mercoledì 7 gennaio 2009

Il Papa: sedetevi a un tavolo e dialogate (Bobbio)


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Il Papa: sedetevi a un tavolo e dialogate

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Alberto Bobbio

Città del Vaticano

La Santa Sede vede qualche speranza nelle mediazioni frenetiche che l'Unione europea e la Francia stanno portando avanti in parallelo per cercare una soluzione alla guerra a Gaza.
Il Papa esclama dalla finestra del suo studio affacciato su piazza san Pietro: «Iddio sostenga l'impegno di questi costruttori di pace». Ha la voce un po' roca per il freddo. Non cita la missione dell'Ue, né quella del presidente francese Sarkozy, ma le affida alla benedizione di Dio, alla ragione più alta, quella che può cambiare il cuore degli uomini. Benedetto XVI sa che i margini sono strettissimi. Sa che Tel Aviv ha più volte ribadito di non voler neppure una tregua di qualche ora e che Hamas non cesserà unilateralmente di combattere e di lanciare missili sul territorio israeliano. Eppure incoraggia «le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore, la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi di accettare di sedersi attorno ad un tavolo e di parlare». Nessuna delle diplomazie coinvolte ha mai detto che questo è l'obiettivo delle missioni in corso in Medio Oriente. Lo fa la Santa Sede, interpretando le iniziative, secondo quella che dovrebbere essere la prospettiva: un tavolo congiunto di trattativa. Ma è esattamente quello che Israele non vuole e che neppure Hamas contempla, perché vorrebbe dire riconoscere in qualche modo lo Stato ebraico.
Ieri all'Angelus, attraverso le parole del Papa, la Santa Sede si è spinta molto avanti nell'indicare il metodo attraverso il quale si deve affrontare la crisi: mettersi attorno ad un tavolo e discutere direttamente, con l'aiuto di mediatori internazionali. Non lo aveva mai fatto prima. E il tema potrebbe essere ripreso domani nell'atteso discorso al Corpo diplomatico. Il Papa nei giorni scorsi aveva ripetutamente fatto appelli al dialogo e aveva spiegato che «il rifiuto del dialogo» porta solo ad altro odio e ad altro dolore. Ieri mattina lo ha ribadito: «L'odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra». E poi ha indicato che si dialoga solo seduti attorno ad un tavolo.
Mentre il Papa parlava in piazza San Pietro a Genova il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, è entrato più nel dettaglio delle mediazioni. Ha parlato della spola degli inviati dell'Unione europea e ha auspicato che «porti frutti concreti»: «È una missione difficilissima, però delle chances ci sono». Bertone ha spiegato che «l'azione diplomatica è importante e tutto può convergere nel riannodare i fili, anche quelli deboli, che possono essere rafforzati dalla Comunità internazionale». Il Segretario di Stato ha parlato anche del dramma e della sofferenza dei bambini di Gaza. La festa dell'Epifania è in molti Paesi infatti anche la festa dei bambini. E il Papa, dopo l'appello per Gaza, si è soffermato sui tanti bambini a cui «è negata un'infanzia serena». In particolare ha chiesto che vengano liberati i bambini sequestrati nella Repubblica democratica del Congo, dalle milizie ribelli ugandesi che combattono nelle province orientali del Congo. Il rapimento più grande è avvenuto alla fine di settembre nella zona di Dungu, dove i guerriglieri della Lra hanno assaltato la scuola elementare di Kilawa portando via 50 ragazzini e la scuola media di Duru, dove ha prelevato altri 40 alunni. Di solito questi ragazzi vengono addestrati alla violenza e drogati per farli diventari crudelissimi bambini-soldato.
Il Papa ha osservato che quest'anno ricorre il 20° anniversario della Convenzione per i diritti del fanciullo, esortando la Comunità internazionale a «rinnovare difesa, tutela e promozione dell'infanzia del mondo intero». Ha anche ricordato la Giornata dell'infanzia missionaria, che si celebra all'Epifania, «occasione opportuna» per mettere in evidenza l'impegno dei ragazzi nelle opere di solidarietà per i bambini più poveri. L'anno scorso i bambini di tutto mondo hanno raccolto circa 28 milioni dollari per i loro coetani più bisognosi.

© Copyright Eco di Bergamo, 7 gennaio 2009

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