lunedì 29 giugno 2009

«C'è San Paolo nella tomba, ecco le conferme». L'annuncio direttamente da Benedetto XVI (Bobbio)


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Il Papa: la fede adulta difende la Chiesa

Il Papa chiude l'Anno Paolino: La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso...E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta” (Monumentale omelia del Santo Padre)

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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

«C'è San Paolo nella tomba, ecco le conferme»

L'annuncio direttamente da Benedetto XVI: trovati con una sonda frammenti di ossa, grani di incenso e lino prezioso

Alberto Bobbio

La tomba di San Paolo è stata esaminata con una sonda. Sono stati trovati frammenti di ossa che analizzati dagli esperti risultano essere quelli di un uomo vissuto tra il I e il II secolo. L'annuncio clamoroso, non solo per cristiani, ma anche per gli storici e gli archeologi, è stato dato ieri sera dal Papa alla chiusura dell'Anno paolino.
Benedetto XVI ha smentito il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura che solo pochi giorni fa aveva ammesso che si era tentato di entrare nella tomba con «apparecchi microscopici sofisticati», ma anche che non si era riusciti dato lo spessore del sarcofago.
Le rivelazioni di Ratzinger gettano quindi nuova luce sull'Apostolo delle genti, dopo l'annuncio di due giorni fa che gli esperti del Vaticano avevano trovato nelle catacombe di Santa Tecla, non lontano dalla Basilica, il più antico affresco con l'immagine di San Paolo.
Ma Benedetto XVI ieri sera non si è limitato a correggere il cardinale con precisissime informazioni di carattere scientifico. Ha proposto una riflessione sulla fede di Paolo e sull'«uomo nuovo», sulla sua «fede adulta», contestando con termini chiari e inequivocabili tutti coloro che, negli ultimi tempi, hanno utilizzato quell'espressione, presentandola come «il coraggio di esprimersi contro il Magistero della Chiesa». Il Papa non ha fatto alcun riferimento preciso.
Ma nessuno dimentica che l'espressione «fede adulta» è stata utilizzata da Romano Prodi per annunciare la sua partecipazione al voto del referendum sulla legge 40, contro il parere contrario dell'allora presidente della Cei Camillo Ruini.
In realtà non è la prima volta che Benedetto XVI interviene sull'argomento.
Il 20 marzo scorso a Luanda, parlando ai vescovi dell'Angola, aveva spiegato che «il cristiano di fede adulta e matura non è colui che segue le onde della moda e l'ultima novità, ma colui che vive profondamente radicato nell'amicizia di Cristo».
Ieri sera ha ripreso il concetto prima denunciando che «la parola fede adulta negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso» e poi precisando che lo si «intende spesso nel senso dell'atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere». Insomma è lo slogan di «una fede fai da te», per la quale non occorre alcun «coraggio», perché si è «sicuri del pubblico applauso».
San Paolo invece chiama «fede adulta» il «non conformismo» a questo mondo, mentre qualifica come «infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo». Benedetto XVI spiega cosa fa parte della fede adulta: «Impegnarsi per l'inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi». Poi c'è «il riconoscimenento del matrimonio tra uomo e donna per tutta la vita». Per questo motivo, conclude Ratzinger, la «fede adulta non si lascia trasportare qui e là da qualsiasi corrente». Anzi essa «si oppone ai venti della moda».
Il papa teologo ha ribadito che San Paolo «rimane il maestro delle genti», riconosciuto come tale anche «oltre l'ambiente dei credenti» e che le sue Lettere insegnano «la fede», cioè «il nuovo culto», il «modo nuovo» di «venerare Dio», proposto «da Cristo». Due sono le parole chiave: «trasformare» e «rinnovare». Ratzinger osserva che senza «uomini nuovi» non si può rinnovare il mondo, anche se esso è sempre alla «ricerca di novità», perché «con ragione è sempre scontento della realtà concreta». Eppure bisogna intendersi su cosa deve essere nuovo.
Ratzinger propone una lezione in cui indica che va trasformato il «modo di pensare».
Dice è che è la «nostra ragione» che deve «diventare nuova». Lo ha ripetuto molte volte in questi quattro anni di pontificato. Adesso lo ribadisce davanti alla tomba di San Paolo, ammettendo che si tratta di una cosa che «ci sorprende». Eppure non dovrebbe essere così se «il nostro modo di pensare muta a partire dal suo fondamento», lasciando da parte il «pensare comune» che «in genere è rivolto al possesso, al successo, al benessere, alla fama», cioè «allo schema dell'epoca attuale».
È quella che Paolo chiama «conversione», per cui «se l'uomo diventa nuovo, così diventa nuovo il mondo».
Qui Joseph Ratzinger fa eccheggiare il ragionamento che sarà, molto probabilmente, contenuto nell'enciclica che firmerà oggi: «Verità e carità sono inseparabili». Ma è «la carità la prova della verità» e chi «insieme con Cristo serve la verità nella carità contribuisce al vero progresso nel mondo». Appunto «Caritas in veritate», come nell'incipit dell'enciclica.
All'inizio del suo lungo discorso nella Basilica di San Paolo Benedetto XVI ha sciolto invece il giallo che ha appassionato studiosi e giornalisti: la ricognizione, la prima della storia, è stata fatta.
Il Papa è stato molto preciso.
Ha detto che è stata praticata una «piccolissima perforazione» e dentro è stata introdotta una «speciale sonda», che ha rilevato «tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino» e di un altro tessuto «azzurro». Poi sono stati rivenuti «grani di incenso rosso» e «sostanze proteiche e calcaree». La sonda ha anche prelevato «frammenti ossei», i quali sono stati sottoposti «all'esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza».
L'esame ha confermato che appartengono ad una persona dell'epoca di San Paolo.
Non ha detto che sono di San Paolo, ma solo che «ciò sembra confermare l'unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo».
La notizia di una ricognizione all'interno del sarcofago, avvenuta nel maggio del 2007, era stata pubblicata a dicembre di quell'anno dall'agenzia cattolica francese «I.Media».
All'apertura dell'Anno paolino Montezemolo l'aveva smentita categoricamente: «Il Papa è favorevole all'apertura e lo faremo, ma non in questo Anno paolino».
Qualche giorno fa Montezemolo nella Sala Stampa della Santa Sede aveva ripetuto le stesse cose, ammettendo però il tentativo non riuscito di bucare il sarcofago: «È spesso 25 centimetri e non filtra nulla». Ieri sera Joseph Ratzinger ha spiegato finalmente come stanno le cose.

© Copyright Eco di Bergamo, 29 giugno 2009

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