venerdì 28 agosto 2009

Intervista al card. Bertone: il commento di Paolo Rodari


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Bertone affida all’Osservatore la “perdonanza” per il Governo

il Riformista

Paolo Rodari

Ventiquattro ore prima d’incontrare Silvio Berlusconi alla “Perdonanza celestiniana” - è un’indulgenza plenaria che da più di 500 anni i fedeli possono lucrare a fine agosto nella città abruzzese - è il cardinale segretario di Stato vaticano a rompere gli indugi tramite una lunga, densa e importante intervista sull’Osservatore Romano in edicola oggi. Importante alla luce delle recenti polemiche attorno al premier e alla maggioranza di governo, alla necessità che la Chiesa intervenga per “moralizzare” la vita privata di Berlusconi e, insieme, che intervenga per stigmatizzare l’azione del Governo quanto agli immigrati.
Beninteso, Bertone non cita mai il premier o il Governo, ma queste parole, lette attentamente, dicono tantissimo: «È invalsa l’abitudine - ha dichiarato Bertone - di imputare al Papa, o, come si dice, soprattutto in Italia, al Vaticano, la responsabilità di tutto ciò che accade nella Chiesa o di ciò che viene dichiarato da qualsiasi esponente o membro di Chiese locali, di istituzioni o di gruppi ecclesiali. Ciò non è corretto. Benedetto XVI è un modello di amore a Cristo e alla Chiesa, la impersona come Pastore universale, la guida nella via della verità e della santità, indicando a tutti la misura alta della fedeltà a Cristo e alla legge evangelica».
Come a dire: il Papa non ha mai detto nulla sul premier e sulla sua vita privata. Né ha mai detto una parola sull’azione di governo. Se qualcuno nella Chiesa ha avuto qualcosa da dire - ripetutamente ha parlato di immigrati monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti - l’ha fatto a titolo personale, non certo comunque a nome del Pontefice.
Ecco ancora le parole di Bertone: «Sinceramente ritengo che sarebbe molto facile per i giornalisti raccontare l’azione e il pensiero di Benedetto XVI.
Scorrendo i volumi dei suoi insegnamenti o i testi pubblicati su l’Osservatore non sarebbe difficile ricostruire il suo progetto di Chiesa e di società, coerentemente ispirato al Vangelo e alla più autentica tradizione cristiana. Benedetto XVI ha una visione limpida e vorrebbe spingere i singoli e le comunità a una vita divinamente e umanamente armonica, con la teologia dell’et e la spiritualità del «con», mai del «contro», a meno che non si tratti delle terribili ideologie che hanno portato l’Europa nei baratri del secolo scorso. Basterebbe essere altrettanto limpidi e fedeli, riportando sine glossa, cioè senza l’aggiunta di contorte interpretazioni, le sue genuine parole e i suoi gesti di padre del popolo di Dio».
Del resto, quanto a L’Aquila, le cose stanno così: l’incontro tra Bertone e Berlusconi di quest’oggi non ha fini politici. È semplicemente un appuntamento al quale il premier ha voluto partecipare vista la sua continua presenza a L’Aquila dal terremoto in poi.
Bertone all’Osservatore dice tante cose: anzitutto ricorda a tutti, anche ai media e ai politici, quale sia l’idea di società che il Papa ha in mente. O meglio, quale sia il ruolo che un Papa deve ricoprire e svolgere rispetto alla società tutta: «Sulla scia dei suoi predecessori - ha detto Bertone -, con un accento peculiare interviene, richiama, risveglia, sollecita l’azione dei Governi e delle organizzazioni internazionali per sanare le disuguaglianze e le discriminazioni più brucianti in tema di sottosviluppo e di povertà». È questa sollecitazione, dunque, che spetta al Pontefice e di riflesso alla sua Chiesa, non altro.
Non mancano nella parole del segretario di Stato delle stoccate più direttamente intra ecclesiali: Bertone, infatti, spiega come il progetto di governo della Chiesa del Papa sia quello esposto il 22 dicembre del 2005 alla curia romana: il Vaticano II, dunque, il Concilio che tante novità portò nella Chiesa, non è sconfessato dal Papa, semmai è guardato nell’ottica giusta, quella del rinnovamento nella continuità col passato.
Bertone offre anche alcune notizie circa le future nomine nella Chiesa: «Benedetto XVI - spiega - è un profondo conoscitore della Curia romana.
Dall’inizio del suo pontificato sono oltre 70 le nomine di superiori dei vari dicasteri, senza contare quelle dei nuovi nunzi apostolici e dei nuovi vescovi in tutto il mondo. I criteri che hanno guidato le scelte di Benedetto XVI sono stati: la competenza, il genuino spirito pastorale, l’internazionalità. Sono alle porte alcune nomine importanti e non mancheranno le sorprese, soprattutto in relazione alla rappresentanza delle nuove Chiese: l’Africa ha già offerto e offrirà eccellenti candidati».

© Copyright Il Riformista, 28 agosto 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

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