martedì 1 settembre 2009

Il lato oscuro di quella vecchia «informativa» (Accattoli)


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Il lato oscuro di quella vecchia «informativa»

di Luigi Accattoli

[01 settembre 2009]

Di tutto il bailamme del caso Feltri-Boffo a me - antico amico di ambedue - interessa un solo punto, quello dell'antefatto: in che cosa sia consistita la "molestia" per cui Dino Boffo patteggiò pressò il tribunale di Terni e pagò un'ammenda di 516 euro nel settembre del 2004. Sappiamo con certezza che egli "giustificò" quell'evento prima con il cardinale Ruini e poi con il cardinale Bagnasco che lo mantennero nell'incarico di direttore di Avvenire. Perché non comunica quella giustificazione a tutti noi? Ritengo questo l'unico aspetto davvero interessante del caso perché l'unico attinente ai fatti e perché tutto il resto mi pare si spieghi da sé.
Provo a riassumere quanto si sa e quello che si spiega da sé per formulare infine una sollecitazione a chiarire ciò che solo Boffo può chiarire.
Quando venerdì lessi l'attacco del Giornale e il comunicato di Boffo mi fu subito chiaro che il direttore di Avvenire avrebbe querelato, come poi ha annunciato domenica e come ieri dovrebbero aver fatto i suoi avvocati. Era anche chiaro a chi conosceva il fatto della pattuizione e dell'ammenda che la querela di Boffo avrebbe avuto buon gioco contro quanto il Giornale desumeva da quella patetica "informativa", ma sarebbe restato da intendere il fatto della condanna e della "pena". Di quel fatto si sapeva da tempo e non solo per sussurri: ne avevano scritto Notizie radicali e Panorama, per non dire di quanto si poteva trovare nella Rete. Dunque di nuovo il Giornale aveva prodotto soltanto del "fumo" più o meno persecutorio su Boffo come "noto omosessuale": così si legge nell'informativa, che ora appare a tutti - quale ne sia stata l'origine - come una lettera anonima più che un atto di polizia. Come lettera anonima era infatti arrivata a dei vescovi (non a tutti, mi si assicura) la primavera scorsa ma negli ambienti ecclesiastici la ritengono redatta qualche anno addietro, quando al vertice della Cei c'erano il cardinale Ruini e l'arcivescovo Betori che vengono indicati - insieme al cardinale Tettamanzi - come aventi "indubbia conoscenza" del "reato" attribuito a Boffo.
Sempre in quegli ambienti si dà per certo che a suo tempo il direttore di Avvenire abbia spiegato il fatto al cardinale Camillo Ruini - che è stato presidente della Cei fino al marzo del 2007 - e ultimamente al cardinale Angelo Bagnasco, che oggi è al posto che fu di Ruini e che sabato ha qualificato come «disgustoso e molto grave» l'attacco di Feltri a Boffo. I due cardinali hanno ritenuto adeguate le spiegazioni del direttore di Avvenire. Ma è giunto il momento - io credo - perché quelle spiegazioni siano date pubblicamente. Perché è vero che Feltri non ha "scoperto" il fatto che era già noto, ma l'ha imposto - forse maggiorandolo - all'opinione pubblica. E questa ha diritto di sapere. Il resto - dicevo - si spiega da sé. Non ci vuole grande acume a intuire l'interesse giornalistico e politico con cui si muove Feltri e non è necessario ipotizzare una partecipazione attiva del premier nella sua decisione di muovere l'attacco. Si spiega da sé anche la vasta solidarietà raccolta da Boffo, stante la fiducia che gli è stata confermata dal vertice episcopale. Non c'è verso invece che da sé si chiarisca l'antefatto. Potrebbe capitare addirittura che Boffo finisca con l'avere la meglio in tribunale, semplicemente perché Feltri non può provare la fondatezza delle accuse mosse sulla base dell'informativa, senza che nulla venga detto di ciò che avvenne tra il 2001 e il 2002, a seguito di telefonate di Boffo o di un collaboratore che usava un suo cellulare, coinvolgendo una signora o una coppia di Terni.
Perché almeno tre sono ormai le ipotesi sulla "molestie" di cui fu incolpato. Ipotesi che circolano come da lui autorizzate, ma senza che nessuno possa riferire una sua parola diretta. È facile immaginare un qualche serio impedimento alla chiarificazione ma forse è anche bene tenere a bada la fantasia: con l'età si impara come possa essere romanzesca la realtà. Egli avrebbe patteggiato per chiudere riservatamente un contenzioso imbarazzante, a protezione della propria o dell'altrui immagine e ora per la stessa ragione manterrebbe il silenzio.
Ma la questione non è più privata e io sono convinto che egli la possa chiarire. Dia la sua versione di quei fatti - che nel comunicato di venerdì aveva indicato come «una vicenda di fastidi telefonici di cui ero stato io la prima vittima» - e saremo tutti con lui.
Intanto gli esprimo la mia personale solidarietà.

© Copyright Liberal, 1° settembre 2009 consultabile online anche qui.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo. CHIARIRE PUBBLICAMENTE. Il fatto non è più privato e riguarda più o meno direttamente la Chiesa Cattolica Italiana. Sgomberare il campo da ogni dubbio, restituire ai fedeli la piena fiducia nei Vescovi.

Anonimo ha detto...

il gup ha secretato gli atti.
se è vero quello che scrive dagospia avvenire e i vescovi sono ricattabili.
si deve uscire da questo empasse.

sam ha detto...

Evviva! Ottimo e chiaro l'intervento di Accattoli: non fa una piega.
Si aggiunga anche che adesso - volente o nolente, vera o falsa che sia, non siamo certamente in grado noi di accertarlo - si è aggiunta la testimonianza di un ex giornalista di Avvenire.
Quindi è doveroso che Boffo chiarisca finalmente la sua verità esplicitamente e non attraverso indiscrezioni e intermediari.

mariateresa ha detto...

sì credo che Accattoli abbia centrato il punto.
Permettetemi di auspicare che venga lasciato fuori Dagospia . Non si sa nemmeno chi scrive veramente lì e per quello che ne so chiunque può inviare qualunque cosa basta che sia succulenta. E' anche vero che i nostri quotidiani lo utlizzano. E' la misura del punto cui siamo arrivati.

Anonimo ha detto...

Questo e' il punto e fino ad ora la reticenza di Boffo non mi e' piaciuta. Perche' oggi Avvenire riporta l'articolo di Nicotri che racconta l'antefatto ma non la versione del direttore che chiuderebbe definitivamente ogni polemica?

Per me o chiarisce o si dimette.

Davide

mariateresa ha detto...

se l'ex giornalista di Avvenire è Adinolfi rimango nel dubbio e fortemente. Lui continua a dire che c'è un'evidenza dei fatti, io penso che evidenti siano per ora il suo astio verso Boffo e il desiderio di un esito "cruento "per il direttore di Avvenire su cui ha lavorato tanto. Credo che come candidato alle primarie, così mi sembra, potrebbe spendere la sua energia altrimenti.Inoltre le categorie dei poteri forti e dei complotti mi hanno rotto gli zebedei anche perchè sono più vecchia di Adinolfi e e le ho dovute subire alla nausea nei miei verdi anni. Niente di questo desiderio di purificazione universale ha mai riformato alcunchè. Può invece capitare, ed è già capitato, che ci vadano di mezzo dei disgraziati.

alberto ha detto...

CHIARISCE O SI DIMETTE. Sono d'accordo. Ma solo dopo che Feltri CHIARISCE COME E DA CHI HA OTTENUTO LA VELINA E SENNO' SI DIMETTE.

Siamo di fronte ad una intimidazione che potrebbe diventare la regola perché generata da un POTERE MONOPOLISTICO E INSOFFERENTE A QUALSIASI CRITICA.

Quindi prima bisogna avere la certezza di non ricevere più bordate malamente fabbricate come questa, eppoi si impone a Boffo di fare chiarezza. Ma prima bisogna fare quadrato perché la posta in gioco non è BOFFO, ma la possibile RICATTABILITA' mediatica che i mezzi di informazione possono mettere in campo.

andrea ghidina ha detto...

Credo sia giusto che Dino Boffo spieghi a fondo. Senza fare nomi, per la riservatezza, senza coinvolgere altre persone. Ma spieghi la sua posizione. Io, come Accattoli, e come Messori, ho piena fiducia in lui.