mercoledì 6 maggio 2009

L'attesa del Papa in Giordania: la gioia di cristiani e musulmani (Radio Vaticana)


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L'attesa del Papa in Giordania: la gioia di cristiani e musulmani

Apertura e ospitalità sono le due parole che ricorrono in Giordania a due giorni dall’arrivo del Papa, a sottolineare il clima di grande attenzione per una visita che toccherà luoghi simbolo di questo Paese. A cominciare da quelli che rappresentano la monarchia haschemita con l’incontro con il Re Abdallah II, alla Moschea Al- Hussein Bin Talal di Amman, al memoriale di Mosè sul Monte Nebo, all’antico sito del Battesimo, dove operava San Giovanni Battista sulle rive del Giordano. Autorità civili e religiose sono univoche nel mostrare una grande concordia nella preparazione dell’accoglienza al Papa. Tutti sottolineano come la Giordania si sia sempre contraddistinta per una coesistenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe cristiane che in queste terre vivono dai tempi di Gesù. Questo pomeriggio, nel Centro stampa allestito dal Governo, ne parleranno in conferenza stampa il vicario latino per la Giordania, il vescovo Salim Sayegh, e il vescovo di Petra e Filadelfia dei Greco-Melkiti, mons. Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat. Tra i momenti più significativi della visita del Papa ci sarà anche la benedizione delle prime pietre di due nuove chiese cattoliche, una latina e l’altra greco-melkita, e di una nuova Università del Patriarcato cattolico latino a Madaba. A testimoniare che qui i cristiani arabi, piccola minoranza del tre per cento su circa cinque milioni e mezzo di abitanti, vogliono continuare a vivere e a contribuire al futuro di questo Paese e dell’intera regione.

Sul clima di attesa in Giordania, ascoltiamo il portavoce della Chiesa Cattolica Latina in questo Paese, padre Rif’at Bader, intervistato dal nostro inviato ad Amman, Pietro Cocco:

R. – Tutta la Giordania si prepara a questa visita. C’è grande gioia e grande collaborazione tra la Chiesa e le autorità, i ministri, soprattutto il ministro del turismo che si prepara a ricevere tutti i visitatori e i pellegrini che vengono per pregare con noi, soprattutto nella Messa di domenica prossima, che sarà la prima Messa domenicale celebrata in Giordania da un Papa.

D. – Nelle settimane scorse ci sono stati anche momenti di preghiera proprio per preparare la comunità cristiana all’arrivo del Papa …

R. – Abbiamo invitato tutti i sacerdoti, insieme ai religiosi e alle religiose, ad una giornata di preghiera e di riflessione sulla visita, perché noi crediamo che la visita sia un momento spirituale per Sua Santità ma anche per noi, credenti in Gesù Cristo, per il fatto di avere il Successore di Pietro tra noi che non soltanto parla, ma prega. Noi vogliamo pregare con lui, vogliamo pregare per lui, per tutta la Chiesa in tutto il mondo. Ecco perché abbiamo letto una preghiera speciale dei vescovi cattolici di Terra Santa in cui si mostra a tutti che la visita è un momento spirituale, che il Papa viene – come lui stesso ha detto – come pellegrino di pace, un pellegrino che quindi viene per pregare. Prima della visita avremo delle Messe speciali, reciteremo il Rosario, perché il mese di maggio è il mese di Maria: tutte le preghiere del Rosario sono per la riuscita della sua visita in Giordania.

D. – Abbiamo visto che c’è molta attesa anche da parte della maggioranza della popolazione che è musulmana. Lei, in particolare, ha scritto anche un libro, “Apertura e ospitalità”, proprio per spiegare chi è questo capo religioso che viene a visitare la Giordania. Non è il primo evento del suo genere in assoluto – sono già venuti Paolo VI e Giovanni Paolo II – ma sicuramente è la più lunga e la più articolata, come visita …

R. – Questa volta, abbiamo il Papa per quattro giorni: una benedizione! Questo significa che ci sono tante cose da vedere, in Giordania, e tante attività da benedire. Il libro che ho pubblicato un mese prima della visita e che si chiama “Ospitalità e apertura”, trae il titolo dal discorso di Giovanni Paolo II, nel 2000, davanti a Sua Maestà: è il Re che riceve il secondo Papa in nove anni. Ecco, è veramente una benedizione! Giovanni Paolo II disse al Re che il popolo giordano è speciale nell’ospitalità e nell’apertura per tutti. Ecco perché vediamo, in questi giorni, un’attesa grande, una gioia grande per tutti i cuori – dei musulmani, dei cristiani – perché una visita alla Giordania significa una visita al Re, una visita al governo, una visita al popolo giordano, una visita a tutti! In Giordania, infatti, si vive un modello della coesistenza, del dialogo interreligioso e questo dialogo non è soltanto un dialogo intellettuale, ma anche un dialogo di vita. Viviamo insieme, lavoriamo insieme e così condividiamo la vita: come abbiamo partecipato in passato, così è nel presente e così sarà in futuro. E questo perché c’è coesistenza, c’è amore, c’è dialogo e c’è rispetto reciproco.

(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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