mercoledì 15 aprile 2009

La visita del cardinale Bagnasco in Abruzzo (Sir)


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TERREMOTO IN ABRUZZO - Questa grande forza d’animo

La visita del card. Angelo Bagnasco

Non una via crucis sui luoghi del dolore e della morte, quanto piuttosto un cammino contrassegnato dalla speranza e dalla volontà di ricominciare della gente abruzzese. Così si può riassumere la visita che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha compiuto martedì 14 aprile sui luoghi devastati dal terremoto. Prima tappa l’ospedale, dove ha salutato i malati e si è intrattenuto a pranzo; poi la Scuola ispettori e sopraintendenti della Guardia di Finanza (qui l’incontro con il capo della protezione civile Guido Bertolaso), la sosta davanti alle macerie della Casa dello studente, in via XX Settembre, e alla basilica di S. Maria di Collemaggio, gravemente danneggiata dal terremoto. Ancora, l’incontro – sotto una tenda – con mons. Nozza e i volontari della Caritas nel centro di coordinamento a Pettino, la sosta ad Onna e davanti alla chiesa distrutta di Villa Sant’Angelo – terra natale del nunzio apostolico in Paraguay, mons. Orlando Antonini, che gli era a fianco – e la visita al limitrofo campo d’accoglienza, dove ha speso parole di conforto, raccogliendosi poi in preghiera con la popolazione. Infine, la celebrazione dell’eucaristia nel mega-accampamento di Piazza d’Armi. Proprio nel giorno della visita del card. Bagnasco all’Aquila, da parte della Chiesa italiana è stato deciso un ulteriore stanziamento di due milioni di euro per la realizzazione di un centro di prima accoglienza e per la Caritas aquilana, la cui sede è stata completamente distrutta.

Determinati a ricostruire.

Il popolo abruzzese sta dimostrando “una grandissima forza d’animo”, ha osservato Bagnasco, sottolineando come uomini e donne, giovani e anziani “privati improvvisamente di tanti affetti e delle loro cose, frutto di lavoro e di sacrificio” non si sono ripiegati sul loro dolore, ma si mostrano determinati “a ricostruire e ricostruirsi, in nome della propria dignità, della propria storia, dell’amore per la propria terra, e anche in nome dei morti”. Vi è, ha aggiunto, “un senso di unitarietà e di concordia” che è di “esempio per tutti, anche perché dentro questa grande forza d’animo emerge continuamente l’impasto della fede: nelle parole, negli sguardi, nei gesti di queste persone vi è una fede semplice, profonda e radicata”, dove “Dio fa parte della loro vita, della loro famiglia”.

Un “terremoto di bontà”.

Sulla “testimonianza” di una fede “genuina e solida” il porporato è tornato anche nell’omelia della Messa celebrata fra le tende di Piazza D’Armi: “Le vostre parole semplici e dirette ci dicono che Dio, Gesù, la Madonna, i Santi fanno parte della vostra vita, e le chiese della vostra città e dei paesi fanno parte delle vostre case”. Poco prima, davanti alle macerie della chiesa di Villa Sant’Angelo, aveva rilevato che “il terremoto della terra è stato contrastato da un terremoto di bontà e solidarietà”, dove la tragedia ha “scatenato il meglio nel cuore di tutti”, con un’“unità di intenti che allevia le sofferenze”.

La macchina della solidarietà.

Parole di elogio sono state espresse dal presidente dei vescovi italiani anche nei confronti di tutti coloro che, in questi giorni, sono impegnati a fianco della popolazione abruzzese. “Attorno a questa popolazione – ha dichiarato – si è creata una macchina di solidarietà e d’intervento veramente gigantesca, anche per far fronte a un numero inedito di assistiti”. Una macchina “che sta andando rapidamente a regime, merito della protezione civile, delle diverse istituzioni e di tantissime organizzazioni di volontariato, compresa la Caritas italiana e le varie Caritas diocesane”. Infatti, “per affrontare il domani in modo operoso”, ha proseguito, è importante “che questa gente non si senta assolutamente sola, abbandonata”. Così sta avvenendo ora, grazie all’impegno e alla solidarietà di tanti, “risorsa fondamentale che sprigiona energie impensate e capacità nuove”.
La tappa più commovente è forse stata quella nel centro dell’Aquila, laddove sorgeva la Casa dello studente. Proprio pensando a quelle “vite giovanissime spezzate” dal crollo dell’edificio, nella città dove avevano scelto di studiare per costruirsi un futuro, il card. Bagnasco ha espresso l’auspicio che simili scene “non si debbano più vedere”. “La vita umana che si spezza – ha riflettuto – è sempre un momento di dolore per tutti, uno strappo fisico, anche se la prospettiva della fede ci dice che l’anima va verso Dio”. Sentimenti che, di fronte a vite giovani, con tanti sogni e progetti davanti a loro, “si fanno ancora più forti”. Come parole di speranza ha usato quelle di una mamma, che nel terremoto ha perso due figli di 28 e di 17 anni. “Loro mi danno una grande forza dal paradiso, dal cielo, per poter continuare a vivere facendo del bene come meglio posso”, ha detto questa donna, mentre stava girando per le tendopoli “aiutando chi stava peggio di lei”. Perché in questa terra oggi martoriata tanti hanno “perso tutto”, ma non la speranza.

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1 commento:

massimo ha detto...

grazie cardinale,così si fà,e io destino l'otto per mille alla chiesa cattolica,e il cinque per mille a "cesar onlus" della diocesi di Rumbek in Sudan,il vescovo mons. Cesare Mazzolari ha molti progetti,educativi,caritativi,sanitari,ecclesiali,in una parte di mondo dove i cattolici vengono duramente perseguitati,è il mio modo di aderire ai contenuti dei discorsi del Papa nel viaggio in africa appena fatto,vorrei che tutti i cattolici facessero qualcosa in questo senso( vedi anche l'obolo di san pietro)camminiamo sul sentiero che sta tracciando Papa Benedetto tutti insieme uniti,aiutiamolo.