mercoledì 15 aprile 2009

La Pasqua, la storia e la "fissazione" di Papa Ratzinger (Il Riformista)


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La Pasqua, la storia e la "fissazione" di Ratzinger

Benedetto XVI, già pubblicando il suo primo libro da Pontefice, "Gesù di Nazaret", l'aveva detto esplicitamente: il Gesù descritto dai Vangeli è il Gesù «reale», il Gesù «storico». E, dunque, anche la risurrezione di Gesù narrata nei Vangeli è un fatto storico, realmente accaduto.
Un concetto, ripetuto dallo stesso Benedetto XVI anche durante le celebrazioni del Triduo Pasquale di questi giorni e soprattutto nel messaggio che il giorno di Pasqua ha preceduto la benedizione Urbi et Orbi: in sostanza, una sorta di leit-motiv di tutta la Pasqua. «Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso», ha detto il Papa.
E ancora: «La risurrezione non è una teoria», non è «un mito né un sogno, né una visione, né un'utopia, non è una favola, ma un evento unico e irripetibile».
La risurrezione è «una realtà storica rivelata dall'Uomo Gesù Cristo». Davvero una sorta di "fissazione" che il Papa ha voluto più volte spiegare nei giorni appena trascorsi.
Non sono pochi i metodi d'interpretazione del testo sacro (tra questi il Papa parlò nell'introduzione al suo libro "Gesù di Nazaret" esplicitamente del metodo storico-critico) che rischiano di non cogliere questa storicità insista negli episodi evangelici.
E il Papa, insistendo sulla storicità del fatto della Risurrezione, è queste interpretazioni che, ancora una volta, sembra abbia voluto puntellare.

Anche perché una Chiesa che non creda (e dunque non testimoni) la veridicità di quanto i Vangeli descrivono, difficilmente può annunciare la speranza che sotto gli stessi testi traspare.

Dice il Papa: «La risurrezione di Cristo è la nostra speranza». E non si capisce come possa essere davvero «la speranza» se più che un fatto è una teoria, un'idea, un'illusione.
Ma non si spensi che questa sia una questione filologica interna alla chiesa, le parole del Papa erano indirizzate, ovviamente, anche fuori dalle mura. Non a caso, infatti, un intero capitolo del messaggio è stato dedicato all'ateismo. A esso, il Papa, ha contrapposto il fatto della risurrezione: «Mi riferisco particolarmente - ha spiegato Benedetto XVI - al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell'esistenza umana.
È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il "vuoto" sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c'è scampo per l'uomo e ogni sua speranza rimane un'illusione». È contro questa visione negativa dell'esistenza, che il Papa propone «con vigore l'annuncio della risurrezione del Signore». Benedetto XVI la descrive come «risposta alla ricorrente domanda degli scettici».
Una risposta che conforta anche coloro che sono perseguitati, coloro che, in questo momento, si trovano in grave difficoltà. Una risposta, insomma, che «illumina le zone buie del mondo in cui viviamo».
Il Papa cita l'Africa che «soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti, spesso dimenticati, che lacerano e insanguinano diverse sue nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia». La «Terrasanta», dove «avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana». Quindi i Paesi limitrofi, il Medio Oriente, e poi il mondo intero. Un annuncio, quello della risurrezione, diretto anche e «specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace».
Forse è tempo che anche i laici tornino a capire che la "politica" della Chiesa dipende dalla sua teologia. E non viceversa, come molto facile post Concilio aveva lasciato supporre.

© Copyright Il Riformista, 14 aprile 2009

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