martedì 1 settembre 2009

La lettera di Francesco Cossiga a Vittorio Feltri


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La “riforma della riforma” e le smentite che non smentiscono (Tornielli)

«Alla Chiesa dico soltanto: accerti i fatti e poi giudichi»

di Francesco Cossiga

Caro Direttore, caro Vittorio. Ti scrivo come a un giornalista che ammiro molto, come a un direttore di giornale che quando preposto alla direzione di Libero mi convinse a scrivere (e ciò feci sia sul tuo giornale che sull’altro di centrosinistra che mi ha ancora collaboratore: Il Riformista), e quindi a iscrivermi quale «collaboratore» all’Ordine dei giornalisti. Ti scrivo come a un amico che scrisse la prefazione a un libretto, pubblicato da Rubbettino, che conteneva pezzi da me scritti con lo pseudonimo di «Franco Mauri», da me usato per la prima volta nel 1944 (avevo 16 anni!) per firmare un piccolissimo saggio giornalistico su Il realismo cinematografico sovietico nell'opera del regista Sergej. Scrivo questo per far comprendere che amicizia e affetto sono i miei sentimenti nei tuoi confronti. Per tutto questo, credo di poterti e doverti dire che non ho approvato la pubblicazione di quanto sul giornale da te diretto è apparso sul direttore dell’Avvenire.
Non ho approvato questa pubblicazione per lo stesso motivo per il quale condanno da due decenni e oltre, quanto vanno scrivendo, da veri «avvelenatori di pozzi», e con crescenti tentativi di diventare anche «avvelenatori» di fonti battesimali, di pulpiti ecclesiastici e di mense eucaristiche, il quotidiano e il settimanale del gruppo editoriale-partito la Repubblica-l’Espresso. Certo, tu hai avuto buon gioco sul piano dei «princìpi», perché se Berlusconi è un personaggio pubblico, personaggio pubblico deve essere considerato anche Boffo, dato che è il direttore del quotidiano della Cei, che per la posizione che i vescovi hanno nell’ordinamento giuridico italiano pubblico e privato, hanno un’eccezionale rilevanza pubblica, tale da poter essere considerati pienamente «soggetti pubblici» e, in un certo senso veri e propri «soggetti politici», anche a motivo della rappresentanza della società cattolica italiana ad essa attribuita per le funzioni di governo che essi esercitano nei confronti di essa in forza del diritto canonico che realizza sul piano giuridico la teologia ecclesiale che fa della nostra Chiesa una «chiesa episcopale». In realtà - e mi riferisco alla rappresentanza - essa conferita, anche se in misura sempre decrescente (si pensi sul piano delle così dette «materie eticamente sensibili e non contrattabili») alla rappresentanza ad essi non riconosciuta dai parlamentari democrat: quelli che Prodi, il primo e il leader di essi insieme a Rosy Bindi e a Franceschini, definì «cattolici adulti», respingendo le tesi della Cei contro il disegno di legge per il riconoscimento delle «coppie di fatto» anche tra non eterosessuali, tesi pubblicate dall’Avvenire con un editoriale intitolato Non possumus.
Io dissento da quanto pubblicato su Berlusconi dal gruppo la Repubblica-l’Espresso; e dissento quindi anche dalla campagna di aggressione nei confronti del premier che ne è derivata, e che purtroppo è stata anche amplificata non solo da quel settimanale gauchista che è Famiglia Cristiana della Società di San Paolo, già «commissariata» ai tempi di quel Don Zega, maestro dell’attuale direttore Don Sciortino, dalla Santa Sede per le tesi di teologia dogmatica e morale sostenute, e a cui ha irresponsabilmente dato voce anche il neosegretario della Cei, l’inesperto monsignor Crociata.
Ma per questo ho dissentito e dissento anche da quanto hai scritto su Boffo - e non perché direttore dell’Avvenire, giornale noioso che io, che giro per parrocchie e sacrestie da quando avevo sei anni, non ho mai letto per non correre il rischio di diventare anch’io un «cattolico adulto»... -, ma perché Boffo è una persona, che credo abbia anche una famiglia, e che quindi come persona ha diritto al rispetto della sua vita personale e della sfera più intima di essa.
Ciò detto, penso che chi ne ha la responsabilità, e quindi tu e i vescovi, abbia il dovere-diritto di accertare i fatti e poi, se proprio necessario al bene pubblico, temporale o ecclesiale, di esprimere dei giudizi. Ché d’altronde non credo che ai cittadini, e neanche a quelli cattolici, importi assai delle abitudini sessuali di Berlusconi e di Boffo, anche perché l’adulterio e l’omosessualità non sono reati, e rispetto a quest’ultima grande comprensione umana e cristiana hanno dimostrato venerande Chiese quali quelle irlandese e statunitense. Come cittadino ciò che io chiedo a Silvio Berlusconi è di fare bene nell’interesse del Paese il presidente del Consiglio dei ministri e quello che come cattolico chiederei a Boffo, se leggessi L’Avvenire, sarebbe di cercare di fare un bel giornale; del resto io non mi impiccio.
Con cordiale amicizia

© Copyright Il Giornale, 1° settembre 2009 consultabile online anche qui.

7 commenti:

Rutilio Namaziano ha detto...

Il punto non è l'omosessualità o meno di Boffo, è la contraddizione tra la difesa della famiglia e del matrimonio (sacramento per i cattolici) da parte dell'Avvenire, diretto però da una persona, Boffo, che avrebbe molestato e insultato telefonicamente la moglie di un certo signore. Difesa del matrimonio in generale, ma attacco ad un matrimonio particolare? E' cristiano tutto ciò? La cosa più triste è che molti vescovi italiani sembrano non rendersene conto, pensando solo alla indubbia lotta politica sotterranea che si sta svolgendo in Italia e al modo di uscirne vincitori. Ma il Maestro vorrebbe questo tipo di vittorie? E' questo quello che ha detto quando ha parlato degli inevitabili scandali?

Anonimo ha detto...

Curioso Cossiga... non si impiccia, però i sassolini dalle scarpe se li spiccia!

Raffaella ha detto...

E' lo stile del senatore :-)
R.

Antonio ha detto...

Nel mio ultimo post avevo detto che la Cei si è incredibilmente impelagata in un magma politico dal quale è difficile uscirne senza farsi male. Ora Boffa si difende su tutti i fronti, ma niente dice se quelle sue inclinazioni sessuali siano vere e se addirittura le abbia praticate. Questo mi lascia pensare allora che siano vere. E allora non ha altra scelta che andarsene anche per togliere dalle difficoltà Benedetto XVI che tanto si è battuto sull'omosessualità praticante. Si difenda pure Boffa, ma dica se i fatti sono veri, perché finora non l'ha fatto. E non si può rischiare che un governo che finora ha difeso i valori etici e morali si metta contro la Chiesa. Ecco uno stralcio di un'intervista a Cossiga. Bella la chiusa sul candido cattolico Casini, divorziato e risposato! Cossiga: "Dell'Europa, dove persino i cattolici belgi si ribellano al Papa sul no ai preservativi. Del Ppe, che è in mano alla Merkel, protestante che si è sposata solo per obbedire a Kohl, ai popolari spagnoli, che introdussero i diritti per le coppie di fatto prima ancora dei socialisti, e a Sarkozy e Carla Bruni, sulla cui moralità non mi pronuncio per non essere arrestato appena mettessi piede a Parigi. L'unico che non dà problemi al Vaticano, anzi lo asseconda, è Berlusconi. Vuole che compromettano il rapporto con lui per una notte con la D'Addario? Poniamo che Berlusconi cada. Qual è l'alternativa?». Fini? «Un uomo impegnato a riscoprire il pensiero antiborghese e anticattolico del suo maestro Almirante, per giunta infatuato dell'ebraismo, come confermano le mie fonti in Israele? Peggio mi sento». Il Pd? «Da quando Prodi si definì "cattolico adulto" (e io gli risposi definendomi un "cattolico infante") e da quando Franceschini e 60 parlamentari difesero i Dico e protestarono contro l'editoriale di Boffo intitolato "Non possumus", la Chiesa considera il Pd perduto». Casini? «È l'unico che può trarre profitto dalla situazione. Fino a quando Avvenire non ricorderà ai suoi lettori che pure lui è divorziato e risposato...»".

Anonimo ha detto...

Io ribadisco che per un giornale che avrebbe da fare battaglie sul diritto naturale, sulla famiglia, sul rispetto dei vincoli davanti agli uomini e a Dio, scegliere un direttore con certi precedenti è stato un voler scavare la fossa alla possibilità di metter voce su questi argomenti.
E' stata una scelta dei vescovi adulti per portare avanti la "loro" battaglia?
E Boffo, sapendo di aver avuto tale condanna, perchè ha accettato di fare il direttore del giornale dei vescovi?
Manca da parte di molti amore per la Chiesa, ma Dio saprà, come sempre ricavare il meglio anche da ciò.

andrea ghidina ha detto...

Cossiga a me piace. Ma questa volta mi pare esagerato. L'Avvenire non è un giornale noioso e io lo leggo, anche per evitare di diventare un cattolico adulto. Il Giornale è uscito dalle righe: ha dato l'idea che l'anonimo fosse un'informativa di Polizia Giudiziaria (questo io, che sono anche avvocato, avevo capito leggendo); ha parlato di patteggiamento, mentre non vi è stato alcun patteggiamento. A questo punto mi aspetto ogni più ampia spiegazione da parte di Boffo e sono certo che arriverà. Fino ad allora non ha senso stracciarsi le vesti e chiedere dimissioni.

andrea ghidina ha detto...

Devo cambiare la mia opinione. La vicenda sta assumendo i contorni della bufala. Dissento con il Presidente Cossiga (che apprezzo spesso per la sua sagacia e per l'acutezza). Avvenire non è un giornale noioso. E lo leggo anch'io, anche per non correre il rischio di diventare un cattolico adulto. A me paiono molto (e forse deontologicamente) scorrette le mosse del Giornale (giornale senz'altro divertente, che però non credo comprerò più): definire informativa una lettera anonima è fuorviante: l'informativa è una nota della Polizia Giudiziaria, di solito indirizzata al p.m.. Poi si continua a parlare i patteggiamento, ma dal certificato risulta che sia stato pagato un decreto penale. E poi credo - mi auguro - che Dino Boffo spieghi tutto. Fino ad allora non ha senso indignarsi, predicare o fare i moralisti.