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In Giordania tanti musulmani attendono il Papa
"In Giordania i musulmani attendono il Papa almeno quanto i cristiani".
Lo ha detto il ministro giordano del turismo e delle antichità, signora Maha Khatib, presente all'udienza generale di mercoledì mattina, 8 aprile, in piazza San Pietro.
Dopo la catechesi dedicata ai riti della settimana santa e i saluti nelle varie lingue, sul sagrato della basilica Vaticana Benedetto XVI come di consueto si è intrattenuto con alcuni dei presenti. Tra loro la donna, musulmana, che era accompagnata dall'ingegner Rustom Mkhjian, cristiano ortodosso, responsabile del sito archeologico del Battesimo di Gesù, e dal cattolico Tayseer Ammary, consulente del ministero.
I tre sono tra i principali organizzatori dell'accoglienza a Benedetto XVI, che esattamente tra un mese, l'8 maggio, atterrerà ad Amman, prima tappa del suo pellegrinaggio in Terra Santa.
"Siamo qui - ha affermato - per ringraziare il Papa dell'onore concessoci di visitare la nostra terra. A nome dei sovrani, del governo e di tutto il popolo - ha proseguito - vogliamo assicurargli che la Giordania sta facendo il possibile per una degna e calorosa accoglienza. Benedetto XVI - ha concluso il ministro, che al termine dell'udienza ha incontrato l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati - potrà vedere con i propri occhi un Paese in cui coesistono pacificamente fedeli di varie religioni: un modello per tutto il Medio Oriente".
In piazza San Pietro c'erano quarantamila persone. Soprattutto giovani: seminaristi, gruppi vocazionali, studenti di vari atenei: come quelli del nuovo Istituto universitario Sophia, al primo anno di corso, accompagnati dal preside monsignor Piero Coda.
"Sono quaranta - ha spiegato - e provengono da 16 nazioni diverse. Fondata da Chiara Lubich ed eretta dalla Santa Sede, con decreto del 7 dicembre 2007 della Congregazione per l'Educazione Cattolica, la struttura universitaria ha sede a Loppiano, la prima delle cittadelle internazionali del movimento dei Focolari. Al termine degli studi si consegue una laurea specialistica in fondamenti e prospettive di una cultura dell'unità. L'intento è raccogliere la sfida di Benedetto XVI ad allargare gli spazi della razionalità per il dialogo tra le culture e le discipline scientifiche e riportare la luce di Cristo nella società".
Si ispirano invece alla spiritualità di san Josemaría Escrivá gli studenti che partecipano all'incontro internazionale "Univ 2009".
In più di quattromila, in rappresentanza di 32 Paesi, hanno partecipato all'udienza generale, nel contesto del raduno organizzato a Roma, durante la settimana santa, dall'Istituto per la cooperazione internazionale. Giunto alla 42ª edizione, l'incontro ha quest'anno come tema "Universitas: un sapere senza frontiere".
E chissà se arriverà a laurearsi anche qualcuno tra quei bambini e ragazzi napoletani assistiti dalla fondazione "'a voce d' 'e creature", che stamane erano in Piazza con don Luigi Merola. "Hanno un'età tra i 6 e i 14 anni - ha detto - e spesso abbandonano la scuola per finire nelle mani della criminalità organizzata. Noi cerchiamo di dar loro un'istruzione o di avviarli al lavoro, per farne, come amava ripetere don Bosco, onesti cittadini e buoni cristiani".
Marko, ventottenne australiano, indossava una pelle di canguro sopra gli abiti occidentali. Ha consegnato al Papa un message stick, il tradizionale bastone inciso che le popolazioni aborigene usano per trasmettere notizie importanti e per comunicare con personalità di alto rango: con quello di stamattina, che recava impressi il logo della Giornata mondiale della gioventù 2008 e figure di animali caratteristici dell'Australia, ha voluto dire grazie al Papa per la Gmg di Sydney. Con il suo popolo, i Wiradjuri, era al molo di Barangaroo per l'accoglienza a Benedetto XVI lo scorso 17 luglio. "Insegno in una scuola - ci ha confidato - e i miei alunni ricordano spesso quelle giornate vissute con i coetanei di tutto il mondo".
(©L'Osservatore Romano - 9 aprile 2009)
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