mercoledì 7 gennaio 2009

Il Papa: «La scienza dei Magi: ragione e fede non sono in conflitto» (Bobbio)


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«La scienza dei Magi: ragione e fede non sono in conflitto»

Alberto Bobbio

nostro servizio

Città del Vaticano

L'universo non è governato da un «freddo e anonimo motore», ma dall'amore di Dio.
La festa dell'Epifania, la stella vista e seguita dai Magi, offre al Papa teologo lo spunto per una riflessione sul ruolo dell'amore divino «legge fondamentale e universale del creato».
Benedetto XVI svolge la sua lezione nel corso dell'omelia della Messa nella basilica di San Pietro e cita anche Dante che l'aveva capito molto bene, al punto da chiudere la Divina Commedia, il canto XXXIII del Paradiso, con una affermazione che non ha solo senso «poetico, ma reale», cioè definisce Dio «l'amor che move il sole e l'altre stelle». Ma non si limita ad una dissertazione sul cosmo e la passione con cui grandi scienziati, anche cattolici, lo hanno studiato. Il Papa spiega che «non c'è ombra per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo» e invita a non perdere mai la «speranza», neppure oggi «dinanzi alla crisi sociale ed economica», davanti «all'odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra», davanti «all'egoismo e alla pretesa dell'uomo di erigersi come dio di se stesso».
Ratzinger mette in fila le questioni che rischiano di condurre a «pericolosi stravolgimenti del disegno di Dio circa la vita e la dignità dell'essere umano», ma anche circa «la famiglia e l'armonia del creato». Dice che bisogna «liberare la vita umana e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti», perché essi potrebbero «distruggere il presente e il futuro». E chiede agli uomini di non scoraggiarsi, perché lo sforzo per arrivare a nuovi comportamenti ha comunque «valore e senso», anche se «apparentemente» non si ha successo e «sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostile». L'importante è non perdere la stella, osserva Ratzinger, cioè il riferimento dell'amore di Dio, che «dà coraggio» e «orienta il cammino».
C'è una lunga riflessione della Chiesa sui Magi e sulla stella che li guidò. C'è un intreccio di analisi sulla simbologia che li racchiude e li spiega. Ratzinger ieri lo ha ripercorso brevemente. Ha ricordato che probabilmente i Magi erano astronomi, gente che sapeva guardare il cielo e scovarne le novità. E proprio guardando ad Occidente avevano notato l'apparire di «un nuovo astro». Non si ferma a discutere la realtà, ma subito passa ai simboli e rammenta che i Padri della Chiesa avevano visto nell'episodio «singolare», narrato nel Vangelo di Matteo, una «sorta di rivoluzione cosmica, causata dall'ingresso nel mondo del Figlio di Dio».
È questo ciò che interessa al teologo Ratzinger: spiegare i simboli, soprattutto in senso teologico. Cosa ha di diverso il cosmo per i cristiani rispetto alla teologia pagana? Che gli elementi non sono divinità, ma forze governate da Dio e gli uomini, di conseguenza, non sono «schiavi degli elementi del cosmo», ma uomini liberi. E cita Galileo, di cui quest'anno si celebra il 4° centenario delle sue prime osservazioni al telescopio, che considerava il cosmo un «libro», opera di Dio, che lo governa mediante «parola» e «ragione». I filosofi e i teologi medioevali, tanto cari a Ratzinger, hanno scritto pagine di «altissime espressioni». Ma Benedetto XVI rileva che anche oggi «non pochi scienziati», con «passione» e «fede», non rinunciano né «alla ragione né alla fede» nella loro opera, proprio come fece Galileo. Anzi le «valorizzano entrambe fino i fondo».

© Copyright Eco di Bergamo, 7 gennaio 2009

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