venerdì 28 agosto 2009
Bertone: rispettare le parole del Papa. Monito sulle erronee interpretazioni da parte degli organi di informazione (Cantarelli)
Vedi anche:
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Card. Bertone: il Papa spesso vittima di elucubrazioni e invenzioni
Card. Bertone: Benedetto XVI si fa capire da tutti, è vicino alla gente
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Monito del segretario di Stato vaticano sulle erronee interpretazioni da parte degli organi di informazione
Bertone: rispettare le parole del Papa
Oggi all'Aquila il cardinale assieme a Berlusconi per la "Perdonanza"
Cinzia Cantarelli
ROMA
Benedetto XVI «non brandisce la spada dello scontro» – scrive l'«Osservatore romano» – ma le sue parole e la sua idea di Chiesa sono state fraintese o erroneamente interpretate dai media, tiene a spiegare il segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone: da una sua presunta marcia indietro nella riforma della Chiesa all'attribuzione di affermazioni sopra le righe di questo o quell'esponente della Chiesa al Vaticano su questioni di attualità.
A pochi giorni dalle ultime scintille sulla vicenda dei naufraghi eritrei e alla vigilia della «Perdonanza» dell'Aquila, evento religioso al quale parteciperanno oggi per la prima volta, in ragione del terremoto, il segretario di Stato vaticano e il premier Silvio Berlusconi, Bertone illustra in una intervista esclusiva all'Osservatore romano «il progetto di Chiesa e di società di Benedetto XVI» senza risparmiare critiche a chi soffia sul fuoco delle polemiche.
«Papa Ratzinger si fa capire ed è vicino alla gente, perchè nelle sue parole – – spiega il più stretto collaboratore del pontefice pur senza dimenticare la complessità del pensiero del papa teologo – anche la gente semplice percepisce la verità». Nonostante questo – aggiunge – «è invalsa l'abitudine di imputare al Papa, o, come si dice in Italia, al Vaticano, la responsabilità di tutto ciò che accade nella Chiesa o di ciò che viene dichiarato da qualsiasi esponente o membro di Chiese locali, di istituzioni o di gruppi ecclesiali. Ciò – conclude – non è corretto».
«Benedetto XVI ha una visione limpida», prosegue Bertone, e «basterebbe essere altrettanto limpidi e fedeli, riportando senza l'aggiunta di contorte interpretazioni» le sue parole. Così apparirebbe chiaro come il pontefice «vorrebbe spingere i singoli e le comunità a una vita divinamente e umanamente armonica, con la teologia dell'et e la spiritualità del con, mai del contro, a meno che non si tratti delle terribili ideologie che hanno portato l'Europa nei baratri del secolo scorso».
Ciò detto, Bertone difende il Papa anche da «altre elucubrazioni e sussurri» su «presunti documenti di retromarcia» in materia di Concilio Vaticano II e riforma della Chiesa, definendoli «pura invenzione» e afferma la sua vicinanza alla Curia romana, di cui il Papa «è un profondo conoscitore», «pur nel suo distacco dalle manovre e dal chiacchiericcio che a volte si sviluppa in certi ambienti curiali, purtroppo poco permeati da vero amore alla Chiesa».
Preannuncia nomine alle porte, che – anticipa – probabilmente premieranno le nuove Chiese, quella africana in prima fila.
Al centro dei pensieri del Papa alla vigilia della Perdonanza, tuttavia, resta l'idea alla base del giubileo celestiniano, il perdono e il riscatto dei poveri, come pure i terremotati ancora senza casa. «Come tutti noi – riferisce Bertone – egli auspica che nulla possa fare pensare a lentezze o a disimpegno nel ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare».
Il segretario di Stato della Santa Sede sarà per la prima volta alla «Perdonanza» e concelebrerà il rito con vescovi e sacerdoti dell'Abruzzo e del Molise. Anche Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta, non aveva mai partecipato.
© Copyright Gazzetta del sud, 28 agosto 2009
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1 commento:
Perchè Papa Benedetto, garbatamente, ma fermamente, non manda tutti a quel paese!
Dichiari chiaramente che intende fare il suo "mestiere", senza mezzi intendimenti, secondo il volere di Dio, in piena coscienza, indipendentemente da quello che qualcuno (curiale o politico o quant'altro è) dice, suggerisce o sibila. Aperto a tutti e a tutto (perchè guidato dalla "teologia dell'et e dalla spiritualità del con"), ma sottomesso solo ed esclusivamente al suo Dio, che non potrebbe mai tradire sull'onda di spinte o spintine varie di chicchessia.
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