sabato 3 ottobre 2009

I Media e il Papa: un anno difficile (il testo dell'intervento del card. Angelo Bagnasco)


I MEDIA E BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

I Media e il Papa: un anno difficile

Saluto e ringrazio Sua Eminenza il Cardinale Presidente e tutti i Confratelli nell’Episcopato per l’invito a illustrare questo significativo tema: “I Media e il Papa: un anno difficile”.

Si tratta di un tema complesso e assai rilevante, considerata l’importanza assunta nell’odierna società globalizzata dai mezzi di comunicazione e i rischi connessi a un loro uso distorto, soprattutto oggi che, “in modo sempre più marcato, la comunicazione sembra avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede” (Benedetto XVI, Messaggio per la 42° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 24 gennaio 2008).
In base all’analisi dell’esperienza italiana, che offre un punto di osservazione per molti aspetti privilegiato, si può affermare che in un primo periodo la rappresentazione mediatica del pontificato di Benedetto XVI è stata nel complesso adeguata e sostanzialmente positiva.
Le perplessità di qualche commentatore, legate per lo più alla proiezione sul nuovo Pontefice degli stereotipi non sempre del tutto positivi riferiti al cardinale Ratzinger ovvero alla sua presunta scarsa capacità comunicativa, sono state ben presto superate o comunque ridimensionate da un giudizio più attento ai contenuti del magistero, e dal riconoscimento della particolare attrattiva esercitata dal Papa sulle folle nonostante il suo stile volutamente sobrio, incentrato sulla parola più che sui gesti.
Questa attrattiva è stata alimentata da alcuni grandi eventi che si sono imposti dal punto di vista mediatico, come ad esempio la visita alla sinagoga di Colonia, compiuta durante il primo viaggio in Germania, il 19 agosto 2005, oppure la visita al campo di concentramento di Auschwitz–Birkenau, compiuta in occasione del viaggio in Polonia, il 28 maggio 2006 o ancora la visita alla Moschea Blu di Istanbul, compiuta durante il viaggio in Turchia, il 30 novembre 2006, o infine la lectio magistralis all’Università di Regensburg del 12 settembre 2006.
Oltre a questi eventi di notevole impatto, l’attenzione dei media è stata catalizzata dagli interventi di Benedetto XVI sui cosiddetti “principi non negoziabili” o sulle radici cristiane dell’Europa, cha hanno suscitato un vivace dibattito nell’opinione pubblica dei principali paesi europei.
Una minore considerazione è stata invece riservata a taluni incontri densi di significato per la vita ordinaria della Chiesa, come le visite alle parrocchie di Roma, i colloqui con i gruppi e le catechesi del mercoledì, che in realtà rappresentano spesso l’occasione per un’attività di predicazione e testimonianza da parte del Papa che meriterebbe ben altro rilievo e approfondimento.
Si avverte qui il rischio, emerso già a partire dal secondo anno di pontificato e via via accentuatosi, di una rappresentazione mediatica riduttiva, che tende a sottodimensionare il Papa testimone e predicatore del Vangelo e a sovrarappresentare il Papa intellettuale e politico, a enfatizzare gli interventi ritenuti potenzialmente conflittuali, giudicati più utili a fare notizia, e a trascurare alcuni temi di fondo che rivelano le priorità del Pontificato.
Queste ben note priorità possono essere brevemente richiamate.
La prima é rappresentata da Dio stesso, dal rapporto con Lui e dalla fede in Lui tramite il Signore Gesù Cristo che lo ha rivelato a noi. In questa prospettiva si può parlare anche di una priorità “cristologica”, manifestata in particolare nel libro Gesù di Nazaret, che spinge Benedetto XVI a riaffermare con forza che Gesù Cristo è la via a Dio Padre, il nostro unico salvatore, la vera sostanza della fede cristiana.
La Chiesa deve rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio. Questa missione si realizza anzitutto attraverso la preghiera, personale e liturgica, e richiede di avere a cuore l’unità dei credenti: sono queste, la preghiera e l’unità dei credenti, ulteriori priorità dell’attuale pontificato che coinvolgono tutti, ciascuno per la propria responsabilità.
Un’ultima priorità che pare qui opportuno richiamare riguarda la chiarificazione di un autentico concetto di libertà, necessaria per la vita della persona e per il bene della società. A questo proposito Benedetto XVI, rifiutando ogni etica e concezione riferibili a quella che ha definito come “dittatura del relativismo”, sottolinea che la libertà della persona è per sua natura relazionale e non può escludere la responsabilità verso l’altro. La libertà è tale, si può osservare, solo in relazione con il valore indisponibile di ogni vita, della pace, della giustizia, della solidarietà e di tutti i beni umani fondamentali al cui apprezzamento e rispetto essa peraltro ha bisogno di essere educata.
Se si ignora o trascura questo quadro di priorità nel quale si collocano i diversi interventi del Pontefice è difficile evitare rappresentazioni parziali e fuorvianti, critiche ideologiche e preconcette, letture volte a far dire al Papa ciò che egli con tutta evidenza non dice, fino ad alimentare persino forme di ostracismo estranee alla dialettica democratica.
Rientrano in questa tipo di deriva mediatica alcuni recenti polemiche, come ad esempio quelle conseguenti al celebre discorso di Ratisbona, al Motu proprio che consente l’uso della liturgia preconciliare, o alla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, o ai chiarimenti circa la natura del dialogo interreligioso, o alle considerazioni sui limiti dell’uso dei preservativi svolte nel corso del viaggio in Africa.
In tutti questi casi, una rappresentazione corretta avrebbe consentito di superare i fraintendimenti e di chiarire l’effettiva portata di interventi che, lungi dal giustificare talune aspre critiche ch si sono registrate, in realtà sviluppano coerentemente alcune linee guida del pontificato e le priorità sopra richiamate.
É stata invece preferita una lettura parziale e non di rado francamente scorretta, che induce a domandarsi se in alcune componenti della cultura e dei mezzi di informazione non si stia facendo strada un anticlericalismo interessato a nascondere il vero volto della Chiesa e a distorcere il significato del suo messaggio, così che questo risuoni come incoerente o anacronistico e la Chiesa appaia animata solo dalla volontà «di alzare muri e scavare fossati», soprattutto in materia di etica. Sarebbe questa la Chiesa dei «no», nemica dell’uomo e indifferente ai suoi bisogni, oscurantista e contraria alla razionalità scientifica.
In realtà, segnalare i rischi che la mancanza del rispetto incondizionato per l’essere umano può comportare per la dignità dell’uomo non è certamente segno né di ostilità verso la scienza né di ottusa resistenza verso il moderno; è compito della Chiesa segnalarli, la loro segnalazione è piuttosto un sintomo di sollecitudine e di amicizia: l’amico non può non segnalare un pericolo.
Il più della Chiesa è condensabile nel grande «sì» con cui risponde all’amore del Signore indicando Lui a tutti. Per questo parla principalmente di Dio e della vita eterna, destinata cioè a non finire. Parla di speranza e di felicità. Alcuni «no», che ad un certo punto la Chiesa reputa di dover dire, sono il risvolto esatto di un’etica del «sì», e ancora più a fondo di un’etica dell’amore, in nome della quale non si può, per ottenere un facile quanto effimero consenso, scambiare, a danno di chicchessia, il male per il bene.
Si vorrebbe forse da parte di taluni ambienti una Chiesa o supinamente allineata sull’opinione che si autoproclama prevalente e progressista, o semplicemente muta. Le linee di demarcazione chiare, che impongono scelte a volte laceranti per le coscienze e quasi sempre non facili, non sono certamente in sintonia con un mondo dove la relatività (o il relativismo) dell’etica e della morale sottrae la scelta alla coscienza per consegnarla in un limbo dove tutto è al di là del bene e del male.
Tuttavia, la Chiesa non può venire meno alla propria missione. Esprimere liberamente la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza non può essere scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato.
La Chiesa non vuole imporre a nessuno la propria morale “religiosa”: essa enuncia da sempre e non può non enunciare – insieme a principi tipicamente religiosi – i valori fondamentali che definiscono la persona e ne garantiscono la dignità, senza alimentare polemiche ma privilegiando sempre il metodo del confronto sereno e costruttivo e la ricerca del bene comune.
Un ruolo essenziale per la conoscenza e la diffusione di tali valori, richiamati con esemplare chiarezza dal magistero di Benedetto XVI, spetta oggi ai mezzi di comunicazione. Si può auspicare che nell’esercizio di un compito così delicato prevalgano sempre le ragioni e i criteri di una responsabilità deontologica che, se non esclude la possibilità di critiche fondate e costruttive, tuttavia trova la propria ultima verifica nella capacità di contribuire alla conoscenza e alla ricerca della verità.

Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Qualche riflessione.
Concordo al cento per cento con il card. Bagnasco.
I media presentano in modo riduttivo il messaggio del Santo Padre: ignorano eventi importantissimi, trascurano gran parte del suo Magistero perche' evidentemente ancora ancorati al culto del gesto ad effetto.
Con Benedetto XVI c'e' da lavorare, da riflettere, da ponderare...
Vengono al contrario sottolineati gli elementi tesi a fare polemica.
Bene quindi il cardinale Bagnasco anche se avrei voluto leggere una certa autocritica da parte dei vescovi.
Spesso i media hanno buon gioco perche' la Chiesa non appare unita. Lo abbiamo visto con il Summorum Pontificum, con la revoca della scomunica ai lefebvriani, con il video della BBC, con la mancata visita alla Sapienza.
Piu' unita' e meno personalismi. In questo modo i media sarebbero costretti a far parlare i fatti e non i prelati di opposizione al Papa.

R.

11 commenti:

euge ha detto...

Come te Raffaella anch'io condivido l'analisi di Bagnasco ma, è da rimarcare il fatto, che ci sono sempre proprio tra i porporati e tra i vescovi, chi lancia proclami che sono in aperta contraddizione con il Magistero Petrino e qui, come hai sottolineato tu, ci stava bene una bella autocritica. Del resto, la stampa fa il suo mestiere soprattutto, quella anticlericale per eccellenza, che non attende altro per enfatizzare questi episodi di contrasto, per poi magari scaricarne le colpe sul Pontefice. Attenzione: cari signori vescovi e cardinali che nella maggior parte delle volte, siete voi stessi con la vostra smania di protagonismo in senso opposto, a creare molti spunti per danneggiare l'operato paziente, forte ed efficace di Benedetto XVI; finendo proprio voi nel creare degli stereotipi che non rispecchiano minimamente la figura e la persona del Papa.

Anonimo ha detto...

Già!!!!!!!! Vedi caso Lefrevriani!

Anonimo ha detto...

Su questo versante cara Raffaella è proprio ridicolo sentire che Avvenire è sceso in piazza oggi per la libertà di stampa, proprio a fianco di quelli da cui la Chiesa ha più da temere, Repubblica e soci che ora usa il miele ma fino a ieri ha usato il veleno e ancora lo usa per criticare la stessa Chiesa, salvo astenersi dal criticare i vescovi di sinistra. E' proprio una vergogna. Scommetto che avranno allestito una sedia gestatoria per portarvi in processione il martire e servo di Dio Dino Boffo. Veramente ridicolo.

euge ha detto...

per anonimo: Gli alleati che sta cercando la CEI sono quelli sbagliati. Obiettivamente, oggi come oggi secondo il mio parere, la chiesa non dovrebbe cercarsi alleati ne a destra ne a sinistra; la chiesa non è nata per fare politica ma, per ben altro. E' allucinante il fatto che certi prelati continuino alla prima occasione a schierarsi ora con uno ed ora con l'altro; mentre, l'unico a cui devono fedeltà ed obbedienza, è spesso oggetto inconsapevole delle loro macchianzioni di cui poi, paga regolarmente le conseguenze.

Anonimo ha detto...

Veramente anche certi notiziari di Radio vaticana, come quelli francese e tedeschi, sono molto allarmati per la libertà d'informazione in Italia. Ormai che stiamo sotto un regime è diventato un luogo comune anche per Damian Thompson e solo nei paesi dell'est (che il regime se lo ricordano bene) sono meno allarmati per la nostra libertà. Saluti, Eufemia.

mariateresa ha detto...

devo dire che concordo con il cardinale Bagnasco . Sì, si è espresso bene. E questo riassunto a futura memoria credo che serva anche a ricordare a taluni che certe vicende non si dimenticano.In alcuni casi gridano ancora vendetta.
Quanto alla CEI, proprio per il suo ruolo, essere tirata a destra o a manca è nell'ordine delle cose, con una politica italiana fetente e vuota come un tubo vuoto, e quindi è imperativo assoluto prendere le distanze ogni qualvolta ( e sarà spesso) sarà necessario. Quanto alle voci stonate credo che dobbiamo farci il callo perchè ci sono sempre state.Mi fa piacere comunque che si siano messi i puntini sulle i.

Fabiola ha detto...

Tiepido. Certo condivisibile ma tiepido.
E concordo con voi. Troppi motivi di distorsione del magistero di Benedetto vengono forniti ai media dall'interno della Chiesa.
Tra l'altro, è impressionante il silenzio totale di organi di stampa
ecclesiali (giornali diocesani, riviste "missionarie"...)circa l'insegnamento del Papa. Silenzio, quando non critica aperta.

laura ha detto...

Finalmente! Benedetto non fa spettacolo, ma chi Lo ascolta si converte

Anonimo ha detto...

I giornalisti, vaticanisto o no, possono avere anche una formazione che spesso li rende "intellettualmente strabici", ma ai vescovi non è concesso. Il papa è stato eletto, ha accettato e ubbidito alla volontà divina: ora i cardinali facciano un corpo solo con lui (e non solo per il Summorum Pontificum) - è questione di fede e amore al Signore e alla Chiesa.

euge ha detto...

Per anonimo delle 23.51 : Hai centrato il problema. Infatti, sono vescovi e cardinali insieme alle loro esternazioni, a fornire materiale su un piatto d'argento alla stampa anticlericale e non solo.

etoile2009 ha detto...

Sono dolente di ssere una voce fuori dal coro.
Non avrei il pessimismo di Bagnasco, ma il realismo dei fatti. I mass media fanno il loro mestiere.
Nalla circolarità della comunicazione non sono preoccupato per le notizie di cui i media danno conto, ma della notizia stessa.
Come è stato gestito l'affare lefebvriani? E l'affare Boffo? e l'affare St. Polten (Austria)?
E le dichiarazioni del vescovo di Stoccolma e del Nunzio in Svezia?
In Vaticano chi ha taciuto.
Come si fa a dare solidarietà a Boffo "condannato" (e non mi importa della condanna di Boffo, ma alla espriessione di solidarietà di Bagnasco!) e non pretendere che la stampa ci sbrani?
Credo che la chiesa dovrebbe diventare nei fatti più amica dei media.Non deve temerli, sapendo che essi sono laici, anzi laicisti e fanno il loro mestiere. A noi IL DOVERE della coerenza.
Più che i media temo DA TROPPO TEMPO ORMAI UN ATTACCO ALLA PERSONA AMATA DI BENEDETTO XVI DA PARTE DELLE GERARCHIE A LUI MOLTO VICINE
tau