mercoledì 7 gennaio 2009

Vangelo di Giovanni, il Papa come don Giussani (Galeazzi)


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Leggiamo questo bellissimo articolo di Giacomo Galeazzi, gia' anticipato nel suo blog.
Ancora complimenti a Galeazzi :-)

Vangelo, il Papa come don Giussani

Il pontefice teologo vuole dissipare i dubbi sulla storicità di Gesù

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Negare che Gesù sia esistito o mettere in dubbio l’autenticità dei Vangeli è come voler cancellare dalla storia Alessandro Magno e la Rivoluzione francese.
Ne è convinto Benedetto XVI che si appella ad una «testimonianza oculare». San Giovanni, a differenza degli evangelisti Marco e Luca che mai conobbero Cristo e, con dettagli sconosciuti all’altro discepolo Matteo, racconta l’«esperienza vissuta» accanto a Gesù di Nazareth. Negli ultimi mesi, alcuni libri e inchieste di successo, come i bestsellers scritti da Corrado Augias con i biblisti Remo Cacitti e Mauro Pesce, avevano messo in dubbio le radici storiche dei vangeli.
All’Angelus di domenica scorsa, il Papa ha individuato nelle pagine di Giovanni la dimostrazione «tecnica» della loro veridicità. «Il suo Vangelo non è la parola dotta di un rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un testimone oculare- sostiene Benedetto XVI-. È l’esperienza vissuta di un umile pescatore che, attratto giovane da Gesù, nei tre anni di vita comune con Lui ne sperimentò l’amore, lo vide morire in croce, apparire risorto e ricevette il suo spirito». In modo perentorio, il Pontefice ha chiarito che «da tutta questa esperienza, meditata nel cuore, Giovanni trasse un’intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata». Una convinzione teologica che diviene Magistero e fuga le interpretazioni del post-Concilio sui generi letterari e gli antropomorfismi che rischiavano di confinare il racconto evangelico nel limbo delle allegorie di fede.
Per riaffermare che si tratta, invece, di storia autentica e documentata, Joseph Ratzinger richiama toni e suggestioni del suo vecchio amico, don Luigi Giussani.
Nel 1994, predicando gli esercizi spirituali agli studenti universitari, il fondatore di Cl definì il Vangelo di Giovanni «un seguito di appunti che sono note di memoria». Insomma, «il discepolo prediletto di Gesù, diventato vecchio, legge nella sua memoria gli appunti rimasti e racconta». E «sono appunti di cose che tutti sanno, poche pagine si possono leggere così realisticamente veritiere, così semplicemente veritiere, dove non una parola è aggiunta al puro ricordo», secondo la tesi di Giussani fatta propria dal Papa.
Ci spiega il teologo Gianni Gennari: «Marco è il ragazzino che nell’orto del Getsemani fugge coperto da un lenzuolo di fronte ai soldati arrivati per arrestare Gesù e, da grande, scrive ciò che apprende da Pietro. Luca riporta i ricordi dei testimoni oculari e ascolta dalla Madonna l’infanzia di Gesù - dice il teologo, autore sul Vangelo di Giovanni di due volumi prefati dal portavoce papale padre Federico Lombardi-. Matteo è l’esattore delle tasse che mette in ordine cronologico molte parabole e discorsi di Cristo. Giovanni è diverso dai tre evangelisti sinottici: ci riflette sopra per anni, poi unisce alla memoria personale una serie di enunciazioni dottrinali sul rapporto tra Gesù e lo Spirito Santo o sulla parola incarnata». Per questo l’iconografia tradizionale lo raffigura come un’aquila.
«Da Giovanni si capisce l’eccezionalità del rapporto diretto con Gesù, dal quale o si fugge come davanti a un pazzo o si resta conquistati - dice ancora Gennari-. Si può non credere ma non negare i riscontri oggettivi come la piscina rettangolare con 5 portici di cui parla il Vangelo. Gli archeologi hanno scoperto una vasca circondata da quattro portici e tagliata a metà da un quinto». Sono fatti e luoghi descritti in diretta. Non è un racconto «de relato» ma, come dice Giovanni nella sua prima lettera, cose viste con gli occhi, ascoltate con le orecchie e toccate con le mani.
«Nessuno nega che Alessandro Magno e Aristotele siano esistiti eppure i primi testi che parlano di loro risalgono a dieci, dodici secoli dopo la loro morte - precisa Gennari-. I più antichi papiri su Gesù sono della fine del primo secolo ed è un caso unico di documentazione coeva».
A ciò si affiancano gli «apocrifi», cioè «gli antichi testi della devozione popolare non presi come autentici e normativi per la fede». Sulla datazione, però, l’unica certezza assoluta è che la lettera di San Paolo è della fine degli anni Quaranta. «Giovanni entrò nel sepolcro, vide la fasce arrotolate attorno alla Sindone, prese con sé in casa la Madonna come fosse madre - precisa Gennari -. Le sue sono testimonianza indubitabili ed è la forza della ragione a farci conoscere la verità».
Il dibattito resta aperto. La «dimostrazione matematica non è possibile», argomenta il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della commissione Cei per l’Ecumenismo, «anche tra quanti hanno visto e toccato Gesù c’è chi non ha creduto e neppure una testimonianza straordinaria come quella di Giovanni può divenire prova d’esistenza». Insomma, «se è vero che resta tanta luce per credere e tanta tenebra per dubitare, in Giovanni si rimane colpiti dalla luminosità». Non è chiusa, però, «la controversia su chi abbia scritto davvero il quarto vangelo, se Giovanni o qualcuno cui abbia riferito».
Comunque, osserva Paglia, «impressiona la dimensione di esperienza personale con Gesù, ma non significa che tutto sia stato scritto necessariamente da Giovanni, che forse ha riportato testimonianze ad un ambito a lui vicino». Di certo, «rispetto agli altri evangelisti c’è una singolare qualità di rapporto con Cristo, un’autonomia d’osservazione che non si ritrova nei tre vangeli sinottici». Un «filo rosso mistico», conclude Paglia, «rintracciabile nello stile e dovuto probabilmente alla tradizione orale che per decenni avrà portato Giovanni a riferire a voce quanto vissuto accanto a Gesù e non a indagare e a documentarsi come hanno dovuto fare, quasi da cronisti, Marco e Luca».

© Copyright La Stampa, 6 gennaio 2009

Il Vangelo di Giovanni è un seguito di appunti che sono note di memoria.
Giovanni, diventato vecchio, legge nella sua memoria gli appunti rimasti e racconta.
Sono appunti di cose che tutti sanno.
Poche pagine si possono leggere così realisticamente veritiere, così semplicemente veritiere, dove non una parola è aggiunta al puro ricordo.

Don Luigi Giussani

Il Vangelo di Giovanni non è la parola dotta di un rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un testimone oculare, è l'esperienza vissuta di un umile pescatore che, attratto giovane da Gesù, nei tre anni di vita comune con Lui ne sperimentò l'amore, lo vide morire in croce, apparire risorto e ricevette il suo spirito.
Da questa esperienza, meditata nel cuore, Giovanni trasse un’intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata

Benedetto XVI

© Copyright La Stampa, 6 gennaio 2009

3 commenti:

euge ha detto...

Cara Maga Maghella ti dò una dritta....... questa sera il Tg5 ha parlato del Papa, inserendolo nel servizio sull'influenza......... e dicendo che Benedetto XVI, si è scusato con i fedeli per la sua improvvisa raucedine........ Io direi che c'era ben altro su cui parlare a parte la raucedine ma..... vabbè il livello della nostra informazione giornalistica è questo e così ce lo dobbiamo tenere.
Come pensi saranno i titoloni dei giornali di domani??????????

Anonimo ha detto...

Ciao Euge, dubito che domani i giornalotti si occuperanno del Papa perche' non ci sono polemiche da fare.
Potremmo trovare qualche trafiletto di due righe del tipo:

Il Papa influenzato si scusa per la voce

Anche la voce abbandona il Papa

Giallo in Vaticano: il Papa colpito dalla raucedine

Il Papa ha mal di gola. I collaboratori: niente paura, l'abbiamo anche noi

Il Vaticano pensa di vietare l'ingresso dei fedeli in Basilica: diffondono virus

Scontro nei Sacri Palazzi: caccia a chi ha attaccato l'influenza al Papa

...e via titolando :-))

euge ha detto...

io opterei per la 5 possibilità!!!!!!!!:-))))))

"Il Vaticano pensa di vietare l'ingresso dei fedeli in Basilica: diffondono virus"