lunedì 10 agosto 2009

Al via la riforma della previdenza di Benedetto XVI (Galeazzi)


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Al via la riforma della previdenza di Benedetto XVI

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I precari sbarcano anche in Vaticano

CITTÀ DEL VATICANO

GIACOMO GALEAZZI

Dopo un ventennio arriva la riforma previdenziale del Papa e dal 2010 tutti i dipendenti andranno in pensione a 67 anni. Parità di trattamento tra gli uomini e le donne (che sono il 19% del personale vaticano) sull’età di pensionamento, bonus per le scuole materne e incentivi alla maternità figurano tra le nuove norme sul lavoro introdotte dal «Motu proprio» di Benedetto XVI illustrato ieri dall’Osservatore romano. Previsti aiuti alle famiglie numerose e precariato con «contratti a termine per rispondere ad esigenze specifiche, circoscritte nel tempo o rispondenti ad esigenze particolari».
Dopo una lunga preparazione degli uffici vaticani, il Papa ha firmato il provvedimento («Venti anni orsono») con il quale riordina, dopo venti anni, appunto, il funzionamento dell’Ufficio del lavoro della Sede apostolica. Il documento è stato distribuito in questi giorni ai circa 4.600 dipendenti (ecclesiastici, religiosi e laici).
Diminuita, nel corso degli anni, l’attività di tribunale chiamato a dirimere controversie nate tra amministrazioni e personale, l’ufficio del lavoro è ora «preposto alla promozione e al consolidamento della comunità di lavoro della Sede apostolica». Oltre ad essere allineata a molte tra le iniziative adottate di recente in Italia (dai bonus per ogni nuova nascita, alla rivalutazione degli assegni per il nucleo familiare, soprattutto per nuclei numerosi o a reddito non elevato, per famiglie che hanno disabili o che assistono disabili, ai bonus annuali per le scuole materne, agli assegni annuali per sostenere le spese per i libri scolastici) la normativa vaticana è andata oltre.
E prevede, per esempio, nel contesto dei provvedimenti a favore della maternità, permessi speciali retribuiti per quanti devono recarsi in Paesi fuori d’Italia per svolgere pratiche di adozione. Mancano, in Vaticano, asili nido «ad hoc» per le dipendenti, ma l’interesse delle potenziali fruitrici era modesto. «Le mamme che lavorano sanno come organizzarsi, con nonne, parenti, o altre strutture più comode perché più vicine a casa- spiegano in Vaticano-Per questo nel quadro dei provvedimenti per la famiglia, è stato inserito il bonus per le scuole materne». Quanto all’età pensionabile, in Vaticano non c’è mai stata differenza di età pensionabile tra uomo e donna. Per chi prenderà servizio dal 2010, uomo o donna che sia, l’età di pensione è stata fissata a 67 anni, e anche qui la Santa Sede è avanti.
Emerge, però, la spinosa questione del precariato. È prevista dalle normative la stipula di contratti a termine per rispondere ad esigenze specifiche, circoscritte nel tempo o rispondenti ad esigenze particolari.
Nel caso in cui le esigenze si trasformino in attività ordinarie, e l’attività sia stata svolta in modo soddisfacente, il rapporto di lavoro diviene a tempo indeterminato. Esistono, poi, «in misura limitata», contratti di collaborazione professionale, così come «attività affidate a ditte esterne». Assegnate «previa verifica che abbiano le carte in regola, dunque anche quelle del personale», assicura il direttore dell’Ufficio del lavoro d’Oltretevere, Massimo Bufacchi.
Tra i lavoratori più anziani attualmente in attività in Vaticano (oltre ogni soglia pensionistica), il più conosciuto è Frà Martino Mendez, farmacista del Papa.(soprannominato «Fra’ Caramella»), 76 anni, galiziano, infermiere professionale, religioso dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, per ventuno anni nell'équipe dell’autoambulanza al seguito del Pontefice, oggi dietro al bancone della Farmacia Vaticana. Anche se non timbra il cartellino, è dal 1976, dunque dai tempi del pontificato di Paolo VI, che regolarmente ogni mattina si presenta al proprio posto di lavoro. Ribattezzato «Frà caramella» perché ne ha sempre le tasche piene e di gusti diversi, e le distribuisce a tutti. «Soprattutto a chi si lamenta, magari per il turno di lavoro o perché vorrebbe guadagnare un pò di più», racconta l’Osservatore romano.

© Copyright La Stampa, 9 agosto 2009

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