mercoledì 2 settembre 2009

L'Osservatore Romano dà lezione di giornalismo (Pierluigi Magnaschi)


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I COMMENTI

L'Osservatore romano dà lezione di giornalismo

Di Pierluigi Magnaschi

L'analisi

Si sta purtroppo affermando in Italia un giornalismo inguinale, che si trova solo nei tabloidacci inglesi perché giornalismo di questo tipo, in nessuna parte del mondo, trova ospitalità nei quotidiani seri, di opinione. Quello in diretta dalle lenzuola è infatti un giornalismo patetico, appiccicato com'è al buco della serratura. In questo caso, ad Alvaro Vitali, l'attore guardone da cabina balneare degli anni 60, si sono sostituiti, senz'alcun imbarazzo, fior di inchiestisti. Si sta affermando quindi, in Italia, un giornalismo che ha smesso di informare, avendo per scopo quello di attaccare. Chi? I nemici del proprio editore. Si sa chi è stato il quotidiano italiano che ha cominciato, per primo, a rovistare nei letti degli altri. Lo si sa perché le sue copie arretrate, grazie ai siti web, sono sotto gli occhi di tutti: basta fare un clic. Questo quotidiano, che ha avvelenato le fonti, ha scritto, con una monotonia degna di altre cause, quello che si era detto e fatto fra le coltri (e spesso anche quello che si supponeva fosse stato detto e fatto). Per non cadere in una polemica pregiudiziale da asili-nido fra bambini rissosi, lasciamo che sia il lettore, se non lo sa ancora, a scoprire chi ha inaugurato questo nuovo corso giornalistico aberrante. Ovviamente, le palate, in regime di libertà, non potevano rimanere sempre a senso unico e, come prevedeva Giampaolo Pansa, presto o tardi, esse avrebbero comportato delle repliche analoghe e simmetriche. Da un attacco giornalistico reiterato ci si sarebbe cioè ben presto trovati immersi in un sistema giornalistico che, rendendo irrespirabile l'atmosfera informativa, finisce per coinvolgere, per contagio ambientale, anche quei media che invece, per rispetto dei loro lettori, non intendono partecipare al Sabba, all'incontro fra le streghe. Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore romano, quotidiano del Vaticano, in un'intervista al Corriere della Sera, ha ricordato «che il giornalismo italiano pare diventato la prosecuzione della lotta politica con altri mezzi. Segno che la politica, in tutti i suoi schieramenti, è piuttosto debole». Per Vian, parlando del suo orto, i giornali italiani, per esempio, hanno da tempo «aperto la caccia, al prelato, meglio se cardinale, e preferibilmente per una battuta». Non per capire, al fine, poi, di poter far capire, ma solo per strumentalizzare. «Per fortuna», aggiunge Vian, «sembra che questa abitudine non sia cosi diffusa fra i vaticanisti non italiani». Insomma, dal Vaticano e dalla direzione di uno dei più vecchi giornali di un paese che ha poche migliaia di cittadini, viene una lezione per l'intero giornalismo italiano.
I giornaloni esagitati non ne terranno conto. Ma è bene che la lezione sia stata fatta.

© Copyright Italia Oggi, 1° settembre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Unknown ha detto...

Mons. Diego Coletti scrive al Giornale

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=378844