mercoledì 7 gennaio 2009

Il Papa e il Medio Oriente: «Basta odio» (Vecchi)


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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo questo bel servizio di Vecchi per il Corriere:

Il Papa e il Medio Oriente: «Basta odio»

Gli intellettuali musulmani italiani: «Non si può pregare pensando alla violenza» Benedetto XVI: il rifiuto del dialogo non porta che alla guerra, incoraggio le iniziative per una trattativa

CITTÀ DEL VATICANO

La guerra, le violenze, il dolore dei bambini. Benedetto XVI si affaccia alla finestra dello studio per l'Angelus e piazza San Pietro è colma di famiglie, decine di migliaia di fedeli, il Papa alla fine saluta il corteo «Viva la Befana» e sorride, «"Befana" deriva da "Epifania" e dunque auguri in questa festa a tutti i bambini di Roma, e anche ai grandi perché conservino lo spirito dell'infanzia!».
Ma il clima del mondo è diverso da quello racchiuso nel colonnato di Bernini, «l'odio e alla violenza distruttrice non cessano di insanguinare molte regioni della terra », aveva detto in San Pietro, e dopo l'Angelus Benedetto XVI torna per la terza volta dall'inizio dell'anno a invocare la pace a Gaza, con una benedizione particolare a chi sta lavorando ad una tregua: «Iddio sostenga l'impegno di questi coraggiosi "costruttori di pace"».
Il pontefice lo dice subito, «continuo a seguire con viva apprensione i violenti scontri armati in atto nella Striscia di Gaza». Ripete che «l'odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra» e scandisce, la voce un po' arrochita dal freddo di stagione: «Vorrei incoraggiare le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno ad un tavolo e di parlare».
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, si riferisce alla Ue: «È una missione difficilissima però delle chances ci sono, speriamo porti frutti concreti ». Anche lui pensa ai bimbi, «le prime vittime di ogni violenza». Intanto segnali distensivi arrivano da alcuni intellettuali musulmani italiani. Il rogo delle bandiere di Israele, i cartelli che associavano la Stella di David alla svastica nazista con preghiera finale degli islamici in Piazza Duomo, a Milano, hanno creato disagio nella Chiesa e in Vaticano, «mi ha turbato la preghiera dopo una simile manifestazione d'odio», diceva il cardinale Renato Martino.
Parole affini arrivano da Ahmad Giampiero Vincenzo, presidente dell'associazione intellettuali musulmani italiani: «Non si prega pensando all'odio. Unire la preghiera alla politica è un modo di fare tipico dei fondamentalisti e va stigmatizzato», ha spiegato ad Europa. Così Karim Mezran, segretario della associazione e docente alla Johns Hopkins University, propone al Secolo d'Italia di «costituire con urgenza un polo di riferimento per l'Islam italiano, in modo da evitare derive fondamentaliste come quella della preghiera in piazza Duomo».
Morale: Vediamo bene una federazione di moschee raccolte attorno alla grande moschea di Roma, l'unica riconosciuta dallo Stato».
Ma non basta, la Chiesa guarda al mondo intero e Benedetto XVI ha rivolto ieri «un pensiero speciale» a «tutti i bambini», specie a coloro «cui è negata un'infanzia serena», denunciando in particolare come «decine di bimbi e ragazzi» in Congo siano stati in questi mesi «sequestrati da bande armate» e invocandone la liberazione.
Il Papa elenca altre «piaghe» della terra. Crisi economica, violenze, la pretesa dell'uomo di «ergersi come dio di se stesso». Ma «il nostro sforzo di liberare la vita umana e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro, conserva il suo valore e il suo senso anche se apparentemente sembriamo impotenti», dice. Resta la speranza, «non c'è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo». Così, elogiando gli scienziati che «sulle orme di Galileo non rinunciano né alla ragione né alla fede» dice che «è l'amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato ». Cita Dante: «Dio è L'amor che move il sole e l'altre stelle ». E spiega: «Ciò va inteso in senso non poetico, ma reale».

© Copyright Corriere della sera, 7 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

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