mercoledì 20 maggio 2009

Il feeling tra il Papa e l’America (Claudio Angelini)


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Su segnalazione della nostra Eufemia leggiamo:

Il feeling tra il Papa e l’America

di Claudio Angelini

C’è un feeling culturale tra Benedetto XVI e l’America, una parola magica che li unisce e che fa di questa visita del Papa negli Stati Uniti la consacrazione di un sentimento.
Questa parola è “coesistenza”.
Come ricorda il Time, l’allora cardinale Ratzinger nel 1984 fece una rapida visita a New York e restò conquistato dalla sua strana bellezza: il nuovo che era già antico, l’antico che era così vitale da non invecchiare mai, e poi, soprattutto, quel fantastico incrocio di razze che crea il futuro vero, l’avvenire umano. Secondo la storia o la leggenda, l’illustre prelato non avrebbe più voluto lasciare la città e quando dovette recarsi all’aeroporto si sedette nella parte anteriore della macchina per non perdersi nulla di ciò che passava davanti a lui.
I grattacieli, i ponti e la gente. Il compianto cardinale O’ Connor gli spiegò che gli americani veri, pellerossa a parte, non esistono.
Ci sono gli angloamericani, gli afroamericani, i cinoamericani, gli italoamericani. Insomma ogni persona quando nasce ha già due entità, è due realtà diverse che in lui si fondono, due culture che si conciliano e ne creano una terza. Da qui il concetto di coesistenza che è l’antitesi della schizofrenia. E’ dialogo, è comprensione.
Volendo dialogare con le altre fedi, Benedetto XVI ha scelto New York e l’America, e non si è sbagliato.
Perché da queste parti, dopo i disordini razziali degli anni ’60 e certi rigurgiti postumi di discriminazione (cui non è del tutto estranea nemmeno Hillary), la coesistenza è una regola inviolabile. Tra le etnie e le religioni.
Tempo fa qualche giornale italiano pubblicava una statistica secondo la quale la religiosità in America starebbe cedendo all’agnosticismo e al nichilismo.
Sono dati fasulli. Gli americani sono molto più religiosi degli europei e soprattutto non si vergognano di esserlo, e rispettano ogni credo, anche quello da cui temono attentati. Subito dopo l’11 settembre, Bush ricevette con tutti gli onori gli imam americani ai quali disse che la loro religione era stata dirottata dal terrorismo. Fu un modo per rendere omaggio alla coesistenza che è un fatto squisitamente culturale, perché il rispetto per le fedi altrui lo si impara a scuola.
Così come i nostri religiosi lo imparano in seminario. Si tratta di uno dei fondamenti di “education” che esistono soltanto nei paesi ben educati.

© Copyright Il Messaggero, 20 maggio 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dal sito di Father Z, Raffa:
http://wdtprs.com/blog/2009/05/americans-overwhelmingly-favorable-toward-pope-benedict/
Alessia