martedì 14 aprile 2009
Messaggio Urbi et Orbi, il commento del biblista José Miguel Garcia: nel Vangelo sono raccontati fatti oggettivi (Fazzini)
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Il biblista: nel Vangelo sono raccontati fatti oggettivi
José Miguel Garcia: gli apostoli non possedevano le categorie mentali per «inventarsi» Cristo Risorto
DI LORENZO FAZZINI
«La Risurrezione è un fatto storico, comprovato da segni sensibili e testimonianze oggettive. Nell’incontro con la vita nuova offerta da Cristo, segnata dall’amore gratuito, si può iniziare a comprendere questo mistero».
Don José Miguel Garcia, biblista spagnolo, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà di Teologia San Damaso di Madrid, è autore del recente «Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo », in Italia edito dalla Bur.
Attualmente a Gerusalemme per motivi di ricerca, Garcia spiega le ragioni storiche dell’evento della Risurrezione e giudica l’esperienza concreta decisiva per offrire motivi di comprensione del mistero cristiano per eccellenza, Gesù risorto.
A Pasqua Benedetto XVI ha ribadito che la Risurrezione di Cristo non è una favola ma una realtà storica rivelata.
Nei Vangeli ci sono vari segni che sostengono la giusta affermazione del Papa. Nessun uomo ha visto l’evento della Risurrezione, ma vi è il segno concreto e tangibile della tomba vuota: è archeologicamente accertato che quella custodita al Santo Sepolcro era veramente la tomba di Cristo. Ma anche questo è un segno, certamente importante, della Risurrezione, altrimenti mancherebbero le condizioni per dire che Cristo è risorto. Non è però un fatto dimostrativo: le donne che giunsero alla tomba pensavano che il corpo di Gesù fosse stato rubato! Non si passa automaticamente dalla tomba vuota alla constatazione della resurrezione.
Qual è il fatto dimostrativo fondamentale?
Sono le apparizioni del Risorto agli apostoli e ai discepoli, a quella compagnia di persone formatasi intorno a lui. Queste apparizioni, eventi storici accaduti in un certo tempo e un determinato luogo, sono fatti accertabili, non episodi soggettivi ma oggettivi. La tomba vuota è la condizione perché la Risurrezione sia avvenuta, ma sono le apparizioni del Risorto che ne danno la dimostrazione storica riscontrabile in via oggettiva.
Dunque anche le prove 'scientifiche' della Risurrezione non sarebbero sufficienti?
Esatto. Non bastano i segni concreti, sono molto importanti le testimonianze storiche di chi ha visto Cristo risorto. Gli apostoli, in quanto ebrei, credevano nella Risurrezione ma se la aspettavano alla fine dei tempi. Quando Gesù, durante la sua predicazione, parla della propria Risurrezione, essi non capiscono cosa voglia dire: non avevano le categorie mentali per 'inventare' la Risurrezione! Per loro si è trattato di una novità completa.
Benedetto XVI, durante la Veglia pasquale, ha evidenziato come, se il Natale «ci è in qualche modo immediatamente comprensibile », capire la Risurrezione è qualcosa di più arduo.
È vero, la nascita di un bambino è sperimentabile facilmente: nel caso di Gesù, tutti potevano vederlo in casa sua. Ma anche lì non era facile capire subito la portata di quell’evento, cioè che la presenza del Mistero tra di noi passava tramite quel Bambino. La Risurrezione di Cristo è qualcosa che succede nell’al di là ma si manifesta nell’al di qua. Quando la Scrittura parla di «Gesù che si è assiso alla destra del Padre», si riferisce sempre a eventi che avvengono al di là di noi.
Quali le modalità più giuste con cui entrare in conl’intervista tatto con il mistero della Risurrezione?
Non lo si capisce con ragionamenti umani o leggendo libri sull’argomento: l’unico modo è partecipare alla vita nuova che Gesù comunica con la sua resurrezione attraverso la Chiesa. Ad esempio, sperimentando l’amore gratuito e totale di tanti uomini e donne, come i santi o la famiglie che danno accoglienza ai malati che nessuno vuole o ai bambini abbandonati. La Lettera a Diogneto spiega bene la novità di questa umanità che non era mai esistita prima, ma che ora è possibile proprio grazie a Cristo.
© Copyright Avvenire, 14 aprile 2009
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1 commento:
Raffa, su Cronache di Liberal di Luigi Accattoli: Pasqua, povertà, pace: le tre "p" di Ratzinger.
Alessia
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