mercoledì 28 gennaio 2009

Il rabbinato di Gerusalemme rompe i rapporti con il Vaticano. La stampa informata prima della Santa Sede


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Caso Williamson, il rabbinato di Israele rompe i rapporti con il Vaticano

GERUSALEMME

Il rabbinato d'Israele ha rotto indefinitamente i rapporti ufficiali con il Vaticano in seguito alla revoca della scomunica del vescovo lefevbriano Richard Williamson, che nega la Shoah. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che il rabbinato ha anche cancellato un incontro fissato a Roma il 2-4 marzo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con gli ebrei.

In una lettera indirizzata al presidente della Commissione, cardinale Walter Casper, il direttore generale del rabbinato Oded Weiner scrive che "senza scuse pubbliche e una ritrattazione, sarà difficile continuare il dialogo", si legge sul sito del Jerusalem Post.

Secondo una fonte del rabbinato, la lettera è giunta alla stampa israeliana prima di essere ricevuta in Vaticano e ciò potrebbe ulteriormente complicare i rapporti fra il rabbinato e la chiesa cattolica.

Repubblica online

Ne prendiamo atto.
Punto
.
R.

9 commenti:

Giovanni ha detto...

Che tristezza.

Anonimo ha detto...

Mi auguro sentitamente che il Santo Padre oggi non faccia cenno a una vicenda dai contorni grotteschi.
Alessia

Anonimo ha detto...

Considerato anche quanto è avvenuto ieri al Bundestag, credo che c'è una voglia di far capire chi tiene il manico del coltello, Saluti, Eufemia

Anonimo ha detto...

Prendiamo atto di tutto. Evidentemente, il dialogo vero non interessa. Pazienza ognuno continui per la sua strada.

Anonimo ha detto...

sentite, alla fine uno si stufa!!!
Lasciateli cuocere nel loro brodo, ora basta; è vero che siamo a carnevale ma quando è troppo è troppo

Anonimo ha detto...

Non vorei essere cattivo ma a me del Rabbinato di Gerusalemme non me ne frega niente.
Perciò, ovviamente con fraterna ironia,come si dice a Napoli:
PRRRRRRRRRRRRRRR!!!

Anonimo ha detto...

Evidentemente a Gerusalemme di "scentrato" non c'e' solo la mira dei bombardieri

brustef1 ha detto...

Credo mai nessun papa, dai tempi dei martiri protocristiani, abbia subito il "crucifige" di Gesù come capita, oggi, a Benedetto XVI. Gli autori di quell'odiosa esortazione sono gli stessi del tempo di Cristo, e nessuno lo può negare; a loro si aggiungono variegate specie di sciacalli politici. Il martirio politico e mediatico viene certamente vissuto dal Pontefice in chiave mistica, ed egli procede serenamente per la sua strada. Questo lo rende ancora più grande e meritevole di affetto e devozione. Io sono semplicemente commosso di fronte alla sua forza, che è la forza della fede, e dalla sublime superiorità che dimostra di fronte a tante miserie. Non riesco nemmeno a indignarmi per gli infami attacchi dei suoi nemici, e sono sereno perché la sua serenità è un benefico contagio

euge ha detto...

Per Brustef1 anch'io non ricordo una campagna di odio mediatica ed anche religioso/ politica di questo livello, contro un Papa.
In più di una occasione ho avuto modo di dire che il veleno che puntualmente viene sputato ( passatemi il termine un pò forte)addosso a Benedetto XVI è inconcepibile e deriva probabilmente, da cause patologiche. Che il Papa sia una persona forte nella fede ma, con un animo paziente e pieno d'amore è ovvio anche perchè temo che qulsiasi altra persona in circostanze simili, sarebbe crollata; probabilmente certi signori speravano che avvenisse così ma, evidentemente, lo Spirito Santo che ha guidato sapientemente la sua elezione, le da in continua la forza di difendersi e rimanere sereno davanti a questa marea di lupi famelici.
Per questo, anch'io gli voglio un bene grandissimo lo stimo e lo rispetto al massimo; anche per questi motivi però sono facile all'indignazione. Non accetto infatti, che una persona così buona, mite e coraggiosa, possa essere trattata in questo modo senza il benchè minimo rispetto. Non voglio sembrare vendicativa sarebbe fuori luogo ma, mi auguro che prima o poi questa gente si accorga di quanto grande sia la loro meschinità, la loro piccolezza e la loro malvagità.