lunedì 21 settembre 2009

Il Papa all'Angelus: mai possiamo abituarci alle vittime dei conflitti (Sir)


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BENEDETTO XVI, ANGELUS: MAI POSSIAMO ABITUARCI ALLE VITTIME DEI CONFLITTI

“Mai possiamo abituarci” alle “tragiche notizie di vittime sia tra i militari sia tra i civili” che giungono “quasi quotidianamente” per le “numerose situazioni di conflitto che esistono nel mondo”, eventi “che suscitano profonda riprovazione, nonché sconcerto nelle società che hanno a cuore il bene della pace e della civile convivenza”.
Al termine della recita dell’Angelus domenicale, Benedetto XVI ha ricordato ieri il “gravissimo attentato in Afghanistan ad alcuni militari italiani”, esprimendo “profondo dolore” ed unendosi “con la preghiera alla sofferenza dei familiari e delle comunità civili e militari”.
“Al tempo stesso – ha aggiunto il Papa –, penso con eguali sentimenti di partecipazione agli altri contingenti internazionali, che anche di recente hanno avuto vittime e che operano per promuovere la pace e lo sviluppo delle istituzioni, così necessarie alla coesistenza umana”. Benedetto XVI ha rinnovato il suo “incoraggiamento alla promozione della solidarietà tra le Nazioni per contrastare la logica della violenza e della morte, favorire la giustizia, la riconciliazione, la pace e sostenere lo sviluppo dei popoli partendo dall’amore e dalla comprensione reciproca”. Il Pontefice ha infine ricordato il viaggio apostolico che farà la prossima settimana in Repubblica Ceca, terra che “ha bisogno, come l’intero Continente, di ritrovare le ragioni della fede e della speranza”.
“La sapienza non ha bisogno d’imporsi con la forza, perché detiene il vigore invincibile della verità e dell’amore, che si afferma da sé. Perciò è pacifica, mite e arrendevole; non usa parzialità, né tanto meno ricorre a bugie; è indulgente e generosa, si riconosce dai frutti di bene che suscita in abbondanza”. È la descrizione della “vera sapienza”, descritta nella “Lettera di Giacomo”, che Benedetto XVI ha proposto ieri alla recita dell’Angelus, invitando a “fermarsi a contemplare ogni tanto la bellezza di questa sapienza”. “Questo – ha aggiunto il Papa – vale per tutti, ma, in primo luogo, per chi è chiamato ad essere promotore e «tessitore» di pace nelle comunità religiose e civili, nei rapporti sociali e politici e nelle relazioni internazionali”. “Ai nostri giorni, forse anche per certe dinamiche proprie delle società di massa, si constata non di rado un carente rispetto della verità e della parola data, insieme ad una diffusa tendenza all’aggressività, all’odio e alla vendetta”. “Ma – ha concluso il Santo Padre – per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace”.

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