lunedì 31 agosto 2009
Il testo della bellissima omelia del vescovo dell'Aquila in occasione della "Perdonanza Celestiniana"
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Grazie alla segnalazione di un/a amico/a del blog (chiedo scusa ma non ricordo l'autore della fortunata "dritta") leggiamo la bellissima omelia pronunciata da Mons. Molinari in occasione della Messa di chiusura della Porta Santa di S. Maria di Collemaggio, 29 agosto 2009. C'e' molto su cui riflettere.
R.
S.E. Rev.ma Mons. GIUSEPPE MOLINARI , 715ª PERDONANZA CELESTINIANA
Omelia dell’Arcivescovo Metropolita dell’Aquila S. E. R. Mons. Giuseppe Molinari nella Messa di chiusura della Porta Santa
S. Maria di Collemaggio, 29 agosto 2009
Mi colpisce sempre nella liturgia della chiusura della Porta Santa , a conclusione della Perdonanza celestiniana, un’affermazione che ci ricorda questa grande verità: «Ricordatevi che mentre si chiude questa Porta, non si chiude, però, la Porta della misericordia di Dio». Ecco, ricordiamolo a ogni nostra Perdonanza, soprattutto in questa Perdonanza che abbiamo vissuta nel contesto della tragedia del terremoto.
Non si chiude la Porta della misericordia di Dio, perché non c’è mai la parola «fine» all’amore di Dio per noi. Perché questo nostro Dio non si stanca mai di volerci bene, anche se nel momento delle prove più grandi ci sembra tanto difficile credere all’amore di Dio. Come possiamo allora conservare intatta la certezza che Lui ci ama e che le vie della nostra riconciliazione con lui e con i fratelli rimangono sempre spalancate davanti a noi?
2. S. Giovanni Crisostomo, un grande vescovo e un grande testimone del Vangelo, per poter continuare a camminare, anche nei giorni che verranno nella via dell’amore a Dio e ai fratelli ci indica cinque vie di riconciliazione: la condanna dei propri peccati, il perdono delle offese, la preghiera, l’elemosina, l’umiltà
3. La prima via è quella, dunque, della condanna dei propri peccati.
L’indulgenza celestiniana, la Perdonanza, suppone, dunque, innanzitutto, dei peccati dei quali chiedere perdono. Ormai è stato scritto tanto sulla Perdonanza. Ma dobbiamo riconoscere che, spesso, è stato scritto anche a sproposito.
E’ vero: perdonanza significa amore, pace, riconciliazione, dialogo, diritti umani riconosciuti, mondo più giusto e fraterno. Ma secondo papa Celestino, Perdonanza è prima di tutto rifiuto del male (peccato) e scelta del bene (Dio prima di tutto). Perdonanza è rottura radicale con tutto ciò che ci separa da Dio e quindi ci separa anche dai fratelli. Perdonanza è, come ci ricorda S. Giovanni Crisostomo, condanna dei propri peccati.
E sottolineo: “condanna dei propri peccati”
Siamo tutti estremamente bravi nel condannare i peccati degli altri. Ma il Signore ci chiede, innanzitutto, attraverso S. Celestino, di riconoscere e condannare, in modo inequivocabile e sincero, i nostri peccati.
4. La seconda via di riconciliazione (come ci ricorda S. Giovanni Crisostomo) è il perdono delle offese.
Non dovremmo mai dimenticare quella scena evangelica in cui ci viene presentato Gesù che va incontro al supplizio della Croce. Racconta S. Luca: «Quando giunsero sul luogo chiamato «Cranio» vi crocifissero Lui e i due malfattori: uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”» (Lc 23, 33-34).
Solo un Dio è capace di un simile perdono. Gesù vede i suoi crocifissori, sperimenta il dolore immenso per questa morte violenta che gli viene inflitta, ma trova la forza di perdonare. Del resto tutto il Vangelo trabocca di questa parola «provocatoria» e «scandalosa» per noi abituati a ben altre parole. Noi conosciamo più spesso la vendetta, il rendere male per male. La parola «perdono» è contro tutta la nostra mentalità e la nostra natura. Qualcuno ha detto che un segno della divinità del cristianesimo è proprio questo: è la religione che predica il perdono.
E solo la forza e la grazia che vengono da Dio possono renderci uomini e donne capaci di perdonare. Il perdono è il cuore stesso della Perdonanza celestiniana. Attraversare la Porta Santa e serbare nel cuore l’odio o il desiderio di vendetta nei confronti dei fratelli, non serve a nulla. E’, anzi, un gesto inutile, falso, clamorosamente contraddittorio. Ci dovrebbero risuonare continuamente all’orecchio le parole di Gesù: « Se amerete solo coloro che vi amano che merito ne avrete? Amate i vostri nemici...Perdonate e vi sarà perdonato». La carità senza la giustizia è una beffa. Ma la giustizia senza il perdono è qualcosa di terribilmente e paurosamente disumano. Solo il perdono spezza la spirale della vendetta, della violenza e dell’odio e apre la via alla riconciliazione.
5. La terza via della riconciliazione è la preghiera. Sì la preghiera. Perché la preghiera è parlare con Dio e anche ascoltare Dio. La preghiera è una esigenza fondamentale per ogni cristiano. La preghiera è costante apertura ai disegni di Dio, alla Sua volontà. La preghiera è un entrare gradualmente nella dimensione più vera della nostra esistenza. La preghiera ci ricorda che noi veniamo da Dio e verso di Lui siamo incamminati. La preghiera è (o dovrebbe essere) l’ambiente normale nel quale vive e si sviluppa ogni esistenza cristiana. Senza la preghiera la terra diventa l’unica realtà e il cielo (la nostra vera patria) diventa una favola inconsistente, lontana, di nessun interesse. La Perdonanza celestiniana ci ricorda che la nostra vera patria è il cielo. La terra merita tutta la nostra attenzione, il nostro amore, il nostro impegno leale e concreto. Ma non è la nostra patria definitiva anche se la nostra felicità futura, nell’altra vita che ci attende è condizionata dal nostro modo di vivere su questa terra, per far fruttare ogni talento e ogni dono che il Signore ci ha regalato.
6. La quarta via della riconciliazione è l’elemosina. Elemosina è una parola antica, che per noi cristiani moderni ha perduto ogni bellezza e ogni dignità. Ma «elemosina» nel suo significato più vero e bello (e sempre attuale) significa solidarietà, amore concreto verso gli altri, nobiltà di un cuore generoso che non si chiude di fronte ai dolori e alle necessità dei fratelli. Anzi si apre a queste necessità e si fa carico dei problemi degli altri. Elemosina è compassione, è attenzione agli altri, è capacità di piangere con chi piange. Elemosina è provare un’immensa vergogna nell’essere felici da soli. E, nello stesso tempo, condividere con gli altri anche le nostre felicità più piccole. Come si fa con un amico o con un fratello. La Perdonanza celestiniana è solidarietà, è condivisione con gli altri. Come grida l’Apostolo Giovanni:« Bugiardo! Come fai a dire che ami Dio che non si vede, se non ami il tuo fratello che vedi?. L’amore a Dio ha una prova sicura nell’amore al prossimo. Un amore a Dio che non porta ad amare i fratelli è una menzogna grande, una bestemmia insopportabile. E di queste bestemmie, oggi, purtroppo, è piena la terra. E’ piena anche la nostra Nazione. Ed anche, purtroppo, la nostra città. Ed oggi, dopo la tragedia del terremoto questa incoerenza massima, tra amore a Dio e amore al prossimo, non è più tollerata da nessuno.
7. La quinta via della riconciliazione, sempre secondo S. Giovanni Crisostomo è l’umiltà.
Ecco un’altra parola che non esiste più nel nostro vocabolario, neppure nel vocabolario dei cristiani!
Eppure è una dimensione fondamentale nella vita cristiana. Perché Dio resiste ai superbi e ascolta gli umili. L’esempio più eloquente lo abbiamo in Maria Santissima, che piena di riconoscenza così canterà al Signore: «Egli ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». L’umiltà è l’atteggiamento più naturale per una creatura umana. Umiltà è verità. E’ consapevolezza dei propri limiti. E’ lo stupore di fronte all’immensità di Dio che si china con amore verso le sue creature.
La Perdonanza celestiniana, in un’epoca dove l’umiltà non ha più dimora, dove per fino tra i cristiani gode di pessima fama è un invito chiaro e forte a ricordarci della nostra piccolezza e dei nostri limiti. A ricordarci che siamo poveri mendicanti e pellegrini, incamminati verso l’Assoluto. Celestino è così.
E’ questo umile eremita che per un disegno misterioso e sapiente di Dio è entrato in quella storia umana fatta , in apparenza solo dalla volontà dei potenti.
Celestino entra in questa storia con la sua umiltà, povertà, quasi ingenuità. E fa irrompere in questa storia il fuoco dello Spirito, la forza rivoluzionaria del Vangelo. Dimostrando ancora una volta che Dio sceglie ciò che nel mondo è piccolo, povero, debole per confondere chi crede di essere forte e sapiente.
8. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, i suggerimenti saggi di un grande Santo, per continuare a vivere ogni giorno la nostra Perdonanza, per custodirla nel cuore quotidianamente.
S. Celestino ci esorta a questo. E ci assicura che rimane accanto a noi. Rimane accanto a noi con il suo esempio, con la sua parola, con il suo conforto, con la sua storia umile e grande, con il suo perenne annuncio che Dio è buono, è misericordioso, non dimentica nessuno dei suoi figli. Ora soprattutto che assaporiamo ogni giorno le conseguenze devastanti di una enorme tragedia, che turba profondamente il nostro cuore. S. Celestino ci ricorda che Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Conosce anche la piccola storia di ognuno di noi, le nostre paure, la nostra “via crucis” interminabile. E ancora una volta S. Celestino ci esorta al coraggio, alla speranza ma, soprattutto, a quell’amore che è già un segno che siamo passati dalla morte alla vita.
Ci conceda tutto questo il Signore, per intercessione di Maria sua Madre, di S. Celestino e di tutti i Santi. Amen!
+ Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita Aquilano
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1 commento:
grazie per averla inserita
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