domenica 23 agosto 2009

I quarant'anni della Federazione biblica cattolica: Lo sguardo verso l'alto e l'orecchio teso (Osservatore Romano)


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I quarant'anni della Federazione biblica cattolica che ha contribuito al rinnovamento spirituale della Chiesa dopo il concilio

Lo sguardo verso l'alto e l'orecchio teso

di Vincenzo Paglia
Vescovo, presidente
della Federazione biblica cattolica

A poco più di quaranta anni dal Vaticano II si può affermare che l'auspicio a fare delle sante Scritture l'anima della vita spirituale e pastorale delle comunità ecclesiali non è stato disatteso.
Da allora infatti si è avviato uno straordinario processo di riacquisizione delle Scritture da parte dell'intera comunità ecclesiale e se ne vedono gli effetti profondi nella vita del popolo cristiano.
Lo stesso movimento ecumenico trova nella rinnovata attenzione alla Bibbia un terreno propizio di dialogo - vedi riquadro, Parola di Dio ed ecumenismo. Nella Chiesa cattolica possiamo dire che si è sviluppato un vero e proprio "movimento biblico" che, rispetto a quello che ha preceduto il concilio Vaticano II, ha interessato la vita della Chiesa in tutti i suoi ambiti. Anche solo un veloce sguardo ai testi del magistero sulla sacra Scrittura fa vedere lo straordinario cammino compiuto rispetto ai secoli precedenti. Giovanni Paolo II, a venti anni dalla Dei Verbum, presentando il documento della Pontificia Commissione Biblica sulla interpretazione della Bibbia, affermava: "È motivo di gioia vedere la Bibbia presa in mano da gente umile e povera, che può fornire alla sua interpretazione e attualizzazione una luce più penetrante, dal punto di vista spirituale ed esistenziale, di quella che viene da una scienza sicura di se stessa".
Il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio si è rivelato un chairòs in tale contesto, un vero e proprio momento di grazia.
Le 54 proposizioni votate dai padri sinodali, e che il Papa ha voluto che fossero pubblicate immediatamente, mentre registrano la ricchezza del cammino compiuto in questi decenni del dopo-concilio, testimoniano altresì il vivace dibattito sinodale che ha aperto notevoli prospettive teologiche e pastorali.
Ovviamente, siamo tutti in attesa dell'esortazione apostolica post-sinodale per poter accogliere con slancio quanto il Santo Padre vorrà dire alla Chiesa.
Si deve comunque constatare che già in questi mesi passati sono state molte le iniziative in varie parti del mondo rivolte a presentare i lavori del sinodo in particolare attraverso il bel messaggio finale. C'è un'attesa diffusa di quanto il Santo Padre ci dirà perché la Parola di Dio possa ancor più ispirare la vita e la missione della Chiesa nei diversi continenti.
Una osservazione mi pare importante sottolineare a tale proposito e che potrebbe segnare qualitativamente una nuova tappa nel riappropriarsi delle sante Scritture da parte del popolo di Dio.
A dire il vero, la indica già da tempo lo stesso Benedetto XVI: la Parola di Dio accolta come "fonte" della vita spirituale e pastorale.
Il Papa, particolarmente nelle sue omelie, fa della Parola di Dio la fonte e il cuore del messaggio che vuole trasmettere. È una prospettiva che dovrebbe far arretrare quell'atteggiamento, spesso diffuso, che pone al centro non la Parola e quel che essa suggerisce, ma il proprio pensiero, le proprie prospettive che semmai cercano nella Bibbia qualche "appoggio".
Le Scritture non sono un "bastone" per le nostre idee, sono la fonte ispiratrice della nostra vita, dei nostri pensieri, della pastorale.
Ricordo un piccolo episodio significativo di questa tendenza che ci fa pensare. Un vescovo, terminata la stesura di una sua lettera pastorale, inviò il dattiloscritto a un esegeta dicendogli: "Vi aggiunga qualche bella frase biblica". Le sante Scritture non sono un supporto alla nostra vita spirituale e pastorale, debbono esserne le ispiratrici. Lo hanno rilevato molto bene i vescovi nel corso dei lavori sinodali. Ed è anche l'esperienza che sgorga dalla Federazione Biblica Cattolica - che in questo anno ricorda il suo quarantesimo di fondazione - che ha promosso con generosità ed efficacia la "pastorale biblica" nei diversi paesi del mondo. I frutti sono stati davvero straordinari. Ma proprio tale fruttuoso impegno spinge ad avviarsi con decisione verso un nuovo traguardo, ossia passare da quella che chiamiamo la "pastorale biblica" alla "ispirazione biblica dell'intera pastorale". Era quel che lo stesso Vaticano II in verità auspicava: le sante Scritture siano "l'anima" della vita e della missione della Chiesa, la sua fonte, la sua origine, la sua ispirazione. Lo si deduce, tra l'altro, dall'incipit della stessa Dei Verbum: "In religioso ascolto della Parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia". L'allora giovane teologo, Joseph Ratzinger, commentando queste poche parole, affermava che non si sarebbe potuta esprimere meglio l'essenza della Chiesa: una comunità interamente schiusa "verso l'alto...", la cui "piena essenza è riassunta nel gesto dell'ascolto, unico gesto da cui può derivare il suo annuncio".
All'inizio di questo millennio il Sinodo dei vescovi è tornato a richiamare questa antica e sempre nuova verità dell'ascolto della Scrittura come fonte della sapienza e della forza della Chiesa. Nel primo millennio della storia cristiana questa centralità è apparsa in maniera esemplare: vescovi e monaci, pastori e semplici fedeli, hanno sentito la Scrittura come il cuore pulsante dell'intera loro vita, spirituale, teologica, pastorale, familiare, ecclesiale. Ebbene, quel che il Sinodo dei vescovi si propone è di spingere tutti a ritenere le sante Scritture la fonte che alimenta la vita. I Padri della Chiesa spesso hanno presentato la Parola di Dio come una fontana a cui tutti possono attingere acqua. Sant'Efrem il Siro, per fare un solo esempio, paragona la Bibbia a una fontana a cui ognuno può recarsi per attingere acqua senza che essa si esaurisca mai. E quel che resta nella fonte è sempre molto di più di quel che ciascuno riesce a portare via. In effetti, la Bibbia resta una fontana di sapienza per chi non crede, ma resta acqua sufficiente anche per la vita di tutti i popoli.
L'inscindibile legame circolarità tra Parola di Dio, Chiesa e Liturgia resta la condizione per avvicinarsi a questa fonte. È una responsabilità grande per la Chiesa all'inizio di questo millennio. Benedetto XVI nell'omelia di chiusura del sinodo affermava: "Il luogo privilegiato in cui risuona la Parola di Dio, che edifica la Chiesa(...) è senza dubbio la liturgia. In essa appare che la Bibbia è il libro di un popolo e per un popolo; un'eredità, un testamento consegnato a lettori, perché attualizzino nella loro vita la storia di salvezza testimoniata nello scritto(...) la Bibbia rimane un Libro vivo con il popolo, suo soggetto, che lo legge; il popolo non sussiste senza il Libro, perché in esso trova la sua ragion d'essere, la sua vocazione, la sua identità". Il rinnovato incontro con la Parola di Dio renderà le nostre comunità efficaci per comunicare la via della salvezza agli uomini e alle donne di questo inizio di millennio.

(©L'Osservatore Romano - 23 agosto 2009)

Leggo:

A poco più di quaranta anni dal Vaticano II si può affermare che l'auspicio a fare delle sante Scritture l'anima della vita spirituale e pastorale delle comunità ecclesiali non è stato disatteso...

Non condivido questo ottimismo.
C'e' ancora molto da fare. E' solo con Benedetto XVI che stiamo riscoprendo le Sacre Scritture: il Papa parte dal testo, svolge la sua riflessione, contestualizzandola ma traducendola nel nostro tempo, e poi ritorna alla Scrittura.
In quanti (preti e vescovi) sono in grado di compiere simili capolavori?
Il Papa e' un esempio, sta al clero seguirlo ed insegnare ai fedeli come valorizzare e comprendere i testi sacri
.
R.

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