lunedì 10 agosto 2009

Benedetto XVI: “I lager nazisti simboli del male” (Galeazzi)


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Il Papa: "I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte" (Angelus)

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Benedetto XVI “I lager nazisti simboli del male”

«E’ un’altra dittatura che trasforma la libertà in arbitrio»

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Inferno lager.
All’Angelus Benedetto XVI addebita i campi di concentramento nazisti all’«esclusione di Dio dall’orizzonte dell’uomo». Per sradicare i germi ancora vivi del nazismo, il Papa accosta la follia hitleriana e le conseguenze del nichilismo nella società odierna, mentre la dittatura del relativismo esalta la libertà individuale a danno della sacralità della vita. «I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Dio si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte», afferma Benedetto XVI ricordando i due martiri di Auschwitz (i santi Edith Stein e Massimiliano Kolbe) per denunciare che «purtroppo questo triste fenomeno non è circoscritto». Quindi, «i lager sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti».
Il Pontefice esorta a «riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano».
Un’antitesi che «attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato». Da una parte, rileva il Pontefice, «ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento». Dall’altra, «abbiamo i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza divina».
Negli ultimi mesi, Benedetto XVI è tornato spesso a parlare dell’ideologia che ha causato la Shoah e la seconda guerra mondiale ma anche tante sofferenze al popolo tedesco.
«La Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo», ha auspicato nell’udienza del 28 gennaio. «Il grido delle vittime della Shoah echeggia ancora nei nostri cuori, è un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza: è il grido di Abele che sale verso Dio», ha detto nella visita allo «Yad Vashem» di Gerusalemme, l’11 maggio.
Tutto questo Benedetto XVI lo aveva riconosciuto fin dal viaggio in Polonia del maggio 2006, nel discorso di Auschwitz, facendo sue le domande radicali dei salmisti a un Dio che appare «silente ed assente». E tre anni dopo, lasciando Israele, ha rievocato l’emozione di «quella visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz, dove così tanti ebrei furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un’ideologia di antisemitismo e odio». E ha scandito: «Quello spaventoso capitolo della storia non deve essere mai dimenticato o negato». Del nazismo il Papa ha parlato recentemente anche a partire dalla propria esperienza personale.
«La nostra vita è stata segnata dalle sofferenze del nazismo e della guerra», ha ricordato il 17 gennaio parlando in occasione del Concerto offerto dalla diocesi di Ratisbona per l’85° compleanno di suo fratello Georg.
La famiglia Ratzinger fu infatti vittima, come tante altre in Germania, della macchina di morte del regime nazista contro «i malati o i difettosi»: un cugino, poco più giovane di Joseph e Georg, nato con la sindrome di Down, fu portato via dalla sua casa nella Baviera sud-orientale in base alle disposizioni del Terzo Reich. Molto tempo dopo la famiglia ricevette la notizia che il piccolo era morto. Questo dramma ha segnato profondamente entrambi i fratelli Ratzinger.
Il 21 febbraio, a un simposio sulle nuove frontiere della genetica, il Papa ha denunciato con forza il rischio di un ritorno a forme di eutanasia eugenetica che il mondo ha già conosciuto ad esempio nell’antica Roma, dove i bambini handicappati venivano gettati dalla Rupe Tarpea, e nella Germania nazista.

© Copyright La Stampa, 10 agosto 2009 consultabile online anche qui.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo. Spiega in modo chiaro il messo che il Papa ha voluto stabilire fra passato e presente. Peccato che Galeazzi abbia poi dovuto raccogliere le esternazioni, fuori luogo e fuori di testa, del presuntuoso Di Segni.
Visti i presupposti la visita in sinagoga sarà foriera di assurde pretese e successive polemiche pretestuose.
Alessia

Anonimo ha detto...

Se poi vai a leggere i vari n.d.r. che costellano la rassegna stampa di finesettimana, noterai come è automatico anche per un certo mondo "cattolico", cosiddetto di base, interpretare arbitrariamente le parole del Pontefice.
Alessia

Raffaella ha detto...

Si', finesettimana e' impostato in un certo modo :)
Quanto a Galeazzi, ha scritto un articolo bellissimo, ha fatto una bella intervista a Mons. Paglia e ci ha permesso di conoscere le nuove esternazioni di Di Segni :-)
Cosi' siamo preparati per una eventuale (speriamo solo eventuale) visita in sinagoga.
R.

euge ha detto...

Spero anch'io che resti solo virtuale.