giovedì 9 aprile 2009

Maria nel mistero pasquale. La riflessione di Giovanni Paolo II (Osservatore Romano)


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La riflessione di Giovanni Paolo II

Maria nel mistero pasquale

di Salvatore Perrella

Tra i tanti meriti di Giovanni Paolo II - del quale in questi giorni si ricorda il quarto anniversario della morte - vi è anche quello di aver rinsaldato e accordato, alla luce degli insegnamenti del concilio Vaticano ii e di Paolo vi, la pietà mariana nell'alveo dell'unico culto cristiano, specialmente liturgico. Egli ha ridato, con motivazioni e strumenti diversi, maggiore attenzione e visibilità alla presenza della Vergine Maria nel complesso delle celebrazioni liturgiche e popolari del mistero pasquale del Signore.
La Lumen gentium - la costituzione dogmatica sulla Chiesa del concilio Vaticano ii - nel capitolo dedicato a Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, alla luce della stessa Scrittura, ha autorevolmente insegnato e sottolineato un fatto indubitabile che appare nei Vangeli: la Vergine significativamente non è stata assente in nessuno dei momenti decisivi e strategici, che hanno concretato l'evento storico e il ministero messianico di Gesù. Infatti, ella è stata presente:
- nell'incarnazione redentrice, quando la Vergine per mezzo del suo ministero materno fu associata al fiat del Verbo al Padre rendendo disponibile liberamente, totalmente e consapevolmente tutta se stessa per essere, per tutti i suoi fratelli e sorelle in Adamo, la tenda dello Spirito e il segno luminoso di un'umanità gratificata e riconciliata dal e col Signore;
- agli albori del ministero pubblico, quando la Madre e Serva del Signore invitata alle nozze (simbolo della Nuova Alleanza ed epifania messianica di Gesù) provocò e additò - nonostante un dialogo difficile da spiegare, sul cui senso l'esegesi contemporanea rimane ancora esitante - nella persona del Figlio il Messia atteso;
- nel sacrificio pasquale e salvifico dell'Agnello di Dio, dove Gesù stesso condivise coi suoi discepoli anche il dono della Madre. Da quell'ora, la maternità salvifica e spirituale di Maria si estende da Cristo all'intera Chiesa, e questo non per scelta dei cristiani ma per esplicita volontà del Signore;
- nella Pentecoste della Chiesa quando la Madre del Risorto fu scorta con gli apostoli nella Chiesa e con la Chiesa di Gerusalemme, in attesa orante dello Spirito promesso dal Crocifisso asceso presso il Padre. Il dono dello Spirito ufficializza l'atto di nascita della Chiesa. In essa confluiscono reminiscenze della genesi d'Israele, come popolo dell'Alleanza al Sinai, e anche della genesi del Figlio dell'Altissimo a opera del Paraclito. Dal giorno di Pentecoste la Madre di Gesù non ha smesso di esser presente nella preghiera ai discepoli del Signore.
Accogliere il Dio trinitario di Cristo significa, per volontà stessa di Gesù, accogliere nella propria esperienza credente, spirituale e liturgica anche Santa Maria. La riforma seguita al concilio ha riguardato anche la celebrazione liturgica e devozionale di Santa Maria, cioè il cosiddetto "culto mariano", elemento qualificante la fede, gli atteggiamenti di fede e la celebrazione della fede del popolo cristiano. Infatti, la Madre del Figlio di Dio ha sempre occupato un posto di tutto rilievo nelle liturgie cristiane d'Oriente e d'Occidente. La riforma ha poi richiamato l'attenzione di teologi e liturgisti sul fatto globale della presenza della Madre di Cristo come dato gravido di conseguenze d'ordine pastorale, spirituale, e, non ultimo, ecumenico.
Un tema poco approfondito è quello della presenza della Vergine nell'evento della risurrezione e delle correlative apparizioni del Signore risorto; di solito, per le chiare referenze evangeliche, ci si sofferma sul mistero della Madre ai piedi della Croce. Circostanza che ha portato gradualmente a un notevole incremento di tale memoria nella liturgia ecclesiale e nella pietà popolare. Per cui da più parti, specie dopo la riforma liturgica postconciliare, s'è avvertita la necessità di approfondire la presenza-partecipazione di Maria a tutto il mistero pasquale, appurando, per quanto è possibile, la fondatezza o la verosimiglianza del presunto incontro del Signore risorto con sua Madre. Sulla base di ciò Giovanni Paolo II nella catechesi di mercoledì 21 maggio 1997, ha asserito che presente "sul Calvario durante il Venerdì Santo e nel Cenacolo a Pentecoste, la Vergine Santissima è probabilmente stata testimone privilegiata anche della risurrezione di Cristo, completando in tal modo la sua partecipazione a tutti i momenti essenziali del Mistero pasquale. Accogliendo Gesù risorto, Maria è inoltre segno ed anticipazione dell'umanità, che spera nel raggiungimento della sua piena realizzazione mediante la risurrezione dai morti". Giovanni Paolo II nella stessa catechesi ha riportato alla memoria dei fedeli un'antica e quasi dimenticata tradizione patristica circa una probabile apparizione del Risorto alla Madre; episodio evidentemente sconosciuto alla Bibbia. Infatti, ha osservato Papa Wojtyla, "i Vangeli riportano diverse apparizioni del Risorto, ma non l'incontro di Gesù con sua Madre. Questo silenzio non deve portare a concludere che dopo la Risurrezione Cristo non sia apparso a Maria; ci invita invece a ricercare i motivi di una tale scelta da parte degli evangelisti. Ipotizzando una "omissione", essa potrebbe essere attribuita al fatto che quanto è necessario per la nostra conoscenza salvifica è affidato alla parola di "testimoni prescelti da Dio", cioè agli Apostoli, i quali "con grande forza" hanno reso testimonianza della risurrezione del Signore Gesù". Prima che a loro, Gesù Risorto è apparso ad alcune donne fedeli a motivo della loro funzione ecclesiale: "Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno" (Matteo, 28,10); come anche, come testimonia san Paolo, era apparso "a più di cinquecento fratelli in una sola volta" (Prima Lettera ai Corinzi, 15, 6). A questo punto Giovanni Paolo II ha proposto un'interessante osservazione sul possibile perché del "silenzio" dei Vangeli sulla presunta apparizione del Risorto alla Madre: "Se gli autori del Nuovo Testamento non parlano dell'incontro della Madre con il Figlio risorto, ciò è, forse, attribuibile al fatto che una simile testimonianza avrebbe potuto essere considerata, da parte di coloro che negavano la risurrezione del Signore, troppo interessata, e quindi non degna di fede (...) La Vergine, presente nella prima comunità dei discepoli, come potrebbe essere stata esclusa dal numero di coloro che hanno incontrato il suo divin Figlio risuscitato dai morti?". Papa Wojtyla ha esposto così le sue non peregrine "ragioni" sul perché riteneva probabile che Maria sia stata la prima persona a ricevere l'apparizione del Risorto: "È anzi legittimo pensare che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui Gesù risorto è apparso. L'assenza di Maria dal gruppo delle donne che all'alba si reca al sepolcro, non potrebbe forse costituire un indizio del fatto che Ella aveva già incontrato Gesù? Questa deduzione troverebbe conferma anche nel dato che le prime testimoni della risurrezione, per volere di Gesù, sono state le donne, le quali erano rimaste fedeli ai piedi della Croce, e quindi più salde nella fede. Ad una di loro, Maria Maddalena, infatti, il Risorto affida il messaggio da trasmettere agli Apostoli. Anche questo elemento consente forse di pensare a Gesù che si mostra prima a sua Madre, Colei che è rimasta la più fedele e nella prova ha conservato integra la fede".
Questa tradizione risale a epoca remota; essa è documentata almeno dal iv secolo e conta numerose voci di Padri e Scrittori ecclesiastici soprattutto in Oriente, ma anche in Occidente. Non si può sottacere, inoltre, il fatto che approvato da Giovanni Paolo II nell'aprile dell'"anno magni iubilae 2000" e pubblicato nel 2002, il Missale romanum riformato secondo i principi del concilio Vaticano ii, con la sua editio typica tertia, ha dato ampio spazio alla celebrazione della Vergine nell'arco dell'intero anno liturgico. Infatti, a prescindere dalle solennità e dalle feste e memorie proprie, il Commune beatae Mariae Virginis, rispetto all'edizione del 1975, ha subito un ampliamento notevole, passando dai precedenti sette agli attuali undici formulari. La fonte di riferimento è soprattutto la Collectio Missarum de beata Maria Virgine, con la ricchezza dell'eucologia e delle tematiche mariane presenti. Con la terza edizione del Messale romano, la memoria di Maria è entrata, seppur discretamente e incisivamente, anche nella celebrazione liturgica annuale del triduo pasquale, con la possibilità di cantare nella liturgia del Venerdì santo l'antico canto popolare dello Stabat Mater, partecipando empaticamente al dolore della Mater Dei per la morte dell'Agnello del nostro riscatto; come anche del rallegrarsi con la Vergine per l'avvenuta risurrezione del Figlio con il canto del Regina caeli al termine della Veglia di Pasqua: questo fu l'evento che pienamente realizzò la sua speranza e attesa e all'intera umanità donò la salvezza.

(©L'Osservatore Romano - 9 aprile 2009)

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