giovedì 13 agosto 2009

Il TAR contro l’ora di religione. L’arringa difensiva di Pietro De Marco (Magister)

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6 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

Sinceramente non capisco tutta questa agitazione. Credo che il vero problema sia vagamente quello citato dalla Scaraffia. Non vedo alcun riconoscimento della dignità dell’insegnamento di religione equiparandolo a un corso di cucina, di equitazione o a un’altra qualsivoglia attività intra- o extrascolastica. Ritengo che la questione dei crediti sia in e per sé semplicemente stupida. Sono inoltre convinto che proprio gli insegnanti di religione saranno molto contenti di non dover partecipare a consigli, scrutini e roba del genere.

Il vero problema è: la “qualità” di questa “ora di religione”. Inorridisco quando sento cosa avviene in questa ora, e credo che non abbia alcuna funzione positiva rispetto alla formazione religiosa. Degradare la religione a formazione culturale – è esattamente ciò che certi cattolici vorrebbero che accada. “Religione civile” si chiama questo mostro.

Personalmente vorrei che la chiesa stessa dice “no” a un insegnamento di religione (fatto per lo più male e lontano dalla dottrina cattolica) nelle scuole pubbliche. Sarebbe molto meglio prendere atto dell’emergenza catechetica nella chiesa stessa e la quasi totale assenza di una formazione approfondita. Ma pare anche che manchino sia la capacità che la voglia. Meglio dunque istaurare una tale superficiale “lotta per il potere”, come copertura del vero problema. Cosa dire, poi, di gente come Fioroni, la Gelmini e dei suoi capi, “alfieri” della cultura cristiana d’occidente?? Ma fatemi il piacere…

Di nuovo diventa visibile: lo scarso profilo dell’essere cattolico che – quant’è triste questo – si rifugge piagnucolando nel volere essere “riconosciuto” da qualcuno.

Ma: a quale prezzo? Io non sono disposto a pagarlo. Perciò sono contento che i miei figli non erano esposti a tale scempio che si fa della religione nelle scuole. Certo: si parla facilmente quando si ha la fortuna di conoscere una parrocchia, una comunità, un parroco “come si deve”. Ma invito tutti alla riflessione: volete veramente “l’ora di religione” solo per poter dire che “la chiesa” è presente nelle scuole pubbliche senza valutare la qualità di questa presenza?

Dunque, qui lo dico, sapendo che mi esporrò ad aggressioni di vario tipo: sono contrario all’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche. Non sono più i tempi. C’è bisogno di altre vie, di nuovo coraggio, di nuova identità. Una famiglia, per esempio, che educa i suoi figli all’interno di una comunità che segue la vita religiosa e liturgica secondo il rito straordinario non può che alzare le spalle - tanto non avrebbe voluto che i suoi figli partecipano a qualcosa che non è né carne né pesce.

Miriam ha detto...

Cara Raffaella, ti segnalo, se vuoi http://www.internetica.it/ChiesaStato-faziosi.htm#commento

gianniz ha detto...

Stiamo attenti a distruggere una cosa che c'è (e potremmo migliorare) prima di aver costruito qualcos'altro di più significativo, ma altrettanto certo.

Fabiola ha detto...

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2009/april/documents/hf_ben-xvi_spe_20090425_insegnanti-religione_it.html

A questo indirizzo il discorso del Santo Padre agli Insegnanti di religione del 25 aprile 2009.

Io credo che si debba partire da qui. Non da un'inedita alleanza fra laicisti, catto-progressisti e tradizionalisti per cancellare la rilevanza pubblica della cultura cattolica in Italia.
Di tutto il resto si può discutere. Ma partiamo,per favoore,dal positivo.

SERAPHICUS ha detto...

Ma quale "alleanza inedita"? Cosa significa?

Cito dal citato discorso del Pontefice:
"L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia, e l’insegnante di religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti. È significativo che con lui tanti ragazzi si tengano in contatto anche dopo i corsi. L’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina è inoltre il segno del valore insostituibile che essa riveste nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha raggiunto. In un suo recente messaggio la Presidenza della CEI ha affermato che “l’insegnamento della religione cattolica favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale. Ciò è possibile perché tale insegnamento pone al centro la persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazaret, di cui si ha cura di investigare l’identità, che non cessa da duemila anni di interrogare gli uomini”."

Invito a riflettere se e quanto una tale descrizione, scritta dagli uffici competenti della CEI, trovi riscontro nella realtà attuale. Credo che nessuno possa affermare una cosa del genere, se non colui che appartiene a un apparato che vuole far fare "bella figura" all'apparato.

Il resto del discorso - si: questo sarebbe "il positivo". Certamente. Ma: dove troviamo cose del genere nella realtà? Significherebbe che gli insegnanti dovrebbero essere i primi ad andare alla scuola di Benedetto. Dove troviamo questo?

Per favore: non dire stupidaggini su "alleanze inedite". Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà - troppo spesso triste e alienante.

Dunque: senza catechesi - dove pensate che un "insegnamento di religione" possa arrivare????

laura ha detto...

Oltretutto è un'ingusta discriminazione verso alunni e insegnanti che scelgono di insegnare o studiare una materia in piùche è un arricchimento forse i nostri parlamentari non sanno quale preparazione e quale formazione si richieda per avere la possibilità di insegnare religione nelle scuole. Occorre una laurea in acienze teologiche presso un'università pontificia, che è impegnativa come e più di una lauraea di altro tipo. Sono finiti i tempi in cui l'insegnante di religione era quello che faceva il catechismo e anche la facoltà d insegnare il catechismo si può acquisire solo dopo 3 anni di teologia per laici e due anni di specialzzazione in una università di teologia. Ormai anche i ministri straordinari dell'Eucaristia o le persone addette ai vari sevizi liturgici, come il lettorato o l'accolitato, devono avere un biennio di preparazione, accompagnato dal superamento di esami anche impegnativi. Credono che la religione cristiana sia una barzelletta? Personalmente, frequentando il corso di teologia per laici ho avuto docenti splendidi, che insegnvano religione nelle scuole pubbliche, dotati di una preparazione in Sacra scrittura ed esegesi davvero ammirevole, costretti a svolgere questo lavoro quasi gratuitamente, solo per amore e servizio della verità. Non mi sembra assolutamente giusto non equipararli ai docenti di altri insegnamenti e il patrimonio culturale cristiano è comunque una ricchezza senza uguali, che può dare la pssibilità di conoscere il messaggio di salvezza. Ognuno è libero di fare le sue scelte e la fatica deve sempre essere riconosciuta, premiata e retribuita giustamente