sabato 24 ottobre 2009

Il Sinodo per l'Africa: «Non c'è tempo da perdere. L'Africa deve cambiare» (Bobbio)


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«Non c'è tempo da perdere
L'Africa deve cambiare»


Il sofferto appello al mondo del Sinodo speciale dei vescovi
Sotto accusa l'Occidente ma anche i leader locali conniventi


Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Non c'è tempo da perdere.
L'appello al mondo dei 244 vescovi del Sinodo speciale per l'Africa è perentorio, chiaro e diretto. È il grido dell'Africa che chiede dignità e giustizia e scongiura i ricchi di smetterla con rapina e il saccheggio delle sue risorse, dei suoi uomini e donne e bambini.
Il mondo lo ascolterà?
Il testo – sette capitoli con un'introduzione e una conclusione – è stato presentato ieri. È il messaggio finale dei vescovi, è la voce dell'Africa. Oggi in Vaticano verranno illustrate le cosiddette «preposizioni finali», cioè il riassunto delle questioni più dibattute durante tre settimane di Sinodo, che serviranno come base al Papa per redigere l'esortazione post-sinodale, inviata a tutta la Chiesa.
Ieri l'arcivescovo nigeriano Onaiyekan, che presiedeva la commissione incaricata di scrivere il massaggio, ha spiegato che è necessario avere oggi «un'esatta percezione della realtà del continente africano» e il documento «senza alcun filtro, mostra le luce e le ombre dell'Africa».
Ad un certo punto si legge che «non c'è tempo da perdere» e che anche «l'Africa deve cambiare e non deve abbandonare alla disperazione». Insomma la rapina, la devastazione dell'ambiente e i drammi che vivono gli africani non avvengono solo per causa del resto del mondo, ma trovano complicità nei politici locali, che «tradiscono e svendono le proprie nazioni». È dunque anche un appello ai leader africani, i quali, ha esortato monsignor Onaiyekan, «dovrebbero cominciare ad opporsi a tutto ciò che lede i diritti dei loro popoli». Riguardo alle ingerenze internazionali il vescovo ha ripreso la proposta di un codice di condotta internazionale a cui si devono conformare le multinazionali, soprattutto quelle del settore minerario.
Il testo è assai preciso, pugno nello stomaco alle vergogne dell'Occidente ricco e ai suoi complici africani, ma non è assolutamente privo di speranza.
La parte più ampia del messaggio è quella dedicata alla spiritualità africana, a quanto la Chiesa fa per la riconciliazione, per la giustizia e la promozione della pace. Il vescovo nigeriano ha osservato che se queste risorse non vengono messe in luce si finisce per giustificare le «lotte fratricide che insanguinano le nostre terre». La Chiesa cattolica africana ribadisce insomma che è pronta a farsi coinvolgere di più e in prima persona nella costruzione di società più democratiche, dove le donne, definite «spina dorsale» del continente, contino di più, dove i bambini siano rispettati, le ricchezze distribuite in modo equo e dove tacciano le armi.
All'economia della rapina delle materie prime il massaggio aggiunge la questione del debito, che «sta letteralmente uccidendo i bambini» dei Paesi poveri.
Il Sinodo chiede conto al resto del mondo che finora ha preso molto, anzi troppo agli africani, ma ha dato in cambio pochissimo: «Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni e in piena crisi, in cui ai progressi della scienza e della tecnologia fanno da contraltare estreme povertà, fame e malattie. E molto raramente tutto ciò è causato da disastri naturali, ma piuttosto è dovuto in larga misura a decisione e azioni umane di persone che non hanno nessuna considerazione per il bene comune». Sotto accusa nel messaggio vanno anche alcune grandi agenzie internazionali, anche delle Nazioni Unite, che insieme a progetti di solidarietà esportano anche ideologie sulla sessualità e l'aborto lontane dalla culture africane.
Non manca il riferimento al preservativo nella lotta all'Aids. Il massaggio ricorda, in sintonia con quanto aveva detto il Papa nella scorsa primavera, che il problema della lotta all'Aids «non può essere superato con la distribuzione di profilattici». Nel testo si chiede «a tutti coloro che sono genuinamente interessati ad interrompere la trasmissione sessuale dell'Aids di riconoscere il successo già ottenuto dai programmi che consigliano l'astinenza tra i non sposato e la fedeltà tra gli sposati». È questa la «migliore protezione» contro la diffusione della malattia e si tratta di una modalità «in armonia con la morale cristiana». Il messaggio affronta anche la questione delle libertà religiosa e del fanatismo religioso, che spesso impedisce ai cattolici di assumere incarichi pubblici o addirittura proibisce «per legge ai cittadini di abbracciare la fede cristiana», un «fervore religioso» sbagliato e «manipolato dai politici».

© Copyright Eco di Bergamo, 24 ottobre 2009

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