giovedì 29 gennaio 2009

Appello di Benedetto XVI ai lefebvriani perdonati. Solidarietà ai «fratelli ebrei» per la Shoah, monito contro l'oblio (Accornero)


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Appello di Benedetto XVI ai lefebvriani perdonati. Solidarietà ai «fratelli ebrei» per la Shoah, monito contro l'oblio
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Pier Giuseppe Accornero

Papa Benedetto da Roma chiede ai lefebvriani di «riconoscere il Concilio Vaticano II»; esprime la sua «indiscutibile solidarietà ai fratelli ebrei» perché «la Shoah è un monito contro l'oblio, la negazione e il riduzionismo»; rammenta le sue visite ad Auschwitz, «uno dei lager nei quali si è consumato l'eccidio efferato di milioni di ebrei». Da Gerusalemme il Rabbinato di Israele dapprima dice che «sarà difficile proseguire il dialogo senza un atto pubblico di scuse e di ritrattazione delle affermazioni negazioniste» - attese dall'autore delle farneticanti dichiarazioni, il lefebvriano Williamson - e poi ammette che le parole del Papa sono un passo avanti per la ripresa del dialogo con la Chiesa.

Un insolito intervento

Ieri all'udienza generale Papa Ratzinger - proseguendo nelle catechesi paoline - richiama al rispetto della Scrittura e della Tradizione, che sono «le fondamenta solide posate da Dio», e ricorda che «la Chiesa si radica nei principi di verità e universalità». Dopo i saluti in varie lingue, prima di quelli in italiano, con una procedura assolutamente inusuale, dice che «ho ancora tre comunicazioni da fare».

La prima - «Ho appreso con gioia la notizia dell'elezione del metropolita Kirill a nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Invoco su di lui la luce dello Spirito Santo per un generoso servizio alla Chiesa ortodossa russa affidandolo alla speciale protezione della Madre di Dio».
La seconda - Ricorda quanto disse domenica 24 aprile 2005 all'inizio del ministero pontificale: «Il compito esplicito del Pastore della Chiesa è la chiamata all'unità».
Ricordando la pesca miracolosa, pregò: «Signore, la rete si è strappata ma la tua promessa non delude e facciamo il possibile per percorrere la via dell'unità. Aiutaci a essere servitori dell'unità». Proprio in adempimento del «servizio all'unità, che qualifica il ministero di successore di Pietro, ho deciso di concedere la remissione della scomunica in cui erano incorsi i quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato pontificio. Ho compiuto questo atto di paterna misericordia perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la viva sofferenza». Ma adesso «faccia seguito il loro sollecito impegno di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II».
La terza - Nei giorni in cui si ricorda la Shoah, gli tornano alla memoria «le immagini raccolte nelle mie ripetute visite ad Auschwitz, uno dei lager nei quali si è consumato l'eccidio efferato di milioni di ebrei, vittime innocenti di un cieco odio razziale e religioso. Mentre rinnovo con affetto la mia piena e indiscutibile solidarietà con i nostri fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sull'imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza contro un solo essere umano è violenza contro tutti. Nessun uomo è un'isola, ha scritto un noto poeta. La Shoah insegni alle vecchie e alle nuove generazioni che solo il faticoso cammino dell'ascolto e del dialogo, dell'amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo al traguardo della fraternità e della pace nella verità». E conclude: «Mai più la violenza umili la dignità dell'uomo!»

Risposta da gerusalemme

Prima dell'intervento papale, da Gerusalemme era giunta una minaccia: il Rabbinato d'Israele ritiene «difficile proseguire il dialogo con il Vaticano». Così si esprime Oded Weiner, direttore generale del Rabbinato, in una lettera al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani: «Sarà difficile proseguire il dialogo se non vi sarà un atto di pubblico scuse e di ritrattazione delle dichiarazioni negazioniste sulla Shoah» del lefebvriano Williamson. Il Rabbinato non parteciperà all'incontro in Vaticano il 2-4 marzo con Kasper in qualità di presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l'Ebraismo.
Martedì 27 i lefebvriani, con una lettera al Papa, hanno chiesto perdono per le affermazioni di Williamson, ma non altrettanto hanno fatto con gli ebrei vittime della Shoah: «Domandiamo perdono al Papa e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di tale atto. Le affermazioni di Williamson non riflettono le nostre posizioni».

Un grande passo avanti

Ma poi il Rabbinato ha frenato e ha accolto le parole di Benedetto XVI come «un grande passo in avanti per la soluzione della questione». A parlare è ancora Oded Weiner, direttore generale del Rabbinato d'Israele: «Si tratta di una dichiarazione molto importante per noi e per il mondo intero». Spiega che nessuna decisione è stata presa sulla prossima riunione della Commissione: «La nostra lettera è arrivata a destinazione a Roma solo stamani (ieri, n.d.r.) e, di conseguenza, non prenderemo alcuna decisione prima di aver ricevuto la risposta».
Il Rabbinato vede nei lavori della Commissione - avviati otto anni fa dopo la visita in Israele di Giovanni Paolo II nel 2000 - «un dialogo storico estremamente importante che ha fatto maturare rapporti personali straordinari». Weiner elogia il discorso del Pontefice ma «ora sono necessari ulteriori passi da parte della Chiesa». Anche per Mordechay Lewy, ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, le parole del Papa «sono state molto chiare e utili per chiarire le incomprensioni sorte. Chiunque le abbia lette o ascoltate comprende da che parte sta la Chiesa». Inoltre fanno capire che per il Papa si deve procedere sulla via del dialogo nel futuro. E sulla visita di Benedetto XVI in Israele, prevista per maggio ma mai annunciata ufficialmente, dice: «Stiamo lavorando, quanto accaduto in questi giorni non ha inciso sui preparativi del viaggio. Il Papa è benvenuto in Israele in qualunque momento».
Il portavoce vaticano Federico Lombardi ha subito detto che «le parole del Papa, nelle diverse occasioni in cui già in passato si è espresso, e che oggi (ieri, n.d.r.) sono state pronunciate dovrebbero essere sufficienti per rispondere a chi esprime dubbi sulla posizione del Papa e della Chiesa».

© Copyright Eco di Bergamo, 29 gennaio 2009

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