sabato 18 aprile 2009
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Il Papa tra i terremotati in Abruzzo il 28 aprile. Mons. Molinari: evento di grande speranza. Il sindaco dell'Aquila: è la visita di un padre
Benedetto XVI si recherà in Abruzzo il 28 aprile prossimo per incontrare le popolazioni vittime del terremoto, secondo il proposito da lui da tempo manifestato. Lo ha annunciato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il Papa raggiungerà la tendopoli di Onna verso le 9.30 del mattino: subito dopo si sposterà all’Aquila, per sostare presso la Casa dello Studente e la Basilica di Collemaggio. Infine, presso la Caserma della Guardia di Finanza avrà luogo un incontro con rappresentanze della popolazione e delle persone impegnate nelle operazioni di soccorso. La partenza è prevista intorno alle 12.30. Durante gli spostamenti in elicottero il Papa sorvolerà alcune delle località più colpite dal sisma. Ulteriori particolari del programma – ha detto padre Lombardi - verranno resi noti in seguito. Ma diamo la linea al nostro inviato Salvatore Sabatino:
“La visita del Papa è un dono di Dio ed un evento di grande speranza”: così l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, fattosi portavoce di un’intera comunità, che sta esprimendo la propria emozione dinanzi a quest’evento, percepito come un momento di gioia e di vero cambiamento. Il Papa visiterà i luoghi-simbolo di questa tragedia: Onna è completamente distrutta, la Basilica di Collemaggio, la casa dello studente, per poi concludere la sua visita a Coppito, nella caserma della Guardia di Finanza, vero cuore pulsante della grande macchina organizzativa messa a punto per gestire quest’emergenza. Ma la quotidianità, purtroppo, è fatta ancora di grandi difficoltà; all’ingresso dell’Aquila due colonne mobili dei vigili del fuoco, che raccolgono le adesioni dei tanti che vogliono recuperare i propri oggetti dalle case gravemente danneggiate dal sisma del 6 aprile scorso. All’interno della città, il divieto assoluto d’ingresso, a causa dei possibili crolli che potrebbero avvenire per lo sciame sismico che non si è ancora interrotto: questa mattina, l’ultima, forte scossa pari a 3.8 sulla scala Richter. L’Aquila è una città spettrale: strade vuote, vetrine dei negozi devastate dalla prima grande scossa, l’immagine reale del tempo che si è fermato alle 3.32 del 6 aprile. Eppure, girando per la città, si percepisce la voglia di ritornare ad una vita normale: i primi supermercati aperti, segno di prima rinascita. E intanto proseguono i rilievi dei tecnici: mille e cinquecento, giunti da tutta Italia, per stabilire l’agibilità delle abitazioni, mentre nelle oltre cento tendopoli sparse per tutto il capoluogo abruzzese, i volontari proseguono nella loro opera di sostegno. In una di queste, a Pianola, a quattro chilometri dall’Aquila, è giunto questa mattina anche il premier, Silvio Berlusconi, per portare il proprio sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Intanto giungono i primi aiuti concreti: 500 milioni di euro sono stati stanziati, ieri, dalla Commissione Europea, mentre nel decreto Bertolaso è stata evidenziata la mappatura dei comuni colpiti: 49, oltre quello dell’Aquila; 37 nella sua provincia, 5 in quella di Teramo e 7 in quella di Pescara. Ma c’è già chi protesta, come il comune di Sulmona, che pur avendo avuto danni ingenti non appare tra le 49 della lista.
La popolazione dell’Aquila e delle circostanti aree segnate dal sisma del 6 aprile si prepara ad accogliere Benedetto XVI, pur nelle condizioni di estrema precarietà che la situazione post-terremoto impone agli sfollati e ai soccorritori. E’ quanto conferma il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, al microfono di Roberta Rizzo:
R. - Non riusciremo a fare grandi cose, però ritengo che presentandoci così come siamo adesso, il Papa capirà comunque; il Papa viene per partecipare al nostro dolore, non sarà una festa, sarà la visita di un padre.
D. – La cittadinanza aspetta l’arrivo del Papa?
R. – Sì. Io credo che sarà una di quelle iniezioni di speranza, delle quali abbiamo, in questo momento, un disperato bisogno, perché abbiamo voglia di ricostruire; c’è molto orgoglio, però c’è anche dolore e timore per quello che ci aspetta, quindi sarà una grande iniezione di speranza.
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