martedì 14 aprile 2009

Il Papa: la Risurrezione non una favola ma storia. Nel saluto all’Italia il pensiero ai terremotati d’Abruzzo (Mazza)


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Il Papa: "La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua "pasqua", il suo "passaggio", che ha aperto una "nuova via" tra la terra e il Cielo..." (Messaggio Pasquale "Urbi et Orbi")

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Il Papa: la Risurrezione non una favola ma storia

Nel saluto all’Italia il pensiero ai terremotati d’Abruzzo

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

La Risurrezione di Cristo.
Evento centrale della storia.
Per i credenti essa «ha gettato un ponte fra il mondo e la vita eterna, sul quale ogni uomo e donna può passare per giungere alla vera meta del nostro pellegrinaggio eterno».
Il suo annuncio al mondo «illumina le zone buie in cui viviamo», perché la risurrezione «non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua 'pasqua'... Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba».
Dalla Messa del giorno di Pasqua al Messaggio Urbi et Orbi, e ancora ieri durante la recita del Regina Coeli da Castel Gandolfo, Benedetto XVI è tornato a rilanciare in diverse forme il messaggio di speranza che la Chiesa annuncia nel giorno in cui si celebra la Risurrezione del Signore. Con un pensiero sempre rivolto ai drammi del mondo, a iniziare dalla Terra Santa, e fino all’incoraggiamento rivolto ai terremotati dell’Abruzzo, che il Papa, nel primo degli auguri di Pasqua in 63 lingue rivolti dalla loggia delle benedizioni di San Pietro, ha esortato al «coraggio», alla «giustizia» e alle «solidarietà» per potere «costruire uniti il futuro».
Davanti alle oltre centomila persone che non hanno voluto mancare l’appuntamento con la Messa di Pasqua e il successivo Messaggio, pronunciato in mondovisione, Benedetto XVI ha come detto lanciato anche un forte appello per nuovi sforzi di pace in Terra Santa e per ridare giustizia, cibo e dignità all’Africa.
In particolare, a ormai poche settimane dal viaggio che per otto giorni lo porterà in Giordania, Israele e nei Territori palestinesi, ha sottolineato come «la difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelo-palestinese». Al termine del Messaggio Urbi et Orbi, come di consueto, Papa Ratzinger ha rivolto gli auguri di Buona Pasqua in mondovisione, Le lingue usate quest’anno sono state 63, la prima delle quali, come sempre, è stata anche domenica scorsa l’italiano, rivolgendosi a «uomini e donne d’Italia» e «in particolare a quanti soffrono a causa del terremoto», augurando tra gli applausi dei presenti che «il Cristo risuscitato guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà, di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza». Benedetto XVI, come noto, ha annunciato il suo desiderio di recarsi «appena possibile» in Abruzzo, per dimostrare la propria vicinanza a quanti sono stati colpiti dal terremoto. La data non è stata ancora fissata, perché si aspetta il 'via libera' della Protezione civile, e si sta lavorando perché possa avvenire prima del già programmato viaggio in Medio Oriente, che sarà dall’8 al 15 maggio prossimo. Nell’attesa di potersi fare fisicamente vicino alla popolazione colpita, il Papa ha comunque manifestato la propria solidarietà facendo arrivare al vescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, una significativa somma in denaro, paramenti e calici da Messa, oltre a 500 uova di Pasqua per i bambini.
Domenica, conclusi i riti della Settimana Santa, papa Ratzinger s’è trasferito nella residenza estiva di Castel Gandolfo, dove trascorrerà alcuni giorni di riposo, probabilmente tutta la settimana – ma tornando in Vaticano domani per l’udienza generale – e dunque anche il suo 82° compleanno, che cade giovedì prossimo, 16 aprile.
Ed è dalla loggia interna della residenza estiva che ieri, mezzogiorno, Benedetto XVI s’è affacciato, salutato da alcune migliaia di fedeli, per guidare la recita del Regina Coeli, la preghiera che da dopo Pasqua e fino alla Pentecoste sostituisce l’Angelus.
Con i presenti, moltissimi dei quali stranieri, il Pontefice è tornato a riflettere sul senso della risurrezione, «ponte fra il mondo e la vita eterna» sul quale tutti possono transitare, che «ci assicura che il piano divino della salvezza si compirà certamente. Ecco perché la sua Pasqua è veramente la nostra speranza». Da qui la sollecitazione a vivere «in santità di vita, camminando senza sosta verso la Pasqua eterna, sorretti dalla consapevolezza che le difficoltà, le lotte, le prove, le sofferenze dell’umana esistenza, compresa la morte, ormai non potranno più separarci dall’amore di Dio».
Nella festosa atmosfera generata dai canti e dalle grida di saluto dei pellegrini, Benedetto XVI ha quindi salutato i presenti in varie lingue. Rivolgendosi agli italiani, s’è indirizzato in particolare ai fedeli della parrocchia San Pietro di Albano, accompagnati dal vescovo monsignor Marcello Semeraro e dal parroco, felicitandosi per la loro iniziativa dell’adorazione eucaristica continuata.

© Copyright Avvenire, 14 aprile 2009

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