martedì 3 novembre 2009

Perché non è ancora chiuso il caso degli Anglicani a Roma (Il Foglio)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Perché non è ancora chiuso il caso degli anglicani a Roma

nov 3, 2009 IL FOGLIO

E’ una bella bagarre, quella che sta avendo luogo sotto il cielo del Cupolone, ovvero in Vaticano. Una bagarre che fa temere una replica di quanto accaduto a gennaio con la revoca della scomunica dei lefebvriani: dal “caso Williamson” al “caso Williams” (nel senso di Rowan, primate anglicano).
L’argomento, del resto, è spinoso e riguarda il ritorno di quelle comunità anglicane che lo desiderano sotto Roma, sotto il Papa: da anglicane a cattoliche, dunque, seguendo passo-passo il testo d’una costituzione apostolica.
Già, la costituzione apostolica. Qui sta il punto, qui l’inghippo, qui la scintilla madre di non poche incomprensioni. Il testo ufficiale ancora manca, non c’è.
E ciò sta provocando, in maniera inarrestabile, anticipazioni giornalistiche in merito e, di contro, smentite vaticane. O meglio, una sola smentita vaticana, arrivata sabato scorso.
Una smentita che, se letta approfonditamente, ha del clamoroso. Questa, infatti, riguarda esclusivamente un giornalista, il vaticanista Andrea Tornielli, citato (qui sta il novum) senza che venga nominato il quotidiano per il quale lavora, ovvero il Giornale. Insomma, è come se si volesse colpire non tanto il peccato quanto piuttosto il peccatore. Insieme, è il contenuto della stessa smentita a provocare non poche domande: seppure, infatti, chiarisca meglio alcune questioni oscure, sembra lasciar aperta la questione principale che diversi organi di stampa avevano sollevato (tra questi anche il Foglio).
Ma andiamo con ordine. La bagarre è cominciata un paio di settimane fa. Era esattamente il 20 ottobre. In scena andò una conferenza stampa sui generis. Per la prima volta un cardinale presentava ai giornalisti un documento senza che né lui né loro avessero il testo fra le mani. Il cardinale in questione è il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale William Levada, il successore di Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio. Questi annunciava la possibilità per gli anglicani di essere riammessi al cattolicesimo. Lo faceva senza poter tuttavia rendere disponibile la costituzione apostolica che lui stesso stava illustrando.
Perché la conferenza stampa fosse stata convocata quando ancora il testo non era pronto non è dato saperlo. Anche se c’è chi ha fatto notare – ma la cosa potrebbe essere stata del tutto casuale – la coincidenza temporale dell’assenza da Roma del cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per l’unità dei cristiani.
Fatto sta che molti degli equivoci creatisi successivamente di questa decisione sono figli. Quali equivoci? E’ presto detto: Levada, parlando ai giornalisti, spiegava che per le comunità anglicane riammesse alla piena comunione con Roma sarebbe stata creata una struttura canonica ad hoc, degli ordinariati personali. In questo modo agli anglicani sarebbe stata data la possibilità di conservare il proprio patrimonio liturgico e spirituale. Poi la questione dei preti sposati. Tra gli anglicani, si sa, ve ne sono molti. Secondo le parole di Levada questi saranno ordinati sacerdoti nella chiesa cattolica restando sposati. E la stessa cosa varrà in futuro. Ma come ci si comporterà con i seminaristi presenti e futuri appartenenti a queste stesse comunità? Ci sarà la possibilità di ammettere nella chiesa cattolica seminaristi con moglie? Dalla risposta a questa domanda dipende l’apertura di uno spiraglio e di una deroga alla legge del celibato per la chiesa latina.
Levada, durante la conferenza stampa, a questo riguardo aveva risposto che le posizioni dei seminaristi in questione saranno valutate “caso per caso”.
Ma che cosa egli intendesse esattamente dicendo con quel “caso per caso” non è stato del tutto chiarito. I media – molti dei quali inglesi e nord americani – hanno scritto che sull’argomento c’era (e c’è) molta attesa in Vaticano. E che si stava lavorando affinché la costituzione apostolica chiarisse tutto. Inoltre ricordavano che proprio a motivo di “qualcosa di più che a mere ragioni tecniche” il testo stesse ritardando. Apriti cielo. Ecco arrivare l’uscita di sabato del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, il quale riportando parole di Levada provava a chiarire la questione lasciando invariato – almeno così sembra – il dubbio attorno al punto principale, quello dei futuri seminaristi.
Secondo Levada il ritardo della costituzione apostolica “è puramente tecnico, nel senso che si vuole assicurare la coerenza del linguaggio canonico e dei riferimenti”. Ma la coerenza canonica di una costituzione apostolica con tanto di firma papale non è poi un problema così puramente tecnico.
A conferma di ciò il cardinale – citato da Lombardi – riportava i due paragrafi dell’articolo VI della stessa costituzione (dunque, finalmente un’anticipazione del testo vero e proprio). E aggiungeva: “A proposito dei futuri seminaristi è stato considerato meramente ipotetico il fatto che potrebbero esserci alcuni casi nei quali si potrebbe chiedere una dispensa dalla norma del celibato. Per questo motivo, criteri oggettivi su qualsiasi possibilità – per esempio, seminaristi sposati già in preparazione – devono essere elaborati congiuntamente dall’ordinariato personale e dalla conferenza episcopale e sottoposti alla Santa Sede per l’approvazione”. Dunque, in realtà, la questione non sembra risolta e resta aperta. Si ammette di fatto che eventuali casi di seminaristi che chiedono la dispensa dal celibato ci potranno essere anche in futuro. Occorre attendere di leggere ora tutto il documento per capire se su questo punto specifico sarà fatta definitiva chiarezza in un senso o nell’altro. Ma se le cose rimarranno come sono attualmente non sarà improprio ipotizzare che per la prima volta nella chiesa cattolica di rito latino sarà ufficializzata la possibilità per i seminaristi sposati di accedere al sacerdozio.

Pubblicato sul Foglio martedì 3 novembre 2009

© Copyright Il Foglio, 3 novembre 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso capire l'eccitazione di vaticanisti e connessi giornali, ma senza il testo della costituzione stampato nero su bianco si può affermare tutto e il contrario di tutto. Forse questa segretezza, questo comportamento inusuale della Santa Sede è dovuto alla preccupazione di un possibile nuovo caso. Forse Levada avrebbe dovuto procastinare la conferenza stampa e attendere il testo, ma se non l'ha fatto deve pur aver avuto una valida ragione. O no?
Alessia

Anonimo ha detto...

Se Levada aspettava che i vari Kung si strappassero le vesti, il buon Williams non si sarebbe prestato ad avallare il tutto.Eufemia

mariateresa ha detto...

sono d'accordo con entrambe. Sono un po' stufa di tutti questi fuffigni su un atto che non è stato ancora pubblicato.Credo che Levada abbia fatto bene.
Abbiamo miriagrammi e quintali di esempi di notizie dal sen fuggite e di rane dalla bocca larga e una volta che hanno fatto la figura dei mechi vogliamo dolercene?
Ah no. Si attacchino all'autobus.

Anonimo ha detto...

L'errore secondo me è stato quello di non aver voluto creare un vero e proprio "rito anglicano" (analogamente a quelli orientali già esistenti nella Chiesa): avrebbe sollevato il polverone dell'uniatismo, ma tanto ...polverone per polverone, almeno sarebbe stata una soluzione più chiara e senza troppi cavilli! Secondo me c'è anche chi rema contro il Papa e ha intenzione di creare scompiglio nella comunicazione di queste decisioni

sam ha detto...

Ma siamo sicuri che non ci sarà una Chiesa cattolica di rito anglicano?
Io lo spero molto e così tutti i problemi si risolvono.