suonano anche come una chiara polemica nei confronti del papa). Di fronte al dilagare di tendenze negazioniste, neonaziste, antisemite la Chiesa ha il dovere di reagire e di riesprimere la propria solidarietà col popolo ebraico, la cui alleanza con Dio non è mai stata revocata (anche se per noi cristiani è stata arricchita e completata dalla seconda alleanza).
Giustamente Giovanni Paolo II chiese perdono per i crimini compiuti da cristiani contro gli ebrei: non dimentichiamo i massacri compiuti all'epoca delle Crociate, l'espulsione degli ebrei spagnoli dopo il 1492 e i crimini commessi dall'Inquisizione spagnola.

Francesco Colafemmina ha detto...

Caro Raffaele,

si sbaglia. Chiunque legga sensatamente quello che ho scritto sa che come sempre l'intento è quello di difendere il Santo Padre e la Chiesa tutta.

La solidarietà col popolo ebraico implica anche una solidarietà del popolo ebraico nei confronti del popolo dei fedeli cattolici (che non si identificano con una stirpe, bensì con l'intera umanità che guarda in Cristo il proprio Salvatore).

Intendo dire che serve la reciprocità.

L'espulsione degli ebrei "sefarditi" non può essere considerata "colpa" dell'antisemitismo cristiano! Sono passati 500 anni!!!
Per le crociate ne sono passati almeno 700 di anni...

Le guerre intestine ed i fatti politici del passato non possono essere scambiati come mercanzia del perdono dal Cattolicesimo.

Anche perchè se quelle colpe fossero da ascrivere al cattolicesimo, cosa dovremmo dire dei crimini di guerra commessi a Gaza a partire dal giorno di Santo Stefano del 2008?

Mentre per la cacciata dalla Spagna dovrebbe essere solo la Chiesa Cattolica a chiedere "perdono" agli ebrei, per i fatti di Gaza gli ebrei dovrebbero chiedere perdono all'umanità intera.