lunedì 5 ottobre 2009

Il Papa: È il fondamentalismo il virus che rischia di uccidere l’Africa (Tornielli)


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Il Papa apre il Sinodo per l'Africa: "L'Africa rappresenta un immenso "polmone" spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo "polmone" può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista...va segnalato un secondo "virus" che potrebbe colpire anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici..." (Omelia)

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SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

«È il fondamentalismo il virus che rischia di uccidere l’Africa»

di Andrea Tornielli

Roma
L’Africa, «immenso polmone spirituale dell’umanità», si sta ammalando. Due «virus» l’assediano: il primo, di importazione occidentale, è rappresentato dal «materialismo pratico combinato con il pensiero relativista e nichilista». Il secondo è «il fondamentalismo religioso» mescolato con interessi politici ed economici.
Lo ha detto ieri mattina Benedetto XVI, aprendo con la messa celebrata in San Pietro i lavori del secondo Sinodo dedicato all’Africa dopo quello convocato da Papa Wojtyla nel 1994. «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. “Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo”», questo è il tema sul quale si confronteranno nelle prossime settimane, fino al 25 ottobre, i 244 padri sinodali riuniti a Roma. Alcuni momenti della liturgia sono stati animati con canti africani che hanno fatto rivivere al Papa l’esperienza del viaggio in Camerun e Angola avvenuto la scorsa primavera.
Nell’omelia, Ratzinger ha parlato dei «tesori dell’Africa», ricordando le risorse «di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione». Ha quindi subito accennato a un altro patrimonio, «quello spirituale e culturale», di cui «l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime».
Il Papa ha definito il Continente nero come un «immenso “polmone” spirituale per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza». Ma anche questo polmone, ha spiegato, «può ammalarsi». Due sono le «pericolose patologie che lo stanno intaccando». La prima è già diffusa nel mondo occidentale, ed è «il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista».
Benedetto XVI non ha voluto entrare nel merito della genesi di questi «mali dello spirito», ma ha definito «indiscutibile che il cosiddetto “primo” mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane». Esportando «rifiuti tossici spirituali», ha aggiunto, l’Occidente continua in altro modo quel «colonialismo» che era finito sul piano politico.
Ratzinger ha quindi segnalato un «secondo virus che potrebbe colpire anche l’Africa», il fondamentalismo religioso «mischiato con interessi politici ed economici». «Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose – ha detto il Pontefice - si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza».
Il Papa, ovviamente, non cita nomi, ma non è difficile intuire dietro le sue parole il riferimento ai fondamentalisti islamici come anche ad alcuni particolari gruppi che fanno riferimento al mondo protestante.
All’Angelus, dopo la celebrazione, Benedetto XVI ha spiegato che il Sinodo non è «un convegno di studio, né un'assemblea programmatica. Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il suo Santo Spirito, che guida la Chiesa» e dunque «la cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci». Il Papa ha quindi ricordato le vittime dell'inondazione di Messina e delle calamità che hanno colpito il Pacifico e il Sud Est Asiatico.

© Copyright Il Giornale, 5 ottobre 2009 consultabile online anche qui.

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