lunedì 5 ottobre 2009
In Africa la Chiesa è delle donne (Vecchi)
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Il Papa apre il Sinodo per l'Africa: "L'Africa rappresenta un immenso "polmone" spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo "polmone" può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista...va segnalato un secondo "virus" che potrebbe colpire anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici..." (Omelia)
IL MISTERO DELL'INTERVISTA DEL CARD. CASTRILLON RIPROPOSTA DA ZENIT (Colafemmina)
I Media e il Papa: un anno difficile (il testo dell'intervento del card. Angelo Bagnasco)
La vera intervista del Cardinale Castrillón sul caso Williamson (Zenit). La stampa tedesca ha modificato alcune risposte
Wtprs: il viaggio del Papa nella Repubblica Ceca è andato benissimo ed i giornalisti si ritrovano a corto di argomenti :-)
SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Le cifre Nel Continente oltre 164 milioni di battezzati. Tra 25 anni saranno di più dei cattolici europei
Il tema La questione femminile è uno degli argomenti al centro dell’assemblea dei vescovi alla quale sono state invitate trenta «esperte»
In Africa la Chiesa è delle donne
di Gian Guido Vecchi
Le suore sono oltre 61 mila, superano sacerdoti e missionari Oggi via al Sinodo: si parla di povertà, Aids, multinazionali L a preghiera perché «uomini e donne» della Terra «volgano i loro occhi all’Africa» e insieme un invito ad essere «protagonisti» rivolto all’intero continente: «Alzatevi, mettetevi in cammino!». Sono passati sei mesi da quando Benedetto XVI lasciò l’Angola e diede appuntamento al II Sinodo per l’Africa che il Papa aprirà solennemente questa mattina nella Basilica di San Pietro.
Quindici anni dopo la prima «assemblea speciale» dei vescovi, nel ’94, la Chiesa guarda al più povero e dimenticato dei continenti come a un tema decisivo per il futuro del pianeta e dello stesso cristianesimo. I cattolici che erano un paio di milioni all’inizio del Novecento sono passati da 55 a 164 milioni negli ultimi trent’anni e fra venticinque, calcola (con prudenza) il mensile dei gesuiti Popoli , supereranno in numero quelli presenti in Europa. Per tre settimane, nell’Aula del sinodo in Vaticano si riuniranno 244 padri sinodali, con 228 vescovi (di cui 33 cardinali, compresi i 14 africani) che arrivano ovviamente dall’Africa (197) ma anche da Europa (34), Americhe (10), Asia (2) e Oceania (1), a mostrare che «l’assemblea riguarda tutta la Chiesa cattolica», spiega l’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del sinodo. Venti congregazioni, nove sessioni, un calendario serrato fino al 25 ottobre «a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Eppure basterà appena ad affrontare tutte le questioni che i vescovi africani hanno elencato nell’ Instrumentum laboris già presentato al Papa: «L’Assemblea sinodale dovrebbe far sentire il grido dei poveri, delle minoranze, delle donne offese nella loro dignità, degli emarginati, dei lavoratori mal pagati, dei rifugiati e dei migranti, dei prigionieri…».
Tra le altre, nel documento preparatorio dei vescovi africani ricorre la questione femminile, che vedrà impegnate anche una trentina di donne fra religiose e laiche invitate ai lavori come «esperti» (10 su 29) o «uditori» (20 su 49).
Lo stesso Benedetto XVI aveva affrontato il tema, il 22 marzo in Angola: «Chi non avverte, oggi, il bisogno di dare più spazio alle ‘ragioni del cuore’? Si pensi alle terre dove abbonda la povertà, alle regioni devastate dalla guerra, a tante situazioni tragiche risultanti da migrazioni forzate e non… Sono quasi sempre le donne che vi mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi».
Eppure «in tutte le regioni la donna continua ad essere sottoposta a diverse forme di assoggettamento», scrivono i vescovi, «violenze domestiche», «poligamia », «prostituzione», «mutilazione degli organi genitali femminili», le varie espressioni «del dominio dell’uomo sulla donna». Senza contare, ammettono i vescovi, che «un gran numero di chiese particolari» ritiene che «la dignità della donna debba essere promossa tanto nella Chiesa quanto nella società»: le donne, come i laici, «non sono ancora pienamente integrate» nelle «strutture di responsabilità » e nella «progettazione», ovvero contano poco o nulla a dispetto delle 61 mila religiose sparse nel continente.
Un continente complesso, fatto dei 53 Paesi dell’Unione africana (più il Marocco, escluso per il conflitto col Sahara Occidentale), un miliardo di abitanti e ottocento gruppi etnici principali, ma con problemi diffusi che i vescovi denunciano senza perifrasi. Guerre e armi, per cominciare: «In connivenza con uomini e donne del continente africano, forze internazionali fomentano le guerre per la vendita delle armi, sostengono poteri politici irrispettosi dei diritti umani e dei principi democratici per assicurarsi vantaggi economici, minacciano di destabilizzare le nazioni».
E poi «le multinazionali» che «continuano ad invadere gradualmente il continente per appropriarsi delle risorse naturali, schiacciano le compagnie locali, acquistano migliaia d’ettari espropriando le popolazioni delle loro terre con la complicità dei dirigenti africani, recano danno all’ambiente e deturpano il creato ». Ci sono poi le tragedie sanitarie, a cominciare dall’Aids. In volo verso l’Africa, una frase di Benedetto XVI («Non si può superare questo dramma con la distribuzione dei preservativi, che al contrario aumentano il problema») scatenò polemiche planetarie, anche se in realtà il Papa si riferiva alla necessità di ricerca e assistenza medica (la Chiesa in Africa è in prima linea con 16.178 centri sanitari, compresi 5.373 ambulatori), oltre che all’educazione: non a caso l’ Osservatore Romano citò a modello, seppure «non del tutto aderente alle indicazioni della Chiesa», il metodo «Abc» sperimentato in Uganda: «abstinence», «be faithful» e «condom», ovvero astinenza, fedeltà e solo da ultimo il preservativo, spesso usato in modo improprio e quindi rischioso.
E ancora, ovvio, al sinodo sarà centrale l’economia: «I programmi di ristrutturazione delle economie africane, proposti dalle istituzioni finanziarie internazionali, si sono rivelati funesti. Le ristrutturazioni ‘imposte’ hanno comportato l’indebolimento delle economie africane e il degrado del tessuto sociale con l’aumento del tasso di criminalità, l’allargamento del divario tra ricchi e poveri, l’esodo dalle zone rurali e la sovrappopolazione delle città». La stessa campagna di semina degli organismi geneticamente modificati «pretende di assicurare la sicurezza alimentare» ma in realtà «rischia di rovinare i piccoli coltivatori e di sopprimere le loro semine tradizionali rendendoli dipendenti dalle società produttrici di Ogm», accusano i vescovi.
Al fondo, è evidente l’affinità con ciò che Benedetto XVI ha scritto nell’enciclica Caritas in veritate e ripetuto già in Africa: nella crisi «nata da un deficit di etica nelle strutture economiche», i Paesi poveri vanno sostenuti e soprattutto coinvolti nei processi decisionali.
Tutto sommato, «il primo problema del sinodo sarà trovare un comune denominatore, un piano di intervento e di evangelizzazione, evitando gli estremi del pragmatismo e dello spiritualismo», riflette padre Giulio Albanese, missionario comboniano e docente alla Gregoriana: «C’è un problema di classi dirigenti locali, e la necessità di un salto di qualità nella cooperazione: va bene le opere caritatevoli, ma c’è bisogno di risorse finanziarie e umane. Lo scandalo è che l’Africa, per la rapina delle risorse, dà all’Occidente più di quanto riceva. Ora la crisi ha effetti devastanti. E intanto siamo tornati indietro di cinquant’anni: ai tempi in cui si dava il pesce, anziché la canna da pesca».
G. G. V.
© Copyright Corriere della sera, 4 ottobre 2009 consultabile online anche qui.
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