lunedì 21 settembre 2009

Memoria di San Matteo, da pubblicano ad apostolo. Il Papa: il buon annuncio del Vangelo è l'offerta del perdono di Dio al peccatore (Radio Vaticana)


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Il Papa ai nuovi vescovi: "L’essere a disposizione della gente non deve diminuire o offuscare la nostra disponibilità verso il Signore. Il tempo che il sacerdote e il Vescovo consacrano a Dio nella preghiera è sempre quello meglio impiegato, perché la preghiera è l’anima dell’attività pastorale, la "linfa" che ad essa infonde forza, è il sostegno nei momenti di incertezza e di scoraggiamento e la sorgente inesauribile di fervore missionario e di amore fraterno verso tutti" (Discorso)

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Memoria di San Matteo, da pubblicano ad apostolo. Il Papa: il buon annuncio del Vangelo è l'offerta del perdono di Dio al peccatore

La Chiesa celebra oggi la memoria di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. Benedetto XVI gli ha dedicato una catechesi all’udienza generale e un Angelus. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Matteo in ebraico significa “dono di Dio”. Eppure il suo lavoro di “pubblicano”, cioè esattore delle tasse per conto dell’autorità imperiale romana, era considerato piuttosto un latrocinio. Per tutti era dunque un pubblico peccatore e anche particolarmente odioso in quanto collaboratore dell’occupante straniero. Quindi da evitare accuratamente di frequentare. Gesù va a casa sua:

“Gesù non esclude nessuno dalla propria amicizia. Anzi, proprio mentre si trova a tavola in casa di Matteo-Levi, in risposta a chi esprimeva scandalo per il fatto che egli frequentava compagnie poco raccomandabili, pronuncia l'importante dichiarazione: ‘Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori’ (Mc 2,17). Il buon annuncio del Vangelo consiste proprio in questo: nell’offerta della grazia di Dio al peccatore!” (Udienza generale del 30 agosto 2006)

Ciò che colpisce di Matteo è la prontezza nel rispondere alla chiamata di Gesù. Il Signore dice: “Seguimi!”. Ed egli all'istante “si alzò e lo seguì":

“Ciò significava per lui l’abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciò che gli garantiva un cespite di guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Evidentemente Matteo capì che la familiarità con Gesù non gli consentiva di perseverare in attività disapprovate da Dio. Facilmente intuibile l’applicazione al presente: anche oggi non è ammissibile l’attaccamento a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il caso delle ricchezze disoneste”. (Udienza generale del 30 agosto 2006)

Matteo, il peccatore, si converte. Si affida al perdono di Dio:

“Nella figura di Matteo, dunque, i Vangeli ci propongono un vero e proprio paradosso: chi è apparentemente più lontano dalla santità può diventare persino un modello di accoglienza della misericordia di Dio e lasciarne intravedere i meravigliosi effetti nella propria esistenza”. (Udienza generale del 30 agosto 2006)

A quanti si ritengono giusti Gesù dice: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. Così è stato per Matteo, il pubblicano:

“Da pubblicano diventò immediatamente discepolo di Cristo. Da ‘ultimo’ si trovò ‘primo’, grazie alla logica di Dio, che – per nostra fortuna! – è diversa da quella del mondo. ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri – dice il Signore per bocca del profeta Isaia –, / le vostre vie non sono le mie vie’(Is 55,8)”. (Angelus del 21 settembre 2008)

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