lunedì 10 agosto 2009

Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Felicolo, dallo scoutismo al sacerdozio (Radio Vaticana)


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Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Felicolo, dallo scoutismo al sacerdozio

Oggi lavora al fianco di tanti immigrati, confrontandosi con culture ed etnie differenti, ma nel suo bagaglio di esperienze ci sono tante attività parrocchiali, pastorali al fianco dei giovani e soprattutto lo scoutismo. Per la nostra rubrica sull’Anno Sacerdotale, vi raccontiamo oggi l’esperienza di don Pierpaolo Felicolo, sacerdote da oltre dieci anni, vicedirettore dell’ufficio per la pastorale delle migrazioni del vicariato di Roma. Al microfono di Tiziana Campisi, don Pierpaolo racconta come è nata la sua vocazione sacerdotale:

R. – Non mi bastava più la vita che facevo. E’ stato un riflettere costantemente, una necessità mia interiore - che non so fino a che punto si riesce ad esprimere bene - di stare con il Signore, orientando ogni mio gesto della vita quotidiana nello stare con Lui.

D. – Come si è sviluppato il suo percorso personale?

R. – Prima con lo scoutismo, quindi l’incontro con certe domande, con il prossimo. Poi, seguito da alcuni sacerdoti, vedevo l’esempio e la vita che conducevano e, sempre più, è nata questa domanda in me. Lavorando, vivendo, facendo volontariato, stando con i miei amici è cresciuta questa domanda del bisogno di vivere totalmente con il Signore e con i fratelli, per i fratelli.

D. – Dubbi, incertezze, difficoltà... come li ha superati?

R. – Questi ci sono sempre! C’è una comprensione diversa ogni giorno che passa. Le fatiche, le incomprensioni, i dubbi, le domande sono superate innanzitutto da un accompagnamento spirituale forte e autorevole, in un confronto con amici seri e fidati, sacerdoti. E poi mi metto soprattutto davanti a Dio. Io penso che oggi la mia vita nel quotidiano sia sempre riempita dalla presenza del mistero, questo mistero da cogliere, da vivere, stando alla presenza del Signore. Quindi, Dio che illumina con il suo Mistero, con la sua presenza questo mio agire. L'importanza della preghiera. Io vedo che se prego o non prego non è assolutamente la stessa cosa. Ogni azione, quindi, che sia illuminata dalla preghiera, anche le domande, le fatiche e le incomprensioni, sempre aprendomi alla Scrittura, sempre fermandomi un po' davanti al Signore. Il Signore poi dà la forza per superare le fatiche, le stanchezze e le incomprensioni.

D. – Lei è felice?

R. – Penso che stando con il Signore e vivendo con i fratelli senti una grande gioia interiore. E’ il Signore che mi fa sentire la felicità, è Lui che me la fa sentire, anche nei momenti in cui io non penserei mai di viverla. Sono felice? Io direi di sì. Sono in ricerca, non soltanto della felicità, ma dell’incontro con Lui, perché penso che la vera felicità sia incontrare il Signore, guardarlo un giorno faccia a faccia, contemplare e stare alla sua presenza. Ci sono dei momenti molto belli della mia vita. Lo vivo anche nel ministero, con tanti laici, nella parrocchia in cui collaboro, nel ministero che vivo come vice direttore dell’Ufficio pastorale delle migrazioni, accanto a tanti migranti da tante parti del mondo, nella città di Roma. La felicità la sento accompagnando gli altri, ma soprattutto quando il Signore accompagna me, mi aiuta ad accompagnare gli altri e ci accompagna insieme. Questa presenza di Dio mi fa sentire la felicità e penso che sia la felicità dell’uomo.

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