lunedì 25 maggio 2009

Manipolazioni a mezzo stampa (Augusto Zuliani)


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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:

Manipolazioni a mezzo stampa

Dalle imitazioni tendenziose della Radio Vaticana nel corso della Seconda guerra mondiale fino alle vignette su Maometto e alle polemiche contro il Papa sui profilattici, lungo la storia la disinformazione insegue da presso i giochi del potere

di Augusto Zuliani

Nei romanzi dello scrittore franco-americano Antoine Bello Les Falsificateurs e Les Éclaireurs, che Gallimard ha edito nel 2007 e nel 2009, s’immagina che un’organizzazione segreta internazionale, il Consorzio per la Falsificazione della Realtà, inventi di sana pianta fatti contemporanei o del passato lontano per condizionare l’opinione pubblica e i leader mondiali, intervenendo così nelle dinamiche geopolitiche e mutando il corso della storia.
Ipotesi fantasiosa che potrebbe giungere suggestiva per alimentare i sospetti dei tanti complottisti moltiplicatisi dopo l’11 Settembre.
Bello in un’intervista (lewebpedagogique. com, 22.3.2007) si limita a «sottolineare che nel mondo dei segni nel quale viviamo è molto facile alterare la realtà e creare rappresentazioni mentali fantasmatiche, sia attraverso i media tradizionali che con Internet». Eppure parecchi casi mediatici mostrano risvolti di manipolazione che parrebbero tratti di peso da romanzi del genere.
Certamente non esiste una “Spectre” dell’informazione, ma numerosi episodi del passato prossimo o già consegnati alla storia rivelano come le operazioni di “disinformazione” siano in grado di indurre effetti destabilizzanti a livello planetario. Esemplare la vicenda delle “caricature di Maometto”, dodici vignette pubblicate nel settembre 2005 dal giornale danese Jyllands-Posten, una delle quali rappresentava il profeta con un turbante a forma di bomba. In realtà non furono quelle vignette a scatenare il putiferio, ma altre tre: mai pubblicate dalla stampa danese, bensì aggiunte alle altre dall’imam Ahamad Abu Laban scaricandole da un sito internet che non volle rivelare, e che erano chiaramente offensive e oscene. Con quel rovente dossier l’imam, che ufficialmente agiva a nome di una “Società islamica di Danimarca” – ma secondo l’Esisc (European Strategic & Security Center) i veri ispiratori e organizzatori erano i Fratelli musulmani – intraprese un tour nelle capitali arabe per “sensibilizzare” i responsabili politici e le opinioni pubbliche.
La conseguenza fu che per alcuni mesi tutti i Paesi islamici furono teatro di manifestazioni anti-occidentali spesso violente, come quelle che coinvolsero drammaticamente la rappresentanza consolare italiana in Libia (Mohamed Sifaoui, L’affaire des caricatures. Dessins et manipulations, Ed. Privé, Parigi 2006; Jeanne Favret-Saada, Comment produire une crise mondiale avec douze petits dessins, Les Prairies ordinaires, Parigi 2007). Un falso clamoroso, che avrebbe avuto scarso successo senza il nutrito appoggio di molti esponenti e autorità musulmane e un’orchestrata amplificazione mediatica, con echi anche in Occidente.
Operazione più sottile ma non meno tossica quella avviata nei confronti di papa Benedetto XVI dal settimanale medico anglo-americano The Lancet sulla questione relativa all’uso dei profilattici per contenere la diffusione dell’Aids in Africa.

La distorsione delle affermazioni del Pontefice relative a tale argomento, ripresa dai media di tutto il mondo, ha avviato una vera e propria campagna ostile nei suoi confronti, coinvolgendo anche i livelli istituzionali di qualche Paese europeo.

Ma se si leggono le dichiarazioni di papa Ratzinger nel marzo 2009 non si coglie niente che sia lesivo della scienza e della verità. L’ha confermato una lettera al quotidiano Le Monde (11 aprile 2009), firmata da ricercatori, in cui si ricorda come «molti epidemiologi che lavorano nel campo della lotta contro l’epidemia di Hiv in Africa si stupiscono della mancanza di informazione che rivelano le prese di posizione contro la dichiarazione del papa. Per esempio, Edward Green, direttore dell'Aprp (Aids Prevention Research Project) dell’Università di Harvard, durante un'intervista ha detto, parlando dell'Africa: “Teoricamente, il preservativo dovrebbe funzionare, e teoricamente, un utilizzo del preservativo dovrebbe portare a migliori risultati rispetto al non utilizza. Ma ciò è teorico... Noi non troviamo un rapporto tra un utilizzo più frequente del preservativo ed una riduzione dei tassi di contaminazione da Hiv”. Non c’è nessun Paese con un’epidemia generalizzata che sia riuscito a diminuire il rapporto della popolazione infettata da Hiv grazie alle campagne centrate sull’utilizzo del solo preservativo».
La “prestigiosa” testata non è nuova a clamorose bufale: nel febbraio 1998 accreditò la tesi dei ricercatori del London’s Royal Free Hospital secondo i quali il vaccino trivalente Mmr poteva causare fenomeni di autismo nei bambini sottoposti al trattamento. Nel febbraio 2004 The Sunday Times rivelava però che l’inquietante notizia era falsa, ma utile a certi interessi.
Il che venne confermato nel gennaio 2007 durante il processo contro il giornalista del Sunday Times, assolto dall’accusa di diffamazione. Nel 2005 The Lancet è incorso in un’altra disavventura pubblicando due studi sul cancro di alcuni medici norvegesi, la cui attendibilità venne poi smentita perché i dati erano stati manipolati. Nel settembre 2006 il furore progressista tirò un brutto scherzo al caporedattore, Richard Horton, il quale scrisse che dall’inizio delle ostilità in Iraq erano morti oltre 655mila civili, cifra superiore a quella delle vittime tedesche degli area bombing alleati durante tutta la Seconda guerra mondiale.
Riguardo ai giochi occulti sul terreno dell’informazione, e al ruolo dei “servizi segreti” latu sensu, alcune modalità sono state sintetizzate da David Leigh fin dal titolo di un suo articolo (“Tinker, tailor, soldier, journalist”, The Guardian 12 giugno 2000) dove ricordava il caso clamoroso di David Shayler, agente del MI5 e giornalista che aveva passato documenti segreti al settimanale Mail on Sunday nell’agosto 1997, da cui risultava un coinvolgimento diretto dei servizi britannici nel tentato assassinio di Gheddafi nel 1996 e uno indiretto – per omissione – nell’attentato all’ambasciata israeliana a Londra nel 1994 (Annie Machon, Spies, lies & Whistleblowers. MI5, MI6 and the Shayler affair, Lewes, The Book Guild Ltd., East Sussex 2005). Per chi giocava Shayler? Forse solo per se stesso, vista poi la sua deriva verso la droga e l’adesione al 9/11 Truth Movement, i complottisti dell’11 Settembre numerosi anche in Italia.
Andando a ritroso nel tempo, significativi sono gli episodi che coinvolsero la Radio Vaticana prima della Seconda guerra mondiale e nel corso del conflitto. Nell’aprile 1938 il cardinale di Vienna Theodor Innitzer fu oggetto di una radioconversazione in cui veniva attaccato in modo violentissimo e volgare per il suo atteggiamento favorevole all’Anschluss, suscitando la dura reazione di Berlino. Il segretario di Stato Eugenio Pacelli chiese spiegazioni al direttore della Radio Vaticana, il gesuita padre Occorsi: la vicenda rischiava di peggiorare i rapporti, già non facili, tra la Santa Sede e il Terzo Reich. Indagini «rivelarono che la radio- conversazione incriminata era stata scritta ed inserita furtivamente nel radio-programma da un ex corrispondente della Wiener Reichpost, un israelita dal nome di Heinz Ludwig […] che giunto a Roma si fece battezzare e trovò modo di intrufolarsi negli ambienti pontifici, lavorando prima per L’Illustrazione Vaticana, poi per L’Osservatore Romano e infine per la Radio Vaticana» (Anthony Rhodes, Il Vaticano e le dittature, 1922-1945, Mursia, Milano 1975, p. 161, in Fernando Bea, qui la radio vaticana… Mezzo Secolo della Radio del Papa, Edizioni Radio Vaticana, 1981, p.107).
Nel gennaio 1940 padre Soccorsi riferiva a monsignor Montini che la inglese Bbc aveva più volte citato e riferito le trasmissioni vaticane «ma aggiungendovi anche per suo conto cose da noi non dette». Spesso si presentavano come Radio Vaticana trasmittenti clandestine. Durante la guerra giunsero segnalazioni in Vaticano di stazioni private o ispirate da questo o quel governo che imitando il “Laudetur Iesus Christus!” si facevano passare per Radio Vaticana. C’era persino una pseudo-Radio Vaticana diretta da Londra verso la Germania (Robert A. Graham S.J., La Radio Vaticana tra Londra e Berlino, in La Civiltà Cattolica, n. 3014, 17 gennaio 1976, vol. I, pp.132-150).
Queste emittenti clandestine, chiamate “radio nere”, davano l’impressione, accentuando i toni, di parlare a nome della Santa Sede. Un altro caso fu la trasmissione del 6 ottobre 1940 contro monsignor Franz Rarkowski, ordinario militare tedesco. La situazione stava diventando così difficile che il 18 aprile 1941 la stessa Radio Vaticana mise in guardia gli ascoltatori contro le “radio nere” in lingua tedesca.

© Copyright Il Domenicale, 25 maggio 2009 consultabile online anche qui.

2 commenti:

ilsanta ha detto...

Si vede da questo articolo come il mondo cattolico sia distante da quello scientifico, tanto distante da non capire nemmeno i principi basilari su cui si fonda.
Inizio dalla frase di Edward Green che dice " ....Non c’è nessun Paese con un’epidemia generalizzata che sia riuscito a diminuire il rapporto della popolazione infettata da Hiv grazie alle campagne centrate sull’utilizzo del solo preservativo"
Infatti nessuno afferma che il SOLO preservativo sia sufficiente ma è altrettanto vero che NESSUNO afferma che esso sia dannoso, nemmeno Green .... in realtà una persona una affermazione così l'ha fatta ... ma non è un medico ...

In merito alle presunte "bufale" pubblicate su Lancet sarebbe opportuno sapere di cosa si parla prima di scrivere a vanvera tanto per accusare i presunti accusatori papali.
Lancet, come tutte le riviste scientifiche di primordine, utilizza i referees per valutare le sue pubblicazioni, come chi scrive dovrebbe sapere sapere, il referee valuta la correttezza formale degli articoli lasciando la verifica del contenuto ad altri ricercatori, pertanto se i dati pubblicati sono falsi o se una certa teoria si dimostra sbagliata non è certo colpa di chi la pubblica tant'è che proprio la pubblicazione permette poi di fare chiarezza sull'argomento.
Per la cronaca smentire una tesi ha lo stesso valore scientifico che dimostrarla.

Anonimo ha detto...

La storia del preservativo, secondo il papa, è molto semplice. Il suo uso da la certezza di una protezione quasi totale e pertanto disencentiva la castità e fa aumentare i comportamenti a rischio.Così come la possibilità di abortire e di prendere le pillole del giorno dopo, deresponsabilizza i maschi e da alle femmine il potere di decidere sulla vita altrui. Non c'è questione di scienza o religione, ma solo di buon senso.Fra l'altro, almeno in Occidente, molti sieropositivi sono omosessuali o tossici, e lì non so cosa il lattice serva. Saluti, Eufemia