giovedì 1 ottobre 2009

Dal sinodo sull'Africa risposte concrete e sostenibili (Osservatore Romano)


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Dal sinodo sull'Africa risposte concrete e sostenibili

Nairobi, 30. "Il sinodo deve essere visto come un processo e non soltanto come un evento": è quanto espresso in un documento di riflessione in vista dell'assemblea speciale dei presuli africani - che si terrà dal 4 al 25 ottobre - pubblicato dall'Association of Member Episcopal Conferences in Eastern Africa (Amecea), organizzazione che comprende rappresentanti di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia.
Nel documento, che offre riflessioni su vari temi di rilevanza sociale-politica ed economica, si sottolinea la speranza che dal sinodo emergano risposte "veramente pratiche, concrete e attuabili" verso le molteplici aspettative della popolazione africana. "Noi vescovi, in rappresentanza dell'Amecea, parteciperemo al sinodo - è scritto - con uno spirito che unisce orgoglio, umiltà e speranza". "Prenderemo parte al sinodo - è aggiunto - accompagnati dalle preghiere e dalle sollecitudini di milioni di cristiani. La nostra speranza è autentica perché si fonda sulla promessa di Gesù di essere con noi in tutti i tempi. Con questa promessa possiamo svolgere l'assemblea con grande fiducia". "Il sinodo - si sottolinea - deve essere visto come un processo e non semplicemente come un evento: cioè dovremmo comunicare alla nostra gente che l'incontro finirà pure a Roma, ma che il suo spirito e la sua vita saranno mantenuti in tutte le attività delle nostre istituzioni ecclesiali".
In particolare, i presuli chiedono che ai lavori dell'assemblea segua la formulazione di un piano strategico che contenga istruzioni precise circa i lavori del sinodo e l'attuazione delle raccomandazioni. "Dobbiamo assicurarci - si specifica - che questo piano preveda confini temporali e un regolare monitoraggio e valutazione". "Nello spirito universale dell'assemblea - si osserva inoltre - attenzione e rispetto debbono essere dati alle specificità e diversità che contraddistinguono le comunità che appartengono alla regione dell'Amecea e in misura più allargata le altre del continente africano".
Il documento passa quindi a elencare nello specifico i temi di rilevanza pastorale, a partire dall'estrema indigenza di larghe fasce della popolazione. "Non possiamo che esprimere vergogna - si legge - per l'impoverimento delle maggioranza della popolazione nei Paesi dell'Amecea. La sofferenza e l'emarginazione di questi figli di Dio è semplicemente inaccettabile. Il sostegno al miglioramento delle politiche governative e alla promozione e implementazione dei servizi sociali delle istituzioni ecclesiali deve essere considerata una priorità della risposta pastorale".
Pace e sicurezza è un altro tema affrontato: "Una più accurata comprensione storica - scrivono i vescovi - sulle origini delle situazioni di conflitto nella nostra regione è necessaria, in quanto possiamo rispondere ai problemi del presente soltanto se conosciamo il passato". Un forte contributo alla pacificazione è dato anche dalla promozione del dialogo interreligioso "promuovendo la cooperazione, dove possibile, con la comunità musulmana" e in generale con quelle delle altre religioni. Per i presuli, inoltre, è auspicabile l'istituzione di alcune strutture permanenti per rispondere alle situazione di crisi.
Per quanto poi concerne la politica in generale, si riconoscono i progressi democratici in atto in alcuni Paesi: per esempio, l'introduzione del multipartitismo o delle riforme costituzionali, ma questo processo - si precisa - "non è stato totale e incoraggiato". Per questo, la Chiesa "dovrebbe essere più attiva negli sforzi per responsabilizzare i politici e i funzionari pubblici e per formare dei buoni cittadini, incoraggiandoli al voto".
La cura del creato è un altro punto di riflessione. I vescovi affermano di essere consapevoli dei pericoli relativi ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. I presuli rilevano che tali mutamenti stanno incidendo sulla sicurezza del cibo e sui flussi migratori, provocando tensioni tra le popolazioni dei vari Paesi e, per questo, esortano a "una riconciliazione ecologica" per dirimere i conflitti.
Il documento si sofferma infine sul ruolo della famiglia, e dei giovani e delle donne in particolare. Le nuove generazioni si evidenzia "vanno incorporate in maniera effettiva nella vita della Chiesa, poiché possono e devono giocare un ruolo importante nell'evangelizzazione e negli sforzi di riconciliazione". Un aspetto peraltro messo in luce è quello della dispersione scolastica: "Dobbiamo trovare strade - si osserva - per rafforzare il sistema educativo che negli anni passati ha marcato distintamente l'impegno pastorale". Le donne, invece, dichiarano i presuli, "restano vittime di violenze e di discriminazioni, essendo ancora escluse dal pieno accesso all'istruzione e al lavoro".
Nei giorni scorsi il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha affermato che "gli africani attendono con fiducia e ottimismo i risultati del sinodo e chiedono di essere riconosciuti come persone, nonostante la povertà". "Siamo poveri materialmente - ha aggiunto - ma la nostra cultura ha tanti valori: se vengono recepiti in Europa, o anche in Asia, possiamo diventare tutti più forti e a quel punto potremo arrivare a eliminare ogni sfruttamento".

(©L'Osservatore Romano - 1 ottobre 2009)

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