venerdì 19 giugno 2009

Padre Cabra sul quotidiano della Santa Sede: "Il prete del postconcilio". Commento di Francesco Colafemmina: A che gioco sta giocando l'Osservatore?

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Qui troviamo invece il commento degli amici di "Rinascimento Sacro".
Qui troviamo il commento degli amici di Messainlatino.

6 commenti:

enrico ha detto...

cabra scrive:

"Le assemblee rinnovate con grande cura si assottigliano, anche se le chiese vengono riscaldate, l'impianto d'altoparlanti migliorato, l'edificio restaurato, talvolta anche con eccellente gusto."

rinnovate con grande cura?
ma per piacere.
se il rinnovamento passa per il santissimo infilzato molto meglio il prima del dopo.

Scipione ha detto...

Brani tratti da: “IL PAPA” DI JOSEPH DE MAISTRE (1817),
LIBRO TERZO - Del Papa nelle sue relazioni con le civiltà e la felicità dei popoli
CAPITOLO III - Istituzione del sacerdozio – Celibato dei preti
§ 2 – Dignità del sacerdozio


Sono ben lungi dal voler presentare la legge del celibato come un vero e proprio dogma; ma sostengo che essa appartiene alla suprema disciplina, la quale è di un’importanza senza pari, e che non ringrazieremo mai abbastanza i Sommi Pontefici per il debito che abbiamo con loro.

Vi sono nel cristianesimo cose molto elevate e sublimi; fra il prete e le sue pecorelle vi sono relazioni così sante e pure che possono essere allacciate solo da uomini nettamente superiori agli altri.

Anzitutto non so su cosa poggi il confronto [fra preti cattolici e ministri protestanti]: perché abbia una base, si dovrebbe poter opporre sacerdozio a sacerdozio; ora, non c’è più sacerdozio nelle Chiese protestanti, il prete è scomparso con il sacrificio. … Quando dunque si parla di clero d’Inghilterra, di Scozia, ecc. non ci si esprime correttamente; perché non c’è più clero dove non ci sono più chierici, come non vi è stato militar senza militari. E’ dunque come se si fossero paragonati, per esempio, i parroci di Francia o d’Italia agli avocati o ai medici d’Inghilterra e di Scozia.
Ma dando a questa parola, clero, tutta l’estensione possibile e intendendo significare con essa tutto l’insieme dei ministri di un culto cristiano, l’immensa superiorità del clero cattolico, sia per merito sia per considerazione, è evidente come la luce del sole.
Possiamo anche notare che questi due tipi di superiorità si confondono; infatti, per il clero cattolico, una gran considerazione è inseparabile da un gran merito, ed è molto importante che questa considerazione sia testimoniata anche dalle nazioni separate; perché è la coscienza che l’accorda, la coscienza è un giudice incorruttibile.
Le stesse critiche che vengono rivolte ai preti cattolici dimostrano la loro superiorità. Voltaire l’ha detto molto bene: «La vita secolare è sempre stata più viziosa di quella dei preti; ma i disordini di questi sono sempre stati notati di più, per il loro contrasto con la regola». A loro non si perdona niente, perché da loro ci si aspetta tutto.

La stessa regola vale per tutti, dal Sommo Pontefice fino al sacrestano. Ogni membro del clero cattolico è continuamente messo di fronte alla sua missione ideale, e di conseguenza giudicato senza pietà. Anche i suoi peccatucci sono misfatti; mentre, al contrario, per tutti i secolari, anche i delitti sono peccatucci. Che cos’è un ministro del culto cosiddetto riformato? E’un uomo vestito di nero, che tutte le domeniche sale su un pulpito, per tenervi dei discorsi onesti. In questo mestiere ogni uomo onesto può riuscire, e non esclude le debolezze che un uomo onesto può avere. Ho esaminato molto da vicino questo tipo di uomini; ho soprattutto indagato l’opinione di coloro che sono vicini ai ministri evangelici; opinione che si accorda con la nostra, nel non riconoscere loro una spiccata personalità.
Ciò che essi possono è niente: uomini veri,
Essi sono ciò che noi siamo,
E vivono come noi
Da loro si richiede soltanto la probità. Ma, come ho detto sopra, che cos’è dunque questa virtù umana, per un terribile ministero che esige la probità divinizzata, cioè la santità?

Scipione ha detto...

… (continua)
Si cita l’Inghilterra; ma è appunto in Inghilterra che la degradazione del clero evangelico è più sensibile. … il seggio dei vescovi nella Camera dei Pari è un accessorio che potrebbe venir tolto senza lasciare il minimo vuoto. I prelati osano appena prendere la parola, anche negli affari di religione. Il clero di second’ordine è escluso dalla rappresentanza nazionale; e per continuare a tenerlo lontano, ci si serve di un’astuzia storica che la legislazione avrebbe da tempo spazzato via, se non fosse visibilmente l’opinione pubblica a tenerli ai margini. Non soltanto l’ordine è scaduto nella stima pubblica, ma esso stesso diffida di sé. Spesso si è visto l’ecclesiastico inglese, imbarazzato dal suo stato, cancellare negli scritti pubblici la lettera fatale [la R. di Reverendo] che precede il suo nome e lo individua. Spesso lo si è anche visto, camuffato in abiti laici e a volta perfino militari, divertire i salotti stranieri con la sua burlesca spada

Bisogna anche dire che c’è, nel carattere stesso di questa milizia evangelica, qualche cosa che impedisca la fiducia e si aliena il favore della gente. Nelle loro chiese non c’è autorità, non c0è regola, né di conseguenza convinzioni comuni. Loro stessi confessano, con assoluto candore, che «che l’ecclesiastico protestante non è obbligato a sottoscrivere una professione di fede qualunque, se non per la tranquillità e la quiete pubblica, con l’unico scopo di mantenere fra i membri di una stessa confessione l’unione esterna»; ma che poi «nessuna di questa confessioni potrebbe considerarsi come un articolo di fede propriamente detto. I protestanti non ne riconoscono altri al di fuori delle Sacre Scritture».

«La dottrina di una chiesa riformata» ha detto Gibbon «non ha niente in comune col sapere le convinzioni di coloro che ne fanno parte, ed è con un sorriso o un sospiro che il clero moderno sottoscrive le formule dell’ortodossia e i simboli stabiliti… Le predizioni dei cattolici si sono avverate. Gli arminiani, gli ariani, i sociniani, il numero dei quali non va calcolato in base alle loro rispettive congregazioni, hanno spezzato e rigettato completamente la concatenazione dei misteri.»

(continua)

Scipione ha detto...

....
Non c’è più via di mezzo per il ministro riformato. Se predica il dogma si crede che egli menta; se non osa predicarlo, non è stimato per niente.
Siccome il carattere sacro scompare completamente dalla fronte dei suoi ministri, i sovrani hanno visto in loro soltanto degli ufficiali civili che dovevano marciare col resto del gregge, sotto il comune pastorale. E’ interessante leggere i patetici lamenti e gli sfoghi di un membro di quest’ordine sciagurato circa il modo in cui l’autorità temporale si serve del loro ministero. Dopo aver declamato in termini volgari contro la gerarchia cattolica, s’innalza tutto a un tratto al di sopra dei pregiudizi e pronuncia queste solenni parole: «… Per non dare l’impressione di aspirare alla gerarchia cattolica, i preti protestanti si sono rapidamente disfatti di ogni apparenza religiosa e si sono piegati con molta umiltà ai piedi dell’autorità temporale… Siccome la vocazione dei preti protestanti non era quella di governare lo stato, non si sarebbe dovuto concludere che spettava alla stato governare la Chiesa… Lo stato accorda agli ecclesiastici dei compensi che li hanno completamente secolarizzati… Insieme agli abiti sacerdotali, si sono spogliati anche del carattere spirituali… Lo stato ha fatto il suo mestiere e tutto il male deve essere messo in conto al clero protestante. Esso è diventato frivolo… I preti hanno rapidamente imparato a fare il loro dovere di cittadini… Lo stato li considera solamente degli ufficiali di polizia.. Non li stima e li colloca all’ultimo posto fra i suoi ufficiali… Dal momento che la religione diventa serva dello stato possiamo considerarla in questa sua degradazione, come opera degli uomini e perfino come un raggiro. E’ soltanto ai nostri giorni che abbiamo visto salire in cattedra l’industria, la dieta, la politica, l’economia rurale e la polizia… Il prete deve credere di compiere il suo mandato e tutti i suoi doveri, dando lettura dal pulpito delle ordinanze di polizia. Deve pubblicare nei suoi sermoni ricette contro l’epizootia, mostrare la necessità della vaccinazione, e predicare sul modo di prolungare la vita umana. Ora, come farà, dopo, a predicare il distacco dalle cose temporali e periture, mentre egli stesso, col beneplacito del governo, cerca in ogni odo di legare gli uomini alle galere della vita?»

(continua)

Scipione ha detto...

....
Si potrebbe fare un libro con … le testimonianze di freddezza o di disprezzo rese dai vari sovrani protestanti all’ordine ecclesiastico.
Uno decide che «ha ritenuto utile istituire una nuova liturgia più conforme al vero insegnamento della religione, all’edificazione pubblica e allo spirito del nostro secolo; e parecchi motivi l’hanno indotto a non tollerare che gli ecclesiastici si occupino in nessun modo della redazione di queste formule liturgiche»
Un altro proibisce a tutti i predicatori e ministri dei suoi stati di adoperare la formula: Il Signore ti benedica ecc. «dato che» dice il principe «anche gli ecclesiastici hanno bisogno della benedizione divina ed è arrogante, da parte di un mortale, voler parlare a nome della Provvidenza».

Se gli scrittori che ho citato all’inizio di quest’articolo si fossero accontentati di affermare che il clero cattolico avrebbe probabilmente evitato grandi sciagure, se fosse stato più compreso circa i doveri connessi alla propria condizione, non penso che avrebbero trovato dei contradditori in questo stesso clero; perché nessun prete cattolico si trova al livello delle sue sublimi funzioni; egli crederà sempre che gli manchi qualcosa: ma, pur ammettendo l’esistenza di alcuni cedimenti, frutto inevitabile di una lunga pace, non è per questo meno vero che il clero cattolico sia incomparabilmente superiore per la condotta come per la considerazione che ne consegue.. Questa considerazione è così evidente che, a meno di non volerla vedere per forza, non può essere messa in questione.

Per quanto mi costi troppo insistere sulle conseguenze del sistema opposto, non posso tuttavia impedirmi di insistere sull’assoluta inconsistenza di quel clero [quello riformato], relativamente ai problemi della coscienza umana. Quel meraviglioso ascendente che arrestava Teodosio davanti alla porta del tempio, Attila davanti a quella di Roma e Luigi XIV davanti alla santa mensa; quel potere ancora più meraviglioso che può intenerire un cuore di pietra e restituirlo alla vita; che va nei palazzi a strappare l’oro al riccone insensibile o distratto per versarlo nelle tasche del povero; che affronta tutto e tutto supera per consolare un’anima, illuminarne o salvarne un’altra; che si insinua dolcemente nelle coscienze per cogliervi dei segreti funesti, e per strappare i vizi alla radice; ministro e custode instancabile di sante unioni; nemico non meno attivo di qualsiasi licenza; dolce senza debolezza; terribile con amore; complemento inestimabile della ragione, della probità, dell’onore, di tutte le forze umane quando esse si dichiarano impotenti; sorgente preziosa e inesauribile di riconciliazione, di riparazioni, di restituzioni, di pentimenti efficaci, di tutto ciò che Dio ama di più dopo l’innocenza; in piedi, accanto alla culla dell’uomo per benedirlo; in piedi anche accanto al suo letto di morte per dirgli, in mezzo alle più patetiche esortazioni e ai più teneri addii… parti…; questo potere soprannaturale non esiste fuori dell’unità.

raffaele ha detto...

Lasciamo perdere De Maistre, noto reazionario (nonché massone), esaltatore della forca e della guerra!
Io difendo l'"Osservatore" contro questi reazionari che sognano un impossibile ritorno al passato. Ma "non praevalebunt"!