domenica 6 settembre 2009
Il Papa: "Il più immediato dei segni di Dio è certamente l'attenzione al prossimo"
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VITERBO
Sorridente, Benedetto XVI ha salutato con cordialità Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che lo ha accolto al suo arrivo a Viterbo. E che segue oggi tutti i diversi appuntamenti del Pontefice in questa visita pastorale molto attesa dopo le tensioni che hanno seguito l'attacco del Giornale al direttore di Avvenire Dino Boffo, poi dimessosi.
"Questa Chiesa di Viterbo ama il Papa, ama Benedetto XVI come ha amato i suoi predecessori", lo ha salutato il vescovo Lorenzo Chiarinelli che gli ha rivolto un breve discorso sulla Loggia dell'antico Palazzo dei Papi, dove il Pontefice è giunto in "Papamobile" dal vicino eliporto, seguito dalle autorità che lo accompagnano, tra le quali il nunzio apostolico Giuseppe Bertello, l'ambasciatore d'Italia Antonio Zanardi Landi e il direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian.
Il vescovo di Viterbo ha fatto cenno anche un tema di grande attualità, come quello dell'immigrazione, ricordando la tradizione di accoglienza di questa chiesa locale e auspicando che "nessuno debba vagare errabondo senza casa e vivere da straniero". Al Palazzo dei Papi, dove lo hanno salutato anche il sindaco Giulio Marini e il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, Papa Ratzinger ha benedetto le nuove porte di bronzo, opera della scultore Roberto Ioppolo, che celebrano la maxi-fusione, decisa nel 1986 da Papa Wojtyla, delle sei diocesi preesistenti: Acquapendente, Bagnoregio, Tuscania, San Martino al Cimino, Montefiascone e Viterbo.
Poi l'omelia del Pontefice: "Il più immediato dei segni di Dio è certamente l'attenzione al prossimo, secondo quanto Gesù ha detto: 'Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". In proposito ha ricordato l'episodio evangelico della guarigione di un sordomuto, che testimonia, ha detto, "l'ardente desiderio di Gesù di vincere nell'uomo la solitudine e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare volto ad una 'nuova umanita, l'umanità dell'ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione. Una umanità buona - ha scandito il Papa teologo citando la Lettera di San Giacomo e il Concilio Vaticano II che la ha attualizzata - come buona è tutta la creazione di Dio; una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni, così che il mondo sia veramente e per tutti 'campo di genuina fraternita'".
"Cara Chiesa di Viterbo, il Cristo, che nel Vangelo vediamo aprire gli orecchi e sciogliere il nodo della lingua al sordomuto, dischiuda - ha invocato Ratzinger - il tuo cuore, e ti dia sempre la gioia dell'ascolto della sua Parola, il coraggio dell'annuncio del Vangelo e la scoperta del suo Volto e della sua Bellezza". "Come afferma il Concilio Vaticano II, il cristiano - ha ricordato ancora il Papa - è chiamato ad essere 'davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Deve esserlo - ha elencato - in primo luogo il sacerdote che Cristo ha scelto tutto per sè - e per questo ha chiesto oggi di pregare, durante l'Anno Sacerdotale, con maggiore intensità per i sacerdoti, per i seminaristi e per le vocazioni - ma altresì segno del Dio vivo deve esserlo ogni persona consacrata e ogni battezzato".
Poi l'invito ai fedeli perchè siano testimoni di Dio nel mondo: "Fedeli laici, giovani e famiglie, non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell'esistenza umana". Benedetto XVI ricorda l'importante ruolo dell'Azione cattolica. "Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali - dice - ma non muta e non passa di moda la vocazione dei cristiani a vivere il vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi. Ecco l'impegno sociale, ecco il servizio proprio dell'azione politica, ecco lo sviluppo umano integrale", conclude il Pontefice, che invita a "pregare con maggiore intensità per i sacerdoti, per i seminaristi e per le vocazioni, perchè siano fedeli a questa loro vocazione".
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