martedì 6 gennaio 2009

Il Vaticano e la piazza islamica: «Turbamento per quella preghiera» (Vecchi)


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Il Vaticano e la piazza islamica «Turbamento per quella preghiera»

Il cardinal Martino: infastidito da quelle bandiere di Israele bruciate

Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

«Guardi, a me la preghiera di per sé non disturba, si figuri. Se un musulmano venisse a San Pietro a pregare che dovrei dire? La gente che prega fa sempre bene. Però...».

Il cardinale Renato Martino, presidente del pontificio Consiglio della giustizia e della pace e del Consiglio per i migranti, si concede una pausa. È in quel «però» che c'è tutto il disagio della Chiesa per le immagini dei musulmani in preghiera in piazza del Duomo, a Milano, o davanti a San Petronio a Bologna, il tutto dopo le manifestazioni antiisraeliane e antisemite con striscioni che equiparavano la Stella di David alla svastica nazista.
In Vaticano non si desidera certo inasprire i toni, i tempi sono già abbastanza difficili.

Però...«Ciò che mi ha infastidito e turbato sono proprio quelle bandiere di Israele bruciate, quei cartelli, la preghiera dopo una simile manifestazione di odio», riflette il cardinale. Ecco il punto: «L'essenziale è lo spirito con cui si prega. E la preghiera esclude l'odio».
Parole significative, dette da un cardinale che all'inizio dell'anno, in un'intervista all'Osservatore Romano, osservava tra l'altro che «nella Striscia di Gaza da decenni la dignità dell'uomo viene calpestata; l'odio e il fondamentalismo omicida trovano alimento».
A Bologna è stata durissima la reazione del vescovo Ernesto Vecchi, vicario generale della diocesi: «Non è una preghiera e basta. È una sfida, più che alla basilica al nostro sistema democratico e culturale — ha detto al Resto del Carlino —.
Abbiamo avuto la conferma che c'è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L'islamizzazione dell'Europa. Se ne accorse il cardinal Oddi, tra i primi. E aveva buone fonti».
Ma l'atteggiamento più diffuso segue piuttosto lo spirito di monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo di Milano, che ha evitato polemiche osservando tuttavia come ci sia stata «quantomeno una mancanza di sensibilità» negli islamici in preghiera davanti alla cattedrale, «da cristiano non avrei mai partecipato ad una manifestazione che si concludesse con una preghiera di fronte a una moschea».

Lo dice anche Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano: «Condivido le preoccupazioni dell'arciprete del Duomo. Bisogna stare molto attenti a non piegare le religioni ad un uso violento e a respingere strumentalizzazioni di ogni tipo». Il quotidiano della Santa Sede ha dato notizia dei fatti di Milano in una cronaca precisa e senza commenti. Calma. «La guerra e l'odio non risolvono i problemi», apre a tutta pagina il quotidiano della Santa Sede con le parole del Papa all'Angelus. «La situazione è tragica. Come disse Pio XII alla vigilia della Seconda guerra mondiale: "Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra"», riflette ancora Vian.
E in questo le religioni possono avere un ruolo importante. «Bisogna stare attenti, fare appello alle parti più ragionevoli per evitare ogni deriva violenta. Benedetto XVI lo ha ripetuto fin dall'inizio del suo pontificato: come quando a Colonia, nel 2005, si rivolse ai rappresentanti musulmani invitando a contrastare insieme "ogni forma di intolleranza" e "ad opporci a ogni manifestazione di violenza"».
Certo che la preghiera musulmana in piazza Duomo mette a disagio anche don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: «La preghiera per invocare Dio e la pace in quella terra martoriata è sempre positiva. Ma l'importante è l'intenzione. Perché quei gesti di frange estremiste, i roghi e i simboli nazisti associati a Israele, non hanno nulla a che fare con la preghiera. Gli imam lo tengano presente: scegliere di riunirsi in un luogo così plateale legittima il sospetto di strumentalizzazione».
Così anche alla Cei si misurano le parole, nel commento affidato a Don Gino Battaglia, direttore dell'ufficio per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. «La preghiera è cercare Dio: è sempre metter nelle sue mani le nostre attese, speranze, o desideri. Ovvero espressione di gratitudine e di lode. Ha dunque una sua logica che non può mai essere contro qualcuno, a meno di non tradire la sua stessa essenza». Mentre il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, da Genova liquida così le polemiche sul presepe con la moschea: «È stata una polemica inutile, della quale non c'era proprio bisogno. Vuota e priva di senso». Certo c'è un brutto clima. Ad Empoli un presepe è stato fatto esplodere con una bomba carta, non si sa da chi. E l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori non l'ha mandata a dire: «Non possiamo non vedere la connessione tra questo gesto criminale e un contesto di aggressione ideologica alla fede e ai suoi segni pubblici».

© Copyright Corriere della sera, 6 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

Leggo:

«Guardi, a me la preghiera di per sé non disturba, si figuri. Se un musulmano venisse a San Pietro a pregare che dovrei dire? La gente che prega fa sempre bene. Però...»

E faccio finta di non avere letto...
Mi limito a riportare la frase di un vescovo citato da Tornielli
:

«Bisogna fare attenzione», osserva un vescovo della Santa Sede, collaboratore di Benedetto XVI, «perché secondo la visione islamica, la preghiera in un determinato luogo può significare renderlo musulmano per sempre.

Leggo anche:

Certo c'è un brutto clima. Ad Empoli un presepe è stato fatto esplodere con una bomba carta, non si sa da chi. E l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori non l'ha mandata a dire: «Non possiamo non vedere la connessione tra questo gesto criminale e un contesto di aggressione ideologica alla fede e ai suoi segni pubblici».

Anche i media sono chiamati a riflettere sulle loro enormi responsabilita' nel clima che si e' venuto a creare.
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, è vero, c'è un brutto clima e le affermazioni di certi cardinali sono molto preoccupanti: come si puo' non capire che l'islam non è il cristianesimo! Sull'islam aveva ragione Emanuel II Paleologo... constatiamo ancora una volta poi la mediocrità di più che alcuni rappresentanti del sacro collegio.