sabato 31 gennaio 2009

Williamson chiede scusa al Papa (Lorenzoni)


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Williamson chiede scusa al Papa

Chi nega la Shoah non sa nulla né di Dio né della Croce di Cristo. Questa negazione è tanto più grave se proviene da un vescovo o da un sacerdote, sia esso unito o no a Roma.

Rodolfo Lorenzoni

La stoccata della Chiesa contro alcuni esponenti lefebvriani e le loro idee revisioniste è netta e dai toni definitivi: si incarica di pronunciarla il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, in una nota ufficiale diramata ieri dai microfoni di Radio Vaticana, organo ufficiale della Santa Sede.
E la prima, importante reazione dei lefebvriani giunge nello stesso giorno del monito vaticano: arrivano infatti le scuse di Richard Williamson, il vescovo della Fraternità di San Pio X le cui dichiarazioni negazioniste avevano generato la cascata di polemiche con il Vaticano e con le Comunità ebraiche.

Chiede perdono al Papa, il religioso britannico, e lo fa inviando una lettera al prefetto per la Congregazione del Clero, il cardinale Dario Castrillon Hoyos.
«In mezzo a questa tremenda bufera causata dai miei commenti imprudenti alla tv svedese - scrive Williamson - le chiedo di accettare con il dovuto rispetto la mia sincera manifestazione di rammarico per gli inutili problemi e angustie che ho causato al Santo Padre». Una personale espressione di ossequio per il Pontefice, per la Santa Sede e per la sua autorità, che assume comunque un rilevante significato politico.
Le severe parole di Lombardi a Radio Vaticana avevano d'altra parte ripercorso la chiarissima coerenza del magistero di Benedetto XVI rispetto ai temi dell'Olocausto: «Il Papa negli scorsi giorni ha ripreso la profonda meditazione del suo discorso nel campo di concentramento di Auschwitz - ha detto il responsabile della comunicazione vaticana - non solo condannando ogni forma di oblio e di negazione della tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei, ma anche richiamando i drammatici interrogativi che questi eventi pongono alla coscienza di ogni uomo e di ogni credente».
Perciò Benedetto non ha mai, tantomeno in questi giorni, esitato a manifestare la sua totale avversione nei confronti di chiunque, come ha fatto Williamson, osi mettere in dubbio l'Olocausto e la sua immane tragicità.
Oltre alle scuse del prelato lefebvriano, dalla Fraternità di San Pio X sono poi pervenuti altri segnali di distensione, come l'annullamento del raduno nazionale in programma oggi a Rimini, allo scopo di evitare ulteriori questioni e confusioni.
Di certo, stando a quanto ribadito nei giorni scorsi, gli ultra-tradizionalisti non sono però disposti a rinunciare alla loro opposizione al Concilio Vaticano II, le cui acquisizioni sono invece ritenute indiscutibili da Benedetto XVI.

© Copyright Il Tempo, 31 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Evitare il raduno, per evitare la spaccatura interna, che c'è ed è profonda, nell'attesa che arrivino altre dosi di "magnanimità".

Anonimo ha detto...

Sembra che Williamson nella sua lettera al papa al cardinale Hoios e al papa abbia detto: come Giona, se e' necessario per calmare la bufera gettatemi a mare!
E se lo si prendesse in parola? Non dico ridurlo allo stato laicale ma magari mandarlo in qualche monastero vicino se non dentro ad Auschwitz a vedere se cambiasse idea....
Perche' le questioni qua sono due:
1) Lui non vuole abiurare il suo negazionismo.
2) Mi sorge il dubbio che lo faccia addirittura per continuare a mettere in difficolta' il papa..
NON DEVE CHIEDERE SCUSA AL PAPA! O solamente al papa. Deve ritirare le sue opinioni negazioniste e chiedere scusa alle vittime dell'olocausto!
ps: si puo' sempre prenderlo in parola, levargli la talare vescovile, e provare cosi' la sua ubbidienza al papa....per adesso son solo parole (anche in contrasto con quelle di padre Lombardi che ha definito chi nega la Shoah un negatore della croce).
COMUNQUE NON RESTA CHE PREGARE, io per primo (la mia e' soltanto un'opinione..) per migliorare spiritualmente e poi la chiesa in qualche modo verra' fuori da questo "contrattempo".