lunedì 20 aprile 2009
Mary Ann Glendon: grande rispetto all'Onu per la voce del Papa e della Santa Sede (Radio Vaticana)
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Mary Ann Glendon: grande rispetto all'Onu per la voce del Papa e della Santa Sede
La Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha promosso in questi giorni un Simposio per commemorare il primo anniversario del discorso che Benedetto XVI tenne all’Assemblea Generale dell’ONU il 18 aprile dell’anno scorso, durante il suo viaggio negli Stati Uniti. L’incontro al Palazzo di Vetro ha visto la partecipazione di membri della diplomazia, del mondo accademico ed ecclesiale. L’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, ha tenuto il discorso principale. Tracey McLure l’ha intervistata:
R. – What was impressive to me...
Quello che per me è stato impressionante è che la voce della Santa Sede all’Onu sia così rispettata e il segno di questo rispetto è stato che non solo hanno riempito la sala quando il Papa è venuto, un anno fa, e gli hanno tributato una standing ovation alla fine, ma sono ritornati un anno dopo a riunirsi in un Seminario per riflettere e porsi domande su quello che ha detto. Quello che colpisce è una sorta di paradosso, perché se da una parte questa è un’organizzazione che come istituzione raramente agisce seguendo le raccomandazioni diplomatiche pronunciate dalla Santa Sede, dall’altra i singoli diplomatici sono interessati non solo ad ascoltare il Papa, ma desiderano anche ascoltare quello che la Santa Sede come osservatore permanente ha da dire sulle grandi questioni del nostro tempo. Io ho cercato di capire perché sono così interessati, quando così raramente sembrano prestare attenzione nel momento in cui effettivamente sono chiamati a votare. Penso che stia accadendo qualcosa. E’ chiaro che la voce della Santa Sede sia una delle più rispettate, persino forse la voce più rispettata alle Nazioni Unite. C’è un qualcosa che muove questi diplomatici come individui ad ascoltare gli argomenti discussi ad un livello superiore rispetto a quello della politica del potere.
D. – Cosa è questo ‘qualcosa’?
R. – Well, I think the something is...
Penso che questo “qualcosa” sia molto chiaro: è ciò che si trova al cuore del discorso del Papa e al centro della diplomazia della Santa Sede all’Onu. E’ questo porre l’essere umano al centro dell’interesse e questa formulazione è oltremodo importante. Il Papa parla di un’idea della persona che non sia né individualista, né totalmente comunitaria nel senso che l’individuo si perde nella massa. I diplomatici desiderano sentirsi ricordare quale sia la loro missione. Il Papa un anno fa ha detto ai diplomatici che la diplomazia è l’arte della speranza. Penso che i diplomatici vogliano sentire a quali alti ideali sono chiamati come rappresentanti delle Nazioni Unite.
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1 commento:
Sto cercando di capirci qualcosa in questa faccenda di Durban e siccome non sono un diplomatico di lungo(e nemmeno corto) corso ho voluto pensarci un po'. Francamente propendo per l'impressione di Antonio: il papa ha sempre parlato di queste iniziative agli Angelus. E, tra l'altro, deve grattarsi la grana veramente enorme della condizione dei cristiani in certe parti del mondo.Doveva fregarsene?
Mah. Ora vedo che è soprattutto dal centro-destra che vengono le impressioni più negative.Ma sinceramente non me ne cale. Capisco il loro punto di vista ma il mio è che alle conferenze di questo tipo è meglio andarci.
Sennò tanto vale mandare a casa l'ONU e a zappare tutte queste iniziative e rimanere ingrugnati ognuno nel proprio orto.
Sono un po' naif, lo so, ma proprio non capisco.
Lasciamo stare che i soliti noti si introdurranno nella polemica perchè fa brodo, ma insomma non mi pare che la Santa Sede si sia mai tirata indietro in queste occasioni.
E per fortuna che quel simpaticone di Zucconi stamani sosteneva che Obama ha dovuto rinunciare per le pressioni della lobby ebraica e Benedetto invece può permettersi di mandare i suoi rappresentanti perchè nessuno gli darà contro.
Ehhehe. Magari.
A me sembra che la vera verità sia che in questo mondo nessuno riesce più a parlare con nessuno.
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