mercoledì 28 gennaio 2009

Padre Lombardi: le parole del Papa sulla Shoah aiutino a promuovere con frutto e serenità il dialogo con l'ebraismo (Radio Vaticana)


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Padre Lombardi: le parole del Papa sulla Shoah aiutino a promuovere con frutto e serenità il dialogo con l'ebraismo

La parole pronunciate oggi da Benedetto XVI “dovrebbero essere più che sufficienti” per chiarire il suo pensiero sulla tragedia dell’Olocausto ebraico e per consentire al dialogo tra cattolicesimo ed ebraismo di proseguire con “serenità”. E’ la dichiarazione rilasciata dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, subito dopo l’udienza generale di questa mattina. Udienza durante la quale - come ascoltato - ancora una volta Benedetto XVI ha voluto ribadire le ragioni spirituali che lo hanno indotto a revocare il provvedimento di scomunica nei confronti dei quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre. E proprio ieri, in un comunicato, il superiore della Fraternità San Pio X ha preso le distanze dalle affermazioni negazioniste di uno dei vescovi. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

Il nuovo gesto di distensione del Papa, quello dei vescovi lefebvriani, quello - auspicato - da parte del Rabbinato d’Israele. Un rapporto giocato su tre fronti, sul quale desiderio più alto di Benedetto XVI è che risplenda infine il carattere della misericordia, per un verso, e peraltro quello di un dialogo che la Chiesa postconciliare e il magistero dei Papi hanno sempre difeso e valorizzato senza eccezioni. Le parole accorate del Papa risuonate in Aula Paolo VI sul tema della Shoah, espresse già in “diverse occasioni” nel passato, “dovrebbero essere più che sufficienti per rispondere alle attese di chi esprime dubbi sulla posizione del Papa e della Chiesa cattolica sull’argomento”, ha affermato padre Federico Lombardi. E mentre sui media internazionali rimbalzavano le indiscrezioni del "Jerusalem Post" su una possibile rottura delle relazioni del Rabbinato d’Israele con la Chiesa cattolica, padre Lombardi concludeva la nota con l’augurio che - “anche alla luce” delle nuove affermazioni di Benedetto XVI - “le difficoltà presentate dal Rabbinato di Israele possano essere oggetto di ulteriore e più approfondita riflessione, in dialogo con la Commissione per i Rapporti con l’Ebraismo del Consiglio per l’Unità dei Cristiani in modo che il dialogo della Chiesa cattolica con l’ebraismo possa continuare con frutto e serenità”.

Intanto, anche la Fraternità San Pio X che riunisce i vescovi lefebvriani si è nettamente dissociata dalle posizioni di uno di loro, mons. Williamson, che in un’intervista aveva negato la verità storica del genocidio degli ebrei perpetrato dal nazismo. “Le affermazioni di Mons. Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità”, ha scritto in un comunicato il vescovo presidente della Fraternità, mons. Bernard Fellay, precisando di aver “proibito, fino a nuovo ordine” allo stesso mons. Williamson “ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche”. Quindi, rivolto a Benedetto XVI, il superiore della comunità lefebvriana scrive esplicitamente: “Noi domandiamo perdono al Sommo Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di tale atto. Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni, noi non possiamo che costatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità discreditandone la missione”. Missione, aveva precisato qualche riga prima mons. Fellay, che esula da opinioni storiche di carattere personale ma attiene alla fede e alla morale, le sole questioni sulle quali - dice - un vescovo cattolico “può parlare con autorità ecclesiastica”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

non mi piace che il vaticano si inchini sempre alla protervia altrui,prima i mussulmani e ora gli ebrei.
per questo appena avrò trovato il posto giusto diventerò lefebriano almeno non mi scandalizzerò per certi cedimenti in nome del dialogo.