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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A CASSINO E MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Nella scelta del nome il segno di un forte legame
Gianni Cardinale
DAL NOSTRO INVIATO A CASSINO (FROSINONE)
L’ attuale Pontefice fin dalla scelta del nome ha evidenziato lo stretto legame spirituale che lo unisce alla figura di san Benedetto.
Un legame che nasce dalla devozione «benedettina» della natìa Baviera, che non viene mai meno, e di cui ci sono tracce copiose nella sua vita e nelle sue opere. Senza andare troppo indietro nel tempo basti ricordare il libro «Il sale della terra» del 1997, dove l’allora cardinale Joseph Ratzinger, dice all’intervistatore: «Pensi a san Benedetto che, alla fine dell’antichità, crea una forma di vita, grazie alla quale il Cristianesimo poi riesce a raggiungere e trasformare i nuovi popoli».
O quello che accade pochi giorni prima dell’elezione alla Cattedra di Pietro, quando, il primo aprile 2005, il cardinale Ratzinger si reca al Monastero di Santa Scolastica a Subiaco e pronuncia un ormai celebre discorso sul valore permanente della fede cristiana.
«Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia – dice nell’occasione – il quale in un tempo di dissipazione e decadenza» riuscì «a fondare a Montecassino la città sul monte» e a mettere «insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo».
«Abbiamo bisogno – sottolinea il futuro Pontefice – di uomini», che come san Benedetto «tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità».
Il 19 aprile arriva l’elezione a Papa e la scelta di Benedetto come nome, per riallacciarsi alla figura di Benedetto XV, il Papa che tuonò contro «l’inutile strage» della prima guerra mondiale e a quella di san Benedetto, patrono d’Europa.
Il 25 aprile in visita al San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI afferma: «Mi è caro qui ricordare il motto che san Benedetto pose nella sua Regola, esortando i suoi monaci a 'nulla assolutamente anteporre all’amore di Cristo' (cap. 4)».
Un motto che è particolarmente caro a papa Ratzinger. Come si vede il 27 aprile, in piazza San Pietro, quando il nuovo Pontefice tiene la sua prima udienza generale e si sofferma sulla scelta del nome Benedetto che evoca «la straordinaria figura del grande 'patriarca del monachesimo occidentale', san Benedetto da Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein».
«La progressiva espansione dell’Ordine benedettino da lui fondato – aggiunge il Papa – ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il Continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà».
«Di questo Padre del monachesimo occidentale – prosegue – conosciamo la raccomandazione lasciata ai monaci nella sua Regola: «Nulla assolutamente antepongano a Cristo».
All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a san Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!».
Un vero manifesto della spiritualità benedettina di Benedetto XVI è racchiuso poi nel discorso che il Papa lo scorso settembre rivolge al mondo della cultura al Collège des Bernardins di Parigi.
Dove ribadisce che le radici della cultura europea affondano proprio nel terreno fertile del monachesimo occidentale. Pochi giorni dopo, il 20 settembre 2008, ricevendo gli abati benedettini di tutto il mondo, li esorta ad annunciare senza compromessi il primato di Dio: «Nei vostri monasteri, voi per primi rinnovate e approfondite quotidianamente l’incontro con la persona del Cristo, che avete sempre con voi come ospite, amico e compagno. Per questo i vostri conventi sono luoghi dove uomini e donne, anche nella nostra epoca, accorrono per cercare Dio e imparare a riconoscere i segni della presenza di Cristo, della sua carità, della sua misericordia».
A san Benedetto, il Papa dedica infine la catechesi dell’udienza generale del 9 aprile dell’anno scorso. E nell’occasione mette proprio l’accento sul significato della costruzione dell’abbazia di Montecassino, una «decisione gli si impose perché era entrato in una nuova fase della sua maturazione interiore e della sua esperienza monastica».
Ed esorta il Vecchio Continente a guardare a San Benedetto: «Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa (...). Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero».
© Copyright Avvenire, 24 maggio 2009
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