venerdì 14 novembre 2008

Mons. Fisichella: «Decretare la fine è una sconfitta civile e morale» (Giansoldati)


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Fisichella: «Decretare la fine è una sconfitta civile e morale»

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Monsignor Fisichella non si dà pace. «Morire di fame e di sete è una delle cose più dolorose e crudeli che ci possano essere».

Ciò che la Chiesa temeva, alla fine si è avverato..

«Quando si arriva a decretare la morte, è sempre una sconfitta. Civile e morale. Mi auguro che questo possa consentire a tanti di capire per cosa dobbiamo lottare. Dovremmo essere più responsabili nei confronti della vita».

Si aspettava un epilogo simile per il caso Englaro?

«Ho sperato sino all’ultimo che questa sentenza non arrivasse, anche perchè il Parlamento sta lavorando per arrivare ad un testo il più possibile condiviso. Penso che si poteva anche aspettare la legge e rispettare così il ruolo del Parlamento».

Magistrati irrispettosi?

«Dico solo che non si capisce come sia possibile che un giudice stabilisca, non si sa bene su quali basi, che lo stato vegetativo sia irreversibile. Nessuno scienziato, nessun medico serio al mondo, ha mai affermato che lo stato vegetativo è irreversibile. Può essere permanente, ma non irreversibile. Ci sono casi che parlano chiaro. Dopo 20 anni ci sono stati risvegli, casi eccezionali, ma..»

Una sentenza di morte?

«Se non è zuppa è pan bagnato. A me piacerebbe sottolineare che una ragazza di 37 anni, con una sua vita, dopo questa decisione, sarà costretta a morire tra atroci dolori perchè le verrano tolti il nutrimento e l’acqua. Questa è l’unica cosa da costatare. Quanto alle definizioni lessicali, quelle lasciano il tempo che trovano. Guardiamo i fatti».

C’è chi attendeva questa decisione..

«In Italia avanza una cultura di morte. Io non riesco a capacitarmi di come vi siano persone che possano arrivare a gioire per una sentenza del genere. Tutto ciò è lontano anni luce dalla visione del cristianesimo. E’ indubbio che nel nostro Paese si sta facendo strada una concezione irrispettosa della vita, dell’uomo. Quanto a noi, credenti e non credenti che crediamo nella vita, siamo chiamati a difendere a denti ancora più stretti la capacità di stare vicino a chi in questo momento soffre. La vita è il dono più prezioso che Dio ci ha fatto. Tuteliamolo».

E’ eutanasia?

«Questa sentenza apre di fatto la strada all’eutanasia. Mi auguro che gli italiani possano essere informati pienamente dello stato in cui si trovava Eluana, soprattutto di ciò che hanno stabilito i giudici e di quale sarà la fine che farà questa ragazza. Come faccio a non esprimere sgomento. Non pensavo che gli italiani meritassero di entrare nel novero di quelle popolazioni costrette ad assistere a morti del genere. Eluana è una persona viva, che respira e ha la sua esistenza. Facciamo tanto per curare le persone anoressiche e poi..».

Al padre di Eluana cosa vorrebbe dire?

«Che provo profondo rispetto per lui. Pregherò per lui. Mi sento molto vicino ai familiari delle duemila persone che in Italia vivono la stessa condizione di Eluana e chiedono di essere aiutati affinchè i loro cari possano continuare a restare in vita».

© Copyright Il Messaggero, 14 novembre 2008 consultabile online anche qui.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo adesso che delle suore di Lecco vorrebbero tenere Eluana, da accudire. Chissà che seguito ci sarà....Si può sperare qualcosa da questa richiesta?

Anonimo ha detto...

Giuliano Ferrara su Il Foglio:
Fatele un'iniezione letale
http://www.ilfoglio.it/
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia.
Ciao Carla, le suore hanno fatto bene a proporsi, ma la decisione ultima spetta al padre di Eluana.
R.

euge ha detto...

Cara Carla io mi auguro che sia dato corso alla richiesta di queste Suore ma, da come si sono messe le cose, sono piuttosto scettica.