domenica 28 giugno 2009
Mons. De Paolis risponde a Hünermann: la revoca della scomunica da parte del Papa è tecnicamente valida" (Galeazzi)
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
"L'atto del Papa è sempre valido"
GIACOMO GALEAZZI
«Si può discutere l’opportunità della revoca della scomunica, ma essa, senza dubbio, è tecnicamente valida».
Riconosce che «le difficoltà individuate dal bravo canonista Hunermann sono canonicamente fondate», l’arcivescovo canonista Velasio De Paolis, attuale ministro vaticano delle Finanze, ex segretario della Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e decano della facoltà di diritto canonico della pontificia università Urbaniana. Però, canoni alla mano, contesta la conclusione che i quatto vescovi lefebvbriani «graziati» da Benedetto siano ancora scomunicati.
Nonostante l’avvertimento del Vaticano, i lefebvriani hanno ordinato in Baviera nuovi sacerdoti. La revoca della scomunica vale anche se non si è pentiti?
«Oggi non si può dire che i quattro vescovi rimangano scomunicati. La revoca è valida, però non sono neppure né in comunione con la Chiesa né a posto in coscienza. Ci sono diversi livelli e la scomunica è l’ultimo, puramente positivo, pur fondato sulla teologia. Revocando la scomunica, il Papa, come lui stesso dice, ha compiuto un gesto di misericordia. Se abbia fatto bene o male non spetta a noi dirlo. E’ lui che ha sindacato giusto agire così. La revoca è valida e, canonicamente, è un atto autonomo. Anche qualora i vescovi lefebvriani non avessero promesso quel poco che hanno promesso, il Papa poteva comunque togliere la scomunica, senza con ciò legittimare il loro atto di disobbedienza. Comunque, non essere più scomunicati non significa automaticamente essere a posto con la coscienza o poter accedere ai sacramenti».
E le ordinazioni lefebvriane dei nuovi sacerdoti?
«Esistono diversi livelli di vita ecclesiale.
Se i quattro vescovi “graziati” hanno ordinato sacerdoti ciò è valido, ma illecito, illegittimo.
Cioè sono preti ma non conformi alle leggi ecclesiastiche: sono contro l’obbedienza alla Chiesa, quindi non possono esercitare il loro ministero. Un conto è l’ordinazione, un altro è la liceità del ministero. Nella Chiesa un prete può esercitare il suo ministero solo se è incardinato in una diocesi. La scomunica suppone un delitto, la revoca è un atto di perdono e di riammissione. Negare validità alla revoca implica una valutazione di opportunità che appartiene solo al Papa».
Su cosa poggia la validità della revoca?
«Il Papa, teoricamente, potrebbe pure abolire il canone che scomunica chi consacra un vescovo contro la volontà della Chiesa. Anzi in origine queste censure non erano ben regolate. Certo, senza pene ecclesiastiche si avrebbe confusione dottrinale, ma qui non parliamo di problemi morali, bensì di una scomunica che è privazione di alcuni effetti, come ricevere i sacramenti o esercitare alcuni diritti nella vita della Chiesa. Il Papa che toglie una scomunica non è come il prete in confessionale che assolve un penitente».
© Copyright La Stampa, 28 giugno 2009
Beh, non si puo' dire che Mons. De Paolis faccia i doppi salti mortali all'indietro raggruppati e carpiati per la revoca della scomunica ai Lefebvriani, ma e' stato chiarissimo e ringraziamo lui e Galezzi per le precisazioni :-))
R.
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5 commenti:
Ha ragione mons. De Paolis:in fondo nei primi secoli i vescovi venivano consacrati anche senza l'approvazione di Roma...es. la Chiesa ortodossa è rimasta fedele alla tradizione antica.
Il livore del teologo tedesco?
E' perché i seminari della FSS Pio X sono pieni di vocazioni ...quelli dei vescovi del Reno...maledettamente vuoti!
Non sono un canonista ma immagino che, a rigore, l'unica cosa che i reprobi Fellay & Co. potrebbero lecitamente fare, agli occhi di Santa Romana Chiesa, allo stato attuale, sarebbe quella di trovare -dopo aver cessato di esercitare ogni illecita attività sacerdotale- al più presto un confessore in comunione con la Chiesa (come ad esempio don Paolo Farinella, del presbiterio di Genova, in comunione con +Angelo) e magari subito dopo recarsi a ricevere il Sacramento dell'Eucaristia da un sacerdote validamente incardinato (sempre una cum +Angelo et +Benedicto) , quale ad esempio il Rev. Andrea Gallo.
Ecco i paradossi del 'canonismo'..
+Velasius Canonista : "La revoca è valida, però non sono neppure né in comunione con la Chiesa né a posto in coscienza."
Segue un esempio di comunioneconlachiesa e coscienzaposto -secondo i correnti standards romani- :
http://www.sanbenedetto.org/index.php?option=com_rsgallery2&Itemid=47&catid=27
non mi intendo di canoni.
ma c'è un canone che Benedetto XVI sta cercando di mettere in pratica a costo di sè stesso,lascia le 99 pecore ed esce nella tempesta a cercare la pecora smarrita,trovatala se la caricherà sulle spalle......che il teologo tedesco disquisisca su questo, prego.
e inoltre,a proposito del buon pastore,vorrei ricordare che questo pastore di oggi non ha comminato tutte le scomuniche che in giro si sarebbero meritati molti,tutti coloro che di fatto negano la dottrina cattolica e che hanno allontanato tanti cattolici,con i loro abusi liturgici e le condotte libertine con i loro comportamenti mondani e secolarizzati......mi fermo qui,la misericordia e la pazienza del Papa,sarebbe bello,dovrebbero essere oggetto di maggiori riflessioni,anche teologiche.
a buon intenditore poche parole.
Non sono gli eccessi del "canonismo" come dice Vatycanista, bensì la tolleranza attuale della Chiesa che non commina prontamente le sanzioni canoniche a chi invece se le meriterebbe tutte, come don Gallo e don Farinella. I quali, comunque, non hanno mai commesso l'orribile crimine di criticare il Vaticano II. Cosa che invece han fatto e fanno Fellay&C.
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