sabato 4 aprile 2009
Il card. Pell spiega che grazie alla Gmg di Sydney aumentano le vocazioni ed è cambiata l'immagine della Chiesa Cattolica in Australia (Muolo)
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«L’Australia ne è uscita cambiata davvero: ora la gente ci guarda con occhio diverso»
Il bilancio dell’arcivescovo della città che ha ospitato l’ultimo incontro mondiale
DA ROMA
La Gmg di Sydney è stata un successo non solo sotto il profilo organizzativo.
Uno dei suoi frutti più belli è l’incremento delle vocazioni.
Oltre al fatto che ha cambiato l’immagine della Chiesa cattolica in Australia, dove ora anche i non credenti la guardano con maggiore rispetto.
È questo in sintesi il bilancio tracciato ieri dall’arcivescovo di Sydney, cardinale George Pell, durante l’Incontro internazionale dei responsabili delle Gmg, organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici e al quale prendono parte i delegati di pastorale giovanile delle conferenze episcopali di tutto il mondo. «Da Sydney 2008 a Madrid 2011», il tema del simposio che prelude alla Gmg di domani, quando in piazza San Pietro ci sarà la tradizionale consegna della croce dai giovani dell’ultima città ospitante a quelli della prossima.
«In Nuova Zelanda – ha detto il cardinale Pell – il seminario nazionale ha praticamente raddoppiato il numero dei seminaristi. E anche in Australia si registra un aumento, una tendenza che avevamo notato anche nella preparazione alla Gmg. Segno chiaro che è stato fatto un buon lavoro non solo sotto il profilo logistico ma anche e soprattutto spirituale coinvolgendo parrocchie, diocesi, movimenti e associazioni, passando per scuole e famiglie».
Tuttavia l’arcivescovo di Sydney mette in guardia dai facili entusiasmi. «La Gmg non è una magia – dice –. La preparazione deve essere seria e a servizio dell’evangelizzazione». Poi si sofferma sulla metamorfosi dell’Australia, che, afferma, «oggi guarda con occhio diverso alla Chiesa; molte persone si sono riavvicinate, non solo i giovani, la loro fede si è rafforzata. E anche i non cattolici ci guardano con occhi diversi e questo per noi è importante. Non dobbiamo dimenticare che i cattolici australiani sono solo il 25 per cento della popolazione, dunque una minoranza».
Analogo bilancio positivo nelle parole dei delegati intervenuti. Dalla Svizzera all’Uganda, dal Congo all’India, dalla Russia alle Filippine, i responsabili hanno lodato l’organizzazione e notato che i loro giovani sono tornati a casa carichi di entusiasmo. «Non poche sono state le vocazioni», ha notato il delegato filippino. (M.Mu.)
© Copyright Il Riformista, 4 aprile 2009
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